Tutta un’altra musica all’auditorium di San Benedetto, senza il “Quartetto della Scala”, sostituito da altri musicisti dell’orchestra e con Mozart in luogo di Verdi: il Quintetto per clarinetto e archi in la maggiore, K581 (composto nel 1789) nella prima parte e, nella seconda, il giovanile Quartetto per archi n. 13 in re minore, K 173 (composto nel 1773, a 17 anni), accanto al preannunciato Quartetto in si bemolle maggiore op. 34 (J. 182) per clarinetto e quartetto d’archi di Carl Maria von Weber.

 

Il forfait della formazione ufficiale sembra fosse dovuto a un ricovero in ospedale di Francesco Manara, primo violino e dell’orchestra e del quartetto. C’era invece, ed è stato applauditissimo, il clarinettista Fabrizio Meloni, prima parte dell’orchestra scaligera come il violoncellista Sandro Laffranchini. Primo violino è stato invece Andrea Pecolo, secondo Fulvio Liviabella. Alla viola Duccio Beluffi (che è invece uno dei violini secondi alla Scala).

 

Concerto di grande intensità, sia per il bel suono della formazione, sia per il programma scelto: si può dire, se si fa eccezione per il Quintetto iniziale, “con musiche di raro ascolto”. Bellissimi per esempio gli ultimi movimenti delle composizioni di Mozart (l’“Allegretto con variazioni” del Quintetto, l’ “Allegro” fugato del Quartetto). Trascinante il Quintetto di Weber, nel quale Meloni ha davvero potuto fare sfoggio di una grandissima tecnica. Non a caso per il bis è stato scelto proprio il terzo movimento (“Menuetto: Capriccio presto”) di questa composizione: applausi interminabili. E poco male se l’auditorium era lungi dal tutto esaurito.