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Vincere la sfida del Mobbing si può

Ascoli Piceno | Successo per l’incontro dibattito organizzato ieri al Palazzo dei Capitani dal Sincobas provinciale

di Coordinamento Sincobas Ascoli

Successo per l’incontro dibattito organizzato ieri al Palazzo dei Capitani di Ascoli dal Sincobas provinciale. Interventi di esperti di Pescara e Milano, consiglieri regionali, legali, sindacalisti, lavoratori vittime degli atti persecutori. Sala gremita di persone. Il Sincobas parte sabato prossimo con Punto d’ascolto.

Pronta la proposta di legge regionale presentata da Guido Castelli. Commissione del Senato sta discutendo la prima legge nazionale che regola la materia.

Vincere la sfida del Mobbing si può. Basta lottare e contrapporsi seriamente e fortemente a chi lo pratica, datori di lavoro pubblici e privati, superiori, colleghi. Chiedere aiuto a medici ed esperti del settore, e rivolgersi a legali che sappiamo far valere le norme attuali sulla discriminazione e le violenze psicologiche ( a cominciare dall’art. 2087 del Codice civile), E poi ancora far crescere l’attenzione dell’opinione pubblica sul grande problema che esso rappresenta, favorendo la diffusione di un clima che porti all’approvazione di leggi regionali e nazionali sulla materia.

Tutto ciò è emerso dal seguitissimo e molto ricco di informazioni, contenuti e suggerimenti, incontro-dibattitto che il Sincobas provinciale di Ascoli ha tenuto sabato pomeriggio, 26 febbraio presso il Palazzo del Capitani. Presenti il coordinatore del sindacato Andrea Quaglietti, il responsabile dello Sportello mobbing dell’ASL di Pescara Emidio Di Ninni, il consigliere regionale delle Marche Guido Castelli, l’avvocato Paola Vecchioni e il funzionario del Comune di Milano Antonio Barbato (vittima di un incredibile caso di mobbing, risoltosi con due cause entrambe vinte in tribunale).

Di Ninni ha parlato della struttura pescarese, attiva da tre anni (già 700 casi esaminati) e grazie alla quale l’Abruzzo è arrivato ad approvare la sua legge regionale sul settore (che per il momento può prevedere solo l’avvio di Centri di ascolto e supporto), sottolineando come “le molestie e le persecuzioni psicologiche che vanno dall’emarginazione fino al licenziamento, devono essere motivate, frequenti e di lunga durata per esser riconosciute come tali. Noi – ha spiegato – operiamo sia sul contesto lavorativo in cui la vittima opera sia sull’individuo, cercando anche di farlo resistere da un punto di vista psicologico e di evitare che i disagi  derivanti dal mobbing diventino malattie croniche.”

Dal canto suo il consigliere Guido Castelli, ha ricordato invece come una commissione del Senato stia finalmente discutendo, con largo consenso una legge nazionale che raccolga tutte i disegni finora presentati e rimasti lettera morta. “Nel frattempo – ha spiegato poi Casteli - io ho già redatto e avanzato una proposta di normativa per la regione Marche, che facendo tesoro delle altre esperienze, preveda l’istituzione di un Centro di riferimento presso l’ASUR, di centri di ascolto territoriali e di un Comitato tecnico che valuti i casi e le soluzioni da adottare”.

Dopo la relazione dell’avvocato Paola Vecchioni, che ha ricordato come siano comunque diverse le norme civilistiche e di altra natura tuttora in vigore, e che possono essere fatte valere nei ricorsi e nelle richieste di risarcimento per danni biologici e patrimoniali,  il convegno ha visto l’intervento di numerosi lavoratori vittime in questi anni di vere e proprie persecuzioni e violenze sul posto di lavoro.

Tra questi il funzionario di polizia municipale di Milano Antonio Barbato, licenziato in passato dal Comune subito dopo aver criticato sulla stampa il progetto di militarizzaione del Corpo dei vigili da parte del sindaco Albertini. Barbato, dopo aver vinto la prima causa ed esser stato reintegrato in ufficio dal giudice, ha dovuto subire 8 otto anni di mobbing sempre crescente, fino al mese di gennaio scorso, anno 2005, momento in cui ha ottenuto giustizia vincendo la sua causa anche per tale trattamento.

Dopo di lui, ha illustrato il suo caso anche Maria Uva, dipendente della Manuli, che da quando, negli anni Novanta, dopo 27 anni di lavoro negli uffici dello stabilimento si è iscritta al Sincobas, ha subito in azienda un continuo demansionamento oltre che una continua pressione ed emarginazione dal processo produttivo, che le hanno provocato disagi e danni sempre maggiori e ingiustificabili.

Da segnalare infine che il sindacato di bae, aprirà già da sabato prossimo 5 marzo un proprio Punto d’ascolto sul Mobbing nella sede di via Angelini 21 (orario dalle 10,30 alle 12). Per informazioni : tel. 349-4103507 ; 0736256243.                                                                                 

27/02/2005





        
  



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