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Unione europea - Tempo di lavoro: tetto massimo di 48 ore a settimana

| Ecco come cambia il lavoro.

di Maria Teresa Antonelli

Tre anni dopo l'entrata in vigore della nuova direttiva sull'organizzazione dell'orario di lavoro, gli eurodeputati desiderano che gli Stati membri dell'Unione Europea sopprimano il diritto riconosciuto individualmente ad ogni lavoratore di rinunciare alla limitazione della durata massima settimanale di lavoro di 48 ore. Auspicano inoltre che i periodi di servizio di guardia, nella maggior parte dei casi, siano contabilizzati come periodo di lavoro.

Sono questi i principali aspetti della proposta di direttiva sull'organizzazione dell'orario di lavoro della relazione dello spagnolo Alejandro Cerjas (PSE) passata  in prima lettura della procedura di codecisione all’Assemblea Plenaria in corso di svolgimento a Strasburgo, con 345 voti favorevoli, 264 contrari e 43 astensioni.

La clausola Opt Out
Nel 1993, il Regno Unito aveva ottenuto l'introduzione di una clausola di opt out che permette agli Stati membri di non rispettare, a certe condizioni, la limitazione legale di 48 ore lavorative settimanali. I dipendenti, così, dovevano decidere in anticipo se desideravano beneficiarne o meno. I primi non dovevano essere penalizzati, i secondi dovevano essere registrati. Nonostante avesse portata generale, tale clausola è stata utilizzata soprattutto nel Regno Unito.
Tuttavia, sono emerse una serie di preoccupazioni riguardo ai rischi potenziali legati all'abuso nel ricorso a tale clausola.  In molti, infatti, credono che un lavoratore in procinto di firmare un contratto non sia in grado di godere appieno della libertà di scelta.

L'assenza di una definizione del periodo di servizio di guardia  pone problemi ancora maggiori. Questo punto, d'altra parte è stato oggetto di diverse sentenze della Corte di Giustizia con le quali i giudici hanno considerato che il periodo di guardia doveva essere incluso nell'orario di lavoro. La maggior parte degli Stati membri ha quindi dovuto adattare la propria legislazione per conformarsi a questa giurisprudenza che riguarda, in particolar modo, il settore della sanità.

La relazione Cercas
Prendendo nuovamente in contropiede la Commissione, i deputati chiedono che l'intero periodo di servizi di guardia, «incluso il periodo inattivo», sia considerato come orario di lavoro. A tale riguardo, tuttavia, è concesso agli Stati membri di calcolare «in modo specifico» i periodi inattivi del servizio di guardia, per rispettare la durata massima settimanale di lavoro. La relazione, peraltro, definisce più rigorosamente le nozioni di servizio di guardia e di periodo inattivo del servizio di guardia.

Con un altro emendamento, i deputati reclamano che l'orario di lavoro sia organizzato in modo tale da permettere ai lavoratori che lo auspicano di seguire una formazione lungo tutto l'arco della vita. Inoltre, difendono l'obiettivo teso a garantire un migliore equilibrio, da una parte, tra l'esigenza di conciliare la vita professionale e quella famigliare e, dall'altra, la necessità di organizzare con maggiore flessibilità l'orario di lavoro. La relazione, chiarisce poi la situazione dei lavoratori legati a più di un contratto prevedendo che l'orario di lavoro di una persona debba essere calcolato come la somma dei periodi lavorativi prestati a titolo di ogni contratto.

I commenti
Mentre la votazione del Parlamento raccoglie l’approvzione  della Confederazione europea dei sindacati (Etuc) rappresentante oltre 60 milioni di lavoratori in tutta Europa, di parere opposta l’Unice, la la confindustria europea che riunisce oltre venti milioni di imprese in 32 paesi, che ha bocciato il rapporto del deputato spagnolo Alejandro Cercas perché “ costituisce un ''pericolo'' per gli ''obiettivi, fissati dalla strategia di Lisbona in materia di crescita e occupazione''. . ''La flessibilita' nel tempo di lavoro - ha detto il segretario generale dell’Unice Philippe de Buck - e' essenziale per la competitivita' delle industrie, ma anche per l'interesse dei lavoratori. La Commissione europea e il Consiglio non dovrebbero sottovalutare le conseguenze di tali restrizioni della flessibilita'''

Il relatore spagnolo ha sottolineato la responsabilità che incombe sull'Unione europea di rispondere alle aspettative dei cittadini in materia sociale. La direttiva sull'orario di lavoro, ha aggiunto, è iscritta nell'Agenda sociale e deve far parte del modello sociale europeo. L’europarlamentare ha quindi invitato il Consiglio e  la Commissione a dare seguito alla speranza espressa dai deputati ed ha concluso auspicando un dialogo costruttivo tra le istituzioni su tale materia.

13/05/2005





        
  



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