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I medici di Ascoli prendono una chiara e netta posizione in riferimento al referendum

Ascoli Piceno | Il presidente nazionale dell’ordine dei medici Giuseppe del Barone: “La legge 40 ha messo in discussione l’indipendenza del giudizio del medico, primo fondamento della sua attività professionale”

di Federico Biondi

Presso la Libreria Rinascita di Ascoli Piceno il comitato referendario convoca la stampa per comunicare che i medici della città, circa cinquanta, hanno preso una chiara posizione in merito ai quesiti referendari dichiarandosi per il Si e contro l’astensionismo. Quindi i medici esortano la popolazione ad andare a votare per esprimere il proprio parere su una tematica di interesse collettivo.
 
In più il presidente della sezione locale dei medici di Ascoli Piceno Filippo Altilia in accordo con la federazione nazionale dell’ordine dei medici ribadisce che la legge n° 40 non permette di esercitare la professione con un metodo scientifico e secondo coscienza.
 
Il referendum dell’11 e 12 giugno prende in esame solo alcuni punti della legge n° 40 e in particolare si chiede la modifica della legge su 4 temi specifici: la salute della donna, l’equiparazione dei diritti del concepito a quelli della donna, la libertà di ricerca scientifica e la cosiddetta fecondazione eterologa (cioè la fecondazione realizzata grazie a un donatore o donatrice esterno alla coppia).
 
Il dottor Gianfranco Bastiani evidenzia che lo Stato deve mettere in condizione i cittadini di avvalersi della ricerca scientifica per potersi curare da tutte le malattie, ma questo è stato impedito da una legge che restringe di molto il campo d’azione degli scienziati e della ricerca scientifica in genere.
 
Infatti la legge 40 sulla regolamentazione della procreazione medicalmente assistita (Pma) vieta di utilizzare a scopo di ricerca le cellule staminali embrionali e gli operatori sanitari ritengono che la ricerca sulle tali cellule rappresenti una speranza di cura per milioni di persone colpite da malattie come il diabete, il morbo di Parkison, l’Alzheimer, la fibrosi cistica, la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica, ictus, lesioni del midollo spinale e infarto del miocardio.
 
I medici si soffermano anche sul fatto che la legge 40 obbliga alla fecondazione di un numero massimo di 3 ovociti alla volta e impedisce il congelamento degli embrioni i quali devono essere tutti impiantati.
 
Tale norma diminuisce la possibilità di successo del raggiungimento dello stato di gravidanza, obbliga la donna a sottoporsi a ripetuti cicli di stimolazione ormonale con possibili danni per la salute e con la probabilità di avere gravidanze multiple.
 
L’obbligo dell’impianto di tutti gli embrioni, anche se malati, rendono di fatto inutile la diagnosi pre-impianto e lascia alle coppie sterili a rischio due sole opzioni: o non mettere al mondo figli per paura di trasmettere gravi malattie genetiche, oppure tentare la sorte e nel caso il feto sia malato ricorrere eventualmente all’interruzione della gravidanza.
 
Per coloro che invece posso permetterselo la soluzione del problema è andare all’estero e i “viaggi della speranza” sono imposti anche alle copie la cui unica probabilità di procreazione risiede nell’utilizzo della fecondazione eterologa, esplicitamente vietata dalla legge 40.
 
La ginecologa Marina Fiori ricorda come in questi ultimi 20 anni si siano fatti molti progressi ma è preoccupata dato che l’articolo 3 della legge n°40 può invalidare la legge 194/78 (interruzione volontaria della gravidanza). La dottoressa Maria Grazia Vespani fa presente che le leggi devono essere fatte dallo Stato e non vede di buon occhio, con tutto il rispetto per la religione cattolica, l’intromissione delle gerarchie ecclesiastiche.
 
Dalle ricognizioni fatte sul territorio la dottoressa Laura Olimpi afferma che i cittadini sono consapevoli dei limiti della legge che va assolutamente modificata se non addirittura cambiata. I quesiti referendari sono complicati ma l’argomento interessa molto la gente che probabilmente andrà a votare.

31/05/2005





        
  



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