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Tra i volontari della Protezione Civile…

| ROMA - Reportage fotografico del grosso lavoro dei volontari nei giorni dell’addio al Papa. La giornata tipica, la vita nel campo, i commenti. Tra gli altri era presente anche il Gruppo dei Volontari di Monteprandone.

di Paride Travaglini

Le squadre Marche 6 e Marche 12

 
“Abbiamo dato una grande prova di efficienza. Si dimostra ancora una volta che quando gli italiani credono in qualcosa, la fanno molto bene” Queste le parole del Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi all’indomani del grande evento che ha messo alla prova la Capitale.
 
Un lavoro di squadra abilmente coordinato dal Dott. Guido Bertolaso. Ma come per la riuscita di un bel film, non basta solo un bravo regista. Ci vogliono anche dei bravi attori. E la parte da leoni  in questo evento, senza precedenti lo hanno fatto le migliaia di volontari giunti da ogni parte d’Italia.
 
A dare il doveroso e sincero tributo a Giovanni Paolo II, c’erano anche i volontari della Protezione Civile delle Marche, impegnati nell’organizzazione degli aspetti logistici e di assistenza alle centinaia di migliaia pellegrini giunti da ogni angolo del mondo per dare l’ultimo saluto al Sommo Pontefice.
 
C’erano anche i ragazzi di Marco Tomassini, in particolare i gruppi FEDERVOL (aderente FEDERPROCIV) di Monteprandone e Monsampolo del Tronto, che hanno partecipato con orgoglio, impegno e dedizione a questo grande evento, ricevendo in più occasioni i complimenti dei corpi armati ma anche e soprattutto dei pellegrini e dei cittadini romani, per l’entusiasmo nell’espletamento dei propri compiti con orari lunghissimi e faticosi, ma con quell’orgoglio di far parte di quella società che si impegna quotidianamente per vivere in modo solidale e generoso.
 
La risposta del sistema marchigiano di protezione civile è stato anche questa volta efficace e rapido, grazie al rapporto di collaborazione con le organizzazioni, e alla professionalità mostrata dagli operatori che si sottopongono costantemente ad  aggiornamento e anche in tempo di non emergenza.
 
Grosso il lavoro di Mauro Perugini, e degli altri  funzionari della Regione Marche con il compito di coordinare le varie squadre marchigiane, estenuanti i turni degli oltre duecento volontari marchigiani che hanno risposto immediatamente all’appello del Dipartimento nazionale che si sono ritrovati tutti insieme a  Castelnuovo di Porto, dove si trova il centro di prima raccolta di risorse umani e materiali organizzato dal Dipartimento nazionale: fino a 10 ore e più sotto il sole del giorno o il freddo della notte, dislocati nei punti nevralgici della Città.
 
Antonio ci dice: “non sapevamo quando dover partire: stavamo sempre in allerta. Per noi la sveglia è stata quasi sempre alle 5; dopo il briefing, in cui venivano date le disposizioni tecniche, si partiva alla volta delle zone di destinazione, arrangiandosi anche con i mezzi pubblici. Una volta lì iniziava l’assistenza vera e propria consistente soprattutto nella distribuzione dell’acqua ai pellegrini e funzione di supporto ai vari corpi armati…”
 
“Mi ha colpito molto la stoicità dei pellegrini, incuranti della fame, della sete, del caldo, immobili ed in fila felici dietro le transenne”. Questo il commento di Rino. “Ed i bambini, tanti, in coda che sopportano l’attesa come se alla fine ci fosse un premio speciale, un qualcosa a cui non possono rinunciare. Queste persone non contestano, non si lamentano. A loro basta una semplice parola di conforto, un gesto ed ecco li carichi come non mai ripartire verso la meta…”
 
“È un onore, e motivo di orgoglio essere qui dice Claudio Tassotti responsabile tecnico del Gruppo FEDERVOL di Monteprandone. Lo stesso orgoglio che ebbi nel lontano 1983 ai primi di marzo.
A quel tempo ero un giovane ufficiale degli alpini e comandavo la compagnia esploratori del battaglione alpini l'Aquila. Una mattina e per i successivi 7 giorni ricevetti l'ordine di recarmi con 15 alpini in una località chiamata "campi di monte Cristo " a circa 40 km da l'Aquila, a metà strada fra Assergi e Campo Imperatore. E' un posto bellissimo ed isolato e c'era tantissima neve. Ci venne ordinato di battere la neve con gli sci,di pressarla molto bene come se avessimo dovuto poi sciarci sopra ma non ci fu data nessuna spiegazione del perchè di tale lavoro che ti assicuro fu faticosissimo.
Solo dopo essermi congedato ho saputo che ci andò a sciare il papa alcuni giorni dopo. Era la prima volta che il papa andava a sciare la cosa fu tenuta riservata.”
 
Una curiosità capitata in questi giorni: nel corso di uno dei tanti collegamenti televisivi fatti, ce n’è uno in particolare che annunciava il ritrovamento di uno zainetto sospetto, prontamente aperto ed ispezionato dagli artificieri. Fortunatamente era un falso allarme. Era lo zainetto di un volontario che ligio nel servizio e vinto dalla stanchezza sopraggiunta ed inevitabile lo aveva completamente dimenticato…
 
Sono queste le esperienze che ti arricchiscono come persona.
Il servizio verso gli altri: anche questo è in fondo è un modo per dire grazie e salutare per sempre Giovanni Paolo II, un Papa che ha fatto la storia…

12/04/2005





        
  



5+3=
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Lo zainetto sospetto
La stanchezza
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