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Ve la dò io la riqualificazione !

| Luigi Iobbi, 35 anni in commercio e senza peli sulla lingua

di Carmine Rozzi

“ Scriva tutto quello che dico riportando fedelmente espressioni e titoli. Me ne assumo la completa responsabilità.  Tanto quello che ho da dire è sacrosanto e sotto gli occhi di tutti “.

Dobbiamo ammetterlo,  non  capita spesso, a noi cronisti,  trovare persone disposte a rilasciare interviste con tali dichiarazione di intenti.

Il sig. Luigi Iobbi  titolare , per 35 anni di fila, del “Petit Bazar”, è uno degli intervistati nel giro di opinioni tra gli esercenti di Viale Secondo Moretti qui  pubblicato. Il fatto è che, già dalla  prima domanda, al sig. Iobbi è  saltato il tappo e, come da una bottiglia di buon spumante, sono sgorgate dichiarazioni a raffiche. Riqualificazione, mercato, ambulanti, assessori, ex-sindaci, insomma : mettersi in fila che ce n’è per tutti.
Sembrava riduttivo e sprecato inglobare il tutto nel mucchio. Così, non ce ne vogliano gli altri suoi colleghi, gli abbiamo riservato uno spazio a parte.
 
L’inizio è “soft” : “ Penso che ce la faranno a terminare i lavori. Mi sembrano già a buon punto.
Il tratto di via Montebello, già ultimato, sembra funzionale quindi speriamo che lo sia anche qui”.
Soft, ma non per molto : “ Sono già da due anni che se ne parlava con  Lorenzetti. Il degrado del centro, della perla di San Benedetto era insostenibile. Uno scandalo. Anni addietro i drogati. Ogni mattina i netturbini raccoglievano sacchi di siringhe dalla pineta antistante. Poi le buche, la cattiva illuminazione e tutto quanto.”
 
“Aumento dei clienti ? Ma quale aumento ? L’afflusso dei clienti è stato rovinato da anni. Questa riqualificazione non porterà proprio niente. Prima c’erano turisti, tanti . Stranieri. Tedeschi per esempio. “Razza” ormai estinta. Gli stranieri sono curiosi, hanno voglia  di souvenir; ninnoli, abiti, 
piccola chincaglieria e perché no anche qualche pezzo pregiato. Ora un po’ per l’euro,  un po’ per il caro vita, per i prezzi proibitivi degli alberghi, degli appartamenti per uso estivo. Poi  questi … vù cumprà …che vendono di tutto e di niente. Molti, troppi,  spesso petulanti ed invadenti, sempre pronti a rifilarti il cd o l’orologio contraffatto.”
 
Ed ora arriviamo al top : “ Ma il disastro più grosso, per noi con il commercio fisso, lo procura  quella miriade di mercati e mercatini. In una città di sessantamila abitanti ci sono due mercati a settimana. Roba da non credersi. Mercatini estivi, invernali, festivi, di Natale, di Carnevale, di Pasqua, di Ferragosto. E giù a farci concorrenza. Mi sono fatto i conti e ognuno può controllarseli come crede. Su 365 giorni all’anno 240 sono di mercato. Non pagano l’affitto salato che paghiamo noi, non hanno spese di illuminazione , non hanno spese di nettezza urbana,  i più non rilasciano neanche la ricevuta. Andiamo ; chi è che esige lo scontrino fiscale da una bancarella? Lo studente o la studentessa  che si compra un paio di jeans ? La massaia che compra una pentola ? La vecchietta in  pensione  che acquista un quadretto ricordo per i nipoti? “.
 
“ Noi invece siamo tenuti a rilasciare tanto di scontrino anche per vendite del valore di centesimi. Alla fine il costo del rullino non supera il ricavo. Le nuove generazioni di esercenti non ce la fanno. La media è di due anni. Poi sono costretti a chiudere. Controllare , prego ! Quel  “buontempone” del Perazzoli ora , dal pulpito della Provincia , dice che bisogna  salvare “la bottega” ! Cavoli ! Ma se fu proprio lui, a suo tempo, a dargli l’Olio Santo elargendo a piene mani concessioni edilizie a non so quanti mega-centri commerciali sparsi intorno alla cintura cittadina?! E la nuova Amministrazione ve la raccomando! Ha l’hobby delle feste. Ogni tanto ne scappa una nuova. Ora mi sembra che sotto Natale ne sia nata un’altra. Festa di Santa Lucia, di San Antonio, della Primavera e via discorrendo.”
 
“ E ne ho anche  per quei colleghi che, e non sono pochi, possiedono due o tre negozi al centro. Tutti con lo stesso trend : boutique. Ma la gente, quella media, che lotta per arrivare alla fine del mese, non può sempre permettersi la boutique. E così aspetta, a buon diritto, il giorno di mercato. Ma, dico io, con tre negozi, perché non diversificare? Uno di lusso, uno medio, uno a buon mercato! Dopotutto non siamo in Versilia o sulla Costa Smeralda. Questa città ha radici popolari!
 
 La maggior parte degli ambulanti vengono da fuori Provincia ; Teramo, Macerata, Ancona.  Vengono a San Benedetto, incassano, ma poi non reinvestono da noi nell’acquisto di merce o prodotti finiti per cui tolgono ricchezza alla città. Il denaro non rientra nel circolo commerciale cittadino. Quindi cari colleghi  leviamoci un tantino la  puzza sotto il naso e con una diversificazione dei prodotti riappropriamoci di una fetta di quel mercato che abbiamo erroneamente snobbato. Poi si deve trovare, e qui chiudo, una soluzione per il prezzo degli affitti di locali ad uso commerciale perché stanno sfuggendo ad ogni logica di mercato”.                                                  
 

03/02/2005





        
  



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