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Intervista a Barbara Di Cretico, in occasione della mostra fotografica "Welcome to Paradise"

Ascoli Piceno | Inaugurata il 20 maggio la mostra sullo Tsunami, alla presenza del presidente della Provincia Massimo Rossi e del Vescovo di Ascoli Silvano Montevecchi.

di Stefania Mistichelli

Barbara Di Cretico


“Ho fatto migliaia di scatti, scegliere è stato difficile e non sono completamente soddisfatta, ho sempre l’impressione di tralasciare qualcosa, di fare torto al racconto.
E poi mi scuso per l’esposizione, il luogo è piccolo, le immagini ne soffrono, ma avevamo fretta, sono già passati 6 mesi”.
 
Ecco uno stralcio dell’intervento Barbara Di Cretico, durante la conferenza di inaugurazione della mostra sullo Tsunami allestita nel palazzo San Filippo in piazza Simonetti 36 e che rimarrà aperta per i prossimi quindici giorni, utile per capire con che spirito l’autrice si sia approcciata a questo lavoro.

Perché questa mostra?
Io sono una fotografa pubblicitaria, ma il reportage è la cosa che sento di più in assoluto.

Dopo lo Tsunami mi sono subito mobilitata per andare in quei territori, e l’ideale è stato per me andare con il GUS, una associazione umanitaria di Macerata, attiva sempre laddove si presentano dei bisogni.

Dopo dieci giorni dalla tragedia, loro, i volontari del GUS, erano già là, in Sry Lanka, grazie alla Fondazione della Stampa di Torino Lo Specchio dei Tempi, con ventiquattro barche da consegnare ai pescatori, per riattivare l’economia di quel paese.

L’intervento è stato calibrato sul territorio, pensato nel rispetto della cultura locale, infatti le barche sono state costruite proprio in uno stabilimento situato in quelle zone.

Lo Tsunami purtroppo in quella terra è stato il pretesto per allontanare i poveri dal mare, dalla loro vita, mentre i ricchi sono rimasti sulle coste.

Il GUS ha pensato ai pescatori come destinatari del primo intervento perché sono stati il gruppo sociale maggiormente colpito dalla tragedia, l’ottanta per cento delle vittime dello Tsunami erano pescatori che stavano lavorando; ed era quindi necessario innanzitutto restituire i mezzi di lavoro ai pescatori rimasti, ridandogli anche la spinta per ritornare in mare.

Un mare cui non si avvicinavano più, dove non pescavano più, un mare che aveva inghiottito troppi morti.

L’unica condizione che il GUS ha imposto è stato che gli aiuti fossero rivolti a tutti, senza distinzioni di sesso o di religione.

Quando sono arrivata là ho alloggiato in un appartamento insieme ai volontari del GUS, e mi sono subito sentita a casa; mi ha colpito molto quante persone si rivolgessero a noi a tutte le ore del giorno, mentre per esempio all’Unicef, situato nel nostro stesso palazzo, non si vedeva nessuno.

Ora il progetto è quello di costruire un Villaggio per bambini e donne vittime di abusi.

Grazie alla Provincia di Ascoli Piceno, e con la collaborazione attiva del GUS, è stato possibile allestire questa mostra, per diffondere e rendere pubblico questo progetto, per chiedere a tutti di contribuire per renderlo sempre più concreto.

Una domanda più intima: come nasce la foto?
Le foto nascono da una curiosità profonda e dalla consapevolezza che raccontando con le immagini si può portare aiuto, perché le persone, in Occidente, hanno bisogno di vedere.

Di vedere un “terzo mondo con il sorriso sulle labbra”, come lo chiamo io, una popolazione dignitosissima nonostante tutte le avversità che si trova ad affrontare.

Le foto sono nate da una vicinanza, dalla voglia di dare un aiuto, che loro hanno compreso, e me lo hanno dimostrato aprendomi  le porte delle loro case, dei loro templi buddisti, indù, mussulmani, mentre pregavano,  degli orfanotrofi, dei  manicomi.

Adesso la cosa importante è riuscire a portare avanti un aiuto che sia non episodico, ma continuativo nel tempo, grazie alla costruzione di questo Villaggio del Bambino, che diventi un punto di riferimento per donne e bambini maltrattati di quel territorio ferito.

21/05/2005





        
  



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Barbara Di Cretico

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