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Che fine fanno i figli dopo che una coppia decide di separarsi?

San Benedetto del Tronto | A queste e a tante altre domande risponde oggi l'associazione "Papà Separati Onlus".

di Laura Ripani

 
Che fine fanno i figli dopo che una coppia decide di separarsi? Può essere il loro destino quello di avere una "ragazza madre di ritorno" e un "padre a orologeria"? Si può continuare, e come, a mantenere la propria identità di genitori (oggi di fatto compromessa) quando si decide un divorzio come coppia?
 
A queste e a tante altre domande risponde oggi l'associazione "Papà Separati Onlus" che ha la sua sede per le regioni Marche ed Abruzzo a San Benedetto. Curioso che a dirigerla sia proprio una donna, Raffaella Ciufo, originaria marchigiana, da poco rientrata da Roma.
 
“E' importante evidenziare" dice “che la nostra associazione non favorisce, tantomeno crea divorzi e separazioni. Interviene soltanto dopo che la scelta è stata fatta.
 
E spesso non senza dolore da parte di entrambi. Due individui adulti che, per un qualunque motivo, non se la sentono più di continuare un percorso di coppia”.
 
“Ci occupiamo, invece, del fatto, apprentemente scontato ma putroppo non è così, che costoro continunano ad essere padri e madri dei loro figli, ovviamente per il bene dei i questi ultimi. Putroppo questo non sempre accade.
 
Diventano oggetto di ricatti, di uso strumentale di un genitore (quello affidatario) nei confronti dell'altro, esistono difficoltà oggettive (malattie, trasferimenti e così via) e, soprattutto, ostaggi di quegli orari stabiliti nelle sentenze di separazione da giudici, a volte insensibili ma non sempre, fortunatamente, o da chi dei due  si serve delle stesse come grimaldelli per vendicarsi o fissare regole così rigide da diventare impossibili”.
 
"Ecco, il nostro compito è aiutare tutti costoro, in maggioranza padri, ovviamente, ai quali viene impedita la libera affermazione non tanto di un diritto, anche quello, ovviamente, ma di un sentimento, di un dovere, quello alla bigenitorialità che coinvolge anche le famiglie d’origine: di fatto soprattutto i nonni del genitore non affidatario spariscono per i bambini.
 
I padri, invece, diventano esclusivamente bancomat o distributori di doni ma non possono creare legami, manifestare  gli indirizzi necessari allo sviluppo armonico dei figli sul profilo pschico e fisico”. L’associazione, nei prossimi giorni, mettrà banchetti in provincia di Ascoli per sollecitare il Parlamento a legiferare in materia di affidamento condiviso.
 
“E’ una battaglia di civilità” afferma la Ciufo, uno strumento utile anche alle madri che consente di dividere a metà i doveri nell'allevare i bambini”. Un bene, insomma, sia per le donne che hanno sopportato da sempre il peso, se non altro emotivo maggiore, sia per gli stessi padri che vogliono contribuire all'educazione, veder crescere i loro bambini non come pacchi che se ne stanno 6 giorni con un genitore e poi devono recuperare in uno soltanto il rapporto con l’altro.
 
“Sul territorio”  conclude la Ciufo “ci sono anche altri referenti a disposizione di tutti per informazioni e per chi voglia aiutarci nel lavoro: Paolo Silveri (Porto San Giorgio) 347/4871067; Mario Feroce (Ancona) 348/3035755; Saturno Carassai (Ascoli Piceno) 336/585555.
 
LA STORIA DI UN PAPA'
 
SAN BENEDETTO - “Ciao principessina, allora, com’è andata oggi la scuola? Bene? Ok, ascolta domani papà viene a prenderti e andiamo alle giostre…Come? Hai una festa di compleanno? Va bene, ascolta vorrà dire che ti ci accompagno io, così almeno parliamo un po’ in macchina”. Diventa triste lo sguardo di quest’uomo che sperava nelle sue tre ore con la sua bambina ma come si può porre la propria figlia di 8 anni davanti alla scelta di rinunciare agli amichetti? Sospira. Sarà per la prossima settimana.
Non faremo il nome di quest’uomo per rispetto ai figli. Ma nel suo atteggiamento di privilegiare l’interesse dei bambini, dolorosamente per lui che già pregustava un gelato insieme, c’è tutto il senso di una paternità limitata, che non può rimandare a dopodomani l’incontro con la sua bambina, la moglie farebbe intervenire, subito, i carabinieri.
“Da quando ci siamo separati, io e mia moglie, non è la prima volta. E la mia non è certo la situazione più drammatica che ho sentito raccontare da quando sono iscritto all’Associazione Papà separati. C’è chi deve rinunciare per settimane, mesi ad un incontro. Quando i bambini sono veramente malati o quando la mamma deve far pagare una parola di troppo, o, semplicemente le va. E allora la febbre diventa addirittura “strategica””. Storie di uomini che vorrebbero fare i padri oggi, nel 2005. Che vorrebbero veder crescere i loro figli, dar loro il bacio della buonanotte, addirittura vederli camminare per la prima volta o accompagnarli per il primo giorno di scuola.
 “Quando incontro i miei bambini la maggior parte del tempo lo trascorriamo abbracciati. Vorrei che quei minuti non finissero mai. Ma il mio compito è soprattutto quello di educarli, insegnare loro quel che giusto o sbagliato, aiutarli nelle prime situazioni importanti della vita: il maschietto ha 13 anni, ad esempio. Il momento comincia ad essere delicato…Ma come si fa in tre ore la settimana a spiegare la vita?” “Io – continua l’uomo – ho un lavoro che mi permette una certa flessibilità. Posso spostare gli appuntamenti e stare un po’ di più con loro, una serata, al cinema nei prefestivi, la pizza durante la settimana…Ecco, tutto questo non è possibile. Ho le mie “ore d’aria”. E quelle, soltanto quelle, vanno rispettate”. Questo padre ha deciso però di cambiare. E lo fa sostenendo la riforma della legge sull’affido condiviso: “Per motivi gravi non sono più il marito di mia moglie, ma i miei figli non hanno perso il padre. Ed io sto lottando per loro perché non siano “orfani di fatto””.

27/05/2005





        
  



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