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Con una lettura di Dostoevskij si è chiuso ieri sera il "Teatro della Parola"

Grottammare | Emma Dante ha chiuso la prima edizione della particolare rassegna che si è tenuta tra Grottammare e Ripatransone e ha visto rappresentati momenti di grande teatro.

di Andrea Castelli

In dubbio fino all’ultimo istante.
Si è infatti discusso parecchio se fare andare in scena o no lo spettacolo di Emma Dante, in osservanza ai tre giorni di lutto nazionale per la scomparsa del Pontefice Giovanni Paolo II, lutto che esauriva proprio ieri.
Ma alla fine si è andati in scena.

Si è deciso così perché, come ha spiegato l’assessore alla cultura del comune di Grotammare Enrico Piergallini introducendo lo spettacolo, oltre ad una serie di difficoltà organizzative, rispettare questa perdita non significa non poter omaggiare il Papa, sicuramente in un modo più discreto di quello usato dalla tv in questi giorni, ovvero con l'arte.

Il voyeurismo e il chiacchiericcio fine a se stesso hanno intaccato i nostri cervelli facendo apparire normale il feroce accanimento mediatico di queste ultime ore verso un’evento di questa portata.

Un omaggio ad una figura fondamentale come quella di Papa Woitila con uno spettacolo che pone le basi su un lavoro di Dostoevskij, sarebbe sicuramente stato apprezzato dal momento che proprio il Papa era un appassionato studioso di letteratura slava, in secondo luogo perché apprezzava e stimava gli artisti, ai quali ha anche scritto una meravigliosa lettera nel ’99, sostenendo che “in ogni artista c’è un pizzico di divinità, poiché essi sono capaci di creare…”.

Dunque sicuramente sarebbe stato un augurio quello che avrebbe fatto ad Emma Dante prima dello spettacolo.

Ne “I fratelli Karamazof”, Emma Dante ha letto e commentato il romanzo di Fedor Doastoevskij, probabilmente,secondo la Dante, “uno dei più grandio capolavori della letteratura mondiale”.

In questo romanzo, che non è propriamente un romanzo, dal momento che si tratta di racconti che uscivano periodicamente su una rivista, si narrano le vicende della famiglia Karamazov, un padre, tre figli legittimi e uno illegittimo che alla fine ucciderà il padre.

Dunque racchiuso nel libro c’è un parricidio, tema caro a Dostoevskij, ma si trovano anche tre tematiche tanto complesse quanto interessanti, esattamente quela della famiglia, analizzata attraverso il rapporto del padre con i propri figli e degli stessi figli tra di loro, il tema della religione, affrontato con lo splendido passo sul Grande Inquisitore, e il tema della giustizia, intesa come risolutrice, affrontata nel processo nel quale si scoprirà chi ha ucciso Karamazov padre.

Emma Dante ha voluto affrontare il tema della religione, affrontato da Dostoevsky magistralmente, attraverso il passaggio del Grande Inquisitore, probabilmente alcune tra le pagine più intense “della letteratura di tutti i tempi”.

Nel grande inquisitore lo scrittore,da cristiano ortodosso, muove una forte critica alla chiesa cattolica, immaginando che Gesù torni durante il quindicesimo secolo nella Spagna della Grande Inquisizione, e dopo essere stato catturato subisca un lungo discorso da parte del cardinale inquisitore, discorso al quale Gesù non risponderà con le parole, ma con il silenzio e con un bacio, dunque senza dubbio in maniera più loquace.

In questo passo si parla del fatto che Gesù sia tornato a mettere "i bastoni tra le ruote" alla Chiesa, che stava procedendo non senza molte difficoltà, e che non aveva bisogno in quel momento del ritorno del Messia; si paarla anche di come la libertà di scelta all’interno della religione cattolica sia una grande illusione.
Si può pensare di potere scegliere se essere caritatevoli ad esempio oppure no, ma la scelta sarà in ogni caso imposta da nozioni di carità pregresse e obblighi morali ai quali si deve adempiere più per illudersi di aver realizzato un opera giusta che per la reale volontà di compierla.

Spettacolo dunque di notevole intensità e che, all’interno del programma di Scena Picena, ha chiuso il cartellone della prima edizione del “Teatro della Parola”.

Presenti per l’occasione il sindaco di Grottammare Luigi Merli, l’assessore alla cultura Enrico Piergallini; per la provincia Massimo Rossi,presidente e Olimpia Gobbi, assessore provinciale alla cultura.

Lo stesso Enrico Piergallini fa una valutazione di questa stagione considerandola un percorso importante per i comuni di Grottammre e di Ripatransone.
Importante e soprattutto innovativo.

Soddisfazione che riguarda anche l’assessore Gobbi, l’assessore Bruni, e l’Amat.

Per quanto riguarda più strettamente Grottammare, l'assessore si dichiara profondamente soddisfatto e orgoglioso di aver portato avanti questa iniziativa sicuramente particolare e innovativa per la sua caratteristica di essere teatro della parola, dunque di privilegiare un contatto particolare con il pubblico rispetto al teatro convenzionale, capace di portare sul palco spettacoli differenti e di vari generi, sicuramente tutti di alto livello, toccando alle volte picchi notevoli.
Anche la cornice di quel gioiellino che è il Teatro dell'Arancio ha contribuito molto a rendere suggestivi gli spettacoli.

Dunque, visto anche il discreto successo di pubblico durante gli spettacoli che si sono succeduti lungo questi tre mesi, sicuramente ci sono le basi e le premesse perché ci sia una seconda edizione il prossimo anno del Teatro della Parola, rassegna che anzi, sempre secondo l’assessore Piergallini, diverrà un importante punto di snodo del del cartellone culturale di Grottammare.

Appuntamento fondamentale nel panorama della cultura che si va ad innestare centralmente assieme ad altre rassegne che sono ormai una certezza come “Harbì” o la letteraria “Scintille”, che prenderà il via questo venerdì al Kursaal.

06/04/2005





        
  



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