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Zucchero: battaglia sulla riforma. Commento di Sauro Bononi.

| Diventa sempre più complessa la riforma dello zucchero, al centro del dibattito europeo. I bieticoltori sono pronti a difendere un settore che in Italia interessa 52.000 lavoratori.

di Maria Teresa Antonelli

 
La riforma dell' Organizzazione comune di mercato dello  zucchero (OCM) è argomento di attualità presso la comunità europea, con riflessi che incideranno su tutta la filiera bieticola. Il documento prevede tagli dei prezzi non compensati dall’integrazione del reddito, quote produttive trasferibili tra Stati, apertura senza limiti delle frontiere. La bieticoltura italiana, che conserva tuttora in alcune aree del paese un rilievo strategico sul piano economico ed agronomico, potrebbe non sopravvivere.
 
La coltura della bietola infatti rappresenta un importante punto di riferimento nell'agricoltura italiana con circa  34.777 Ha investiti ogni anno (25.528 Ha nelle Marche così suddivisi:  AP 4.700, MC 6.558, AN 8.746, PU 5.522).  Un settore che interessa complessivamente 52.000 lavoratori delle aziende agricole, 7.000 lavoratori (inclusi gli stagionali) negli stabilimenti di trasformazione, un indotto valutabile in circa 18.000 unità con un totale occupazionale di circa 77.000 unità. Il tutto per una produzione di zucchero valutata intorno a più di miliardo di euro l’anno.

Nel corso della recente sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo, i deputati hanno invitato la Commissione a garantire che le riforme PAC nel 2005 non comportino distorsioni della concorrenza tra agricoltori degli Stati membri, evitandone qualsiasi rinazionalizzazione. La riforma del regime dello zucchero, in particolare, dovrà assicurare il mantenimento della produzione di tale prodotto nell'Unione europea, attenuando tuttavia le conseguenze della riforma sui partner commerciali nei paesi in via di sviluppo.
 
Al dr. SAURO BONONI, vice presidente del Consorzio Nazionale Bieticoltori, abbiamo chiesto se questa nuova serie di considerazioni del Parlamento  abbia portato novità nell’iter procedurale della riforma. 
La presa di posizione del Parlamento è sicuramente importante, ma il suo è solo un potere di orientamento, non decisionale. Resta il documento ufficiale della Commissione del 2004, riguardante la riforma dell’OCM zucchero, i cui contenuti per l’Italia e per i Paesi meno vocati sarebbero distruttivi.
E’ infatti previsto un taglio dei prezzi di oltre il 30% in tre anni, compensato con appena un 60% di aiuti cosiddetti disaccoppiati ( cioè non abbinati al tipo di coltura che l’imprenditore decide di scegliere) e in più si darebbe la possibilità di trasferire le quote di produzione da un Paese all’altro. A questo progetto ci opponiamo in maniera decisa. Con altri 10 Stati membri, il Governo italiano ho inviato una nota alla Commissaria Fischer Boel,  chiedendo che la riforma in discussione mantenga per tutti i Paesi la possibilità di produrre zucchero in quantità adeguata, auspicando una riforma che non introduca la possibilità del trasferimento di quote tra gli Stati membri e che preveda una riduzione del prezzo istituzionale nettamente minore e più graduale di quella proposta dalla Commissione nella sua comunicazione.
Questa posizione parte dal presupposto di tutelare il prezzo bietole e  la filiera italiana con un adeguato livello produttivo non inferiore a 180- 200 mila Ha, altrimenti il rischio dello smantellamento della struttura produttiva potrebbe divenire inevitabile.
 
In quale modo state sviluppando questa azione?
Innanzitutto attraverso una rete di collegamenti a livello europeo dei vertici associativi, sindacali e industriali del comparto e con un’azione di sensibilizzazione a livello nazionale. Al nostro Governo chiediamo di fare di quella bieticolo-saccarifera una grande questione nazionale su cui sviluppare la più incisiva azione negoziale a Bruxelles. Abbiamo apprezzato le enunciazioni di principio del Ministro Alemanno ma ora queste non bastano più. Siamo in una fase in cui occorre definire con chiarezza la posizione italiana sui vari aspetti negoziali rimarcando e documentando le condizioni irrinunciabili per il nostro Paese. C’è una posizione unitaria di tutto il mondo agricolo dai contenuti chiari e sostenibili ed è su questa che si può rapidamente costruire il documento del Governo italiano.
Per salvaguardare il tessuto produttivo della filiera in Italia è necessario che la riduzione dei prezzi sia la più contenuta possibile e che tale decurtazione venga compensata con l’erogazione di aiuti il più possibile accoppiati alla produzione. Vista l’onerosità della coltura, se non si salvaguarda il reddito agricolo ed industriale non c’è nessuna possibilità per il nostro Paese di mantenere vivo e vitale questo importante comparto.
 
Ma questa riforma che cosa contiene di così deleterio per il settore bieticolo-saccarifero del nostro Paese?
La necessità di una riforma dell’OCM zucchero in termini così radicali quali quelli prospettati dalla Commissione è stata motivata dall’asserita esigenza di corrispondere alle istanze presenti nei negoziati WTO.
Questa motivazione trae origine dalle eccedenze produttive costantemente esportate dalla UE verso paesi terzi: da ciò l’esigenza politica di un significativo ridimensionamento della produzione comunitaria.
La Commissione vuole perseguire questo obiettivo agendo sulla leva del prezzo e questo corrisponde ad una chiara scelta politica che ha come finalità quella di estromettere taluni paesi a beneficio di altri. Infatti, agendo esclusivamente sulla leva dei prezzi, si adotta un esasperato principio di specializzazione che è contrario ai principi di solidarietà della UE e che ha come effetto quello di espellere dal processo produttivo un numero consistente di Paesi, e tra essi l’Italia. È chiaro che una posizione di questo tipo non può essere accettata per ragioni sociali ed economiche tanto più che l’Italia non è in alcun modo responsabile della produzione di eccedenze anzi ne ha storicamente sopportato il peso in termini di oneri rispetto ad altri paesi.
 
Qual'è l'attuale situazione della produzione nazionale? Sono stati sbloccati i pagamenti del 2004?
In data 31 marzo 2005 è stato liquidato il saldo delle bietole 2004. Si è trattato del residuo della cosiddetta “regionalizzazione” (2.04 €/ton a 16°) da parte di tutte le Società a cui si è aggiunta per alcune di quelle operanti nel Sud la cifra mancante (2.03 €/ton a 16°) relativa agli aiuti di adattamento.
Si è chiuso così un contenzioso che avrebbe dovuto e potuto chiudersi prima permettendoci di concentrare sforzi ed energie sui veri problemi del settore.

Le semine per la campagna 2005 si presentano in modo positivo avendo beneficiato complessivamente di buone condizioni climatiche
C’è stato a livello nazionale un investimento a bietole di circa 240.000 ettari che rappresenta un recupero consistente rispetto alla precedente campagna. E’ anche questo un segnale importante che l’Italia manda a Bruxelles dimostrando che ci sono nel nostro Paese tutte le potenzialità per mantenere saldo e vitale un settore strategico come quello bieticolo-saccarifero.
 
Che cosa ne pensa dell'alternativa di produzione di biocarburanti?
 Può essere uno sbocco interessante anche per la produzione bieticola ma c’è da risolvere prioritariamente il nodo della remuneratività della produzione agricola. Al di là di ogni enunciazione è chiaro che nessuno sarà in grado di produrre bietole per bio-etanolo se esse non troveranno prezzi attraenti per i produttori.

09/04/2005





        
  



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