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Malattia da Gioco, a "letto" 700 mila italiani

| E’ ormai ritenuta una malattia seria, che colpisce tutti i ceti sociali: E’ la ludopatia, ovvero la malattia del gioco.

Ed i "ludopatici", affermano gli esperti, sono in crescita: si stima siano 35 milioni gli italiani che scommettono regolarmente e 700.000 quelli che manifestano problemi di dipendenza. Le donne fanno la parte del leone: rappresentano, infatti, oltre il 50% dei malati di gioco. Una patologia che può anche portare a conseguenze estreme, come quella di rischiare la vita.

Numerosi sono infatti i casi accertati o presunti di suicidio per debiti legati al gioco, come quello più recente della donna toscana che si è tolta la vita dopo aver dilapidato i risparmi di famiglia, secondo alcuni, sul numero 53 ritardatario al Lotto.

E che l’Italia sia un paese di malati di gioco lo conferma anche l’ultimo rapporto dell’Unipol che fotografa le emergenze in materia di sicurezza. Una malattia, il gioco, che costa 271 euro pro capite, spinge a fare debiti e perfino a ricorrere agli usurai. Gioca d’azzardo, in base alle stime del rapporto, il 56% degli appartenenti agli strati sociali medio bassi, il 47% di quelli più poveri e il 66% dei disoccupati.

L’Italia, dunque, si conferma il Paese europeo che spende di più per scommesse e lotterie in rapporto al reddito pro capite. Il peso è appunto di 271 euro, contro la media di Spagna e Gran Bretagna che è rispettivamente di 230 e 151 euro. Il giro d’affari annuo è di circa 1.750 milioni di euro e ha fatto registrare un aumento negli ultimi due anni del 25,56%. Per il Lotto si è arrivati addirittura al 62,65%.

Secondo l’Unipol, il 31% della popolazione ha avuto occasione di giocare, mentre il 15% gioca regolarmente: vale a dire che un italiano su sei è giocatore. E se una volta il gioco era svago e divertimento, oggi, secondo il rapporto, è diventato il modo per incanalare frustrazioni sociali e tentare di ottenere con il minimo sforzo un reddito elevato.

Da qui l’atteggiamento compulsivo nei confronti del rischio e il pericolo, si sottolinea, “di cadere in forme di dipendenza da gioco tanto gravi da sfociare nella patologia”. Per questo, secondo gli esperti, la risposta a questa emergenza non può essere “solo legale, ma deve essere anche clinica”. Un aiuto in questo senso può venire dai Servizi pubblici per le tossicodipendenze che operano sul territorio e sono abituati ad un lavoro integrato sulle dipendenze patologiche.

 (fonte ANSA)

06/02/2005





        
  



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