Tsunami: Si tira un sospiro di sollievo ma...
San Benedetto del Tronto | "Solo" un migliaio di morti in una piccola isola sotto vento a poca distanza dalla costa di Sumatra. Così va il mondo.
di Renato Novelli
Viviamo in uno strano mondo informativo. Tutti tirano un sospiro di solievo perchè il maremoto di Lunedì non ha prodotto onde devastanti. Per fortuna solo un migliaio di morti in una piccola isola sotto vento a poca distanza dalla costa di Sumatra. Così va il mondo. L'isola si chiama Nias. E' bellissima e misteriosa. Lunga 100 kM., Larga 50 kM., è abitata da 500.000 persone etnicamente diversi dagli abitanti di Sumatra. Sono di derivazione protomalese e deuteromalese. Parlano una lingua diversa dall'indonesiano attuale, sono rimasti singolari rispetto alla patria indonesiana. Le strade sono poche e male in arnese. l'economia era costituita da agricoltura di sopravvivenza e l'unica industria è stata fino a pochi anni fa l'allevamento dei maiali. Fino al 1935, i guerrieri dell'isola erano cacciatori di teste e i loro culti prevedevano rari sacrifici umani.
Al ZSud si trovano misteriosi monumenti megalitici e le forme delle long house anticipano geograficamente i tetti di alcune isole della Melanesia. La civiltà che ha prodotto questi rilevanti opere architettoniche è stata dimenticata o meglio cancellata. Non è scomparsa perchè gran parte delle abitudini quotidiane dell'isola oggi, sono in continuità con la cultura di quel mondo. Dagli anni settanta, un turismo con pretese di autenticità e esplorazione, ha portato reddito e molte famiglie di capi, mandano i prorpi figli alle scuole tecniche a Sumatra.
Nel 1963, Kennedy, di fronte al muro di Berlino pronunciò uno dei suoi discorsi più belli e forti. Con tutta la forza della sua voce, perchè il messaggio arrivvasse al di là del muro, senza alcuna fobia aggressiva nei confronti del freddo nemico dell'Est gridò "Ich bin eia Berliner" Sono anch'io un berlinese, cioè una vittima inerme dell'ingiustizia sociale, umana di quei mattoni terribili. il mondo si commosse, giustamente. Alla sera fdi quello stesso giorno, l'Ambasciatore olandese in Germania, durante la cena ufficiale organizzata da Borgomastro Willy Brandt, disse a Kennedy "Noi vorremmo, Signor Presidente, che l'America usasse la forza della sua voce morale anche per il caso dei popoli della Papuasia a cui noi abbiamo reso l'indipendenza dopo secoli di dominio coloniale e che, inermi, sonio schiacciati sotto il tallone di ferro dell'invasione indonesiana"
Kennedy rispose con un sorriso "Caro amico il peso della sofferenza di milioni di tedeschi, che vivono al centro dello scontro della storia, non è paragonabile a quello di poche migliaia di selvaggi che vivono ai margini della storia. In quaranta anni, non è cambiato nulla. Kennedy ha di nuovo ragione.
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29/03/2005
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