Le Fiamme Gialle del Comando Tenenza di Fermo (AP) hanno scoperto una maxi-truffa ai danni dell’I.N.P.S., consistente in circa 500.000 euro di contributi previdenziali non versati nelle casse dell’Istituto. Il meccanismo della truffa, semplice nella sua ideazione, è in realtà alquanto complesso e si fonda sulle agevolazioni contributive previste per la messa in mobilità dei lavoratori.

 

La truffa si è concretizzata tra due società dell’entroterra fermano, impegnate nel settore calzaturiero. L’istituto della mobilità è stato introdotto nella legislazione italiana per salvaguardare i posti di lavoro a rischio, spostandoli dalle situazioni in cui vi è una minore offerta di lavoro a quelle in cui è maggiore, prevedendo delle agevolazioni per incentivare le imprese ad assumere personale dalle liste di mobilità.

 

In sintesi, una di queste due società è ricorsa alla mobilità per alcune decine di lavoratori dipendenti, manifestando una situazione di crisi economica per la quale si rendeva necessario liquidare l’azienda. L’altra società, assumendo lavoratori in mobilità, ha fruito di agevolazioni contributive che, considerata la quantità dei dipendenti coinvolti, ammontano ad oltre 250.000 euro, mentre l’agevolazione spettante all’altra è stata quella di evitare il pagamento di una cifra pressoché simile.

 

Fin qui sarebbe stato tutto regolare se l’operazione fosse avvenuta tra due società perfettamente distinte. Tale operazione, infatti, è espressamente vietata tra aziende per le quali vi sia un assetto proprietario essenzialmente identico. Il divieto è stato appositamente previsto per evitare situazioni elusive. L’attività fraudolenta è consistita proprio nel simulare una situazione di difficoltà economica e nel far apparire le proprietà delle due aziende come fossero perfettamente distinte fra loro.

 

Le indagini delle Fiamme Gialle, coordinate dal dott. Raffaele IANNELLA, sono proseguite per circa un anno ed hanno permesso di accertare gli esatti assetti proprietari: sono state interrogate decine di persone, dipendenti, fornitori e clienti. Infine, è stato calcolato il danno subito dall’I.N.P.S..

 

Anche questo concretizza un sistema illecito di riduzione dei costi relativi ad una azienda che permette in ultima analisi di svolgere una concorrenza sleale nei confronti degli altri imprenditori operanti sul mercato.

 

Le persone denunciate sono state 4 ed il reato è di truffa aggravata. Le stesse sono peraltro già state rinviate a giudizio e rischiano da uno a cinque anni di reclusione ed una multa da 300 a 1.500 euro, oltre al recupero dei contributi illecitamente non corrisposti.