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Una notte troppo lunga per essere vera.

Ascoli Piceno | Riflessioni e patimenti per la conquista dei play off.

di Federica Poli

l'ingresso in campo delle squadre

È una notte troppo lunga per essere vera. È una notte indimenticabile. 96 minuti di speranze. 96 minuti di illusioni. Il Del duca, scenario di mille battaglie, ormai fatiscente coi suoi settori impraticabili, coi suoi gradoni invecchiati dal tempo ospita 15.000 tifosi. Sembran soffrire le gradinate ingrigite sotto il peso di 15.000 anime pulsanti. Sembra aver paura anche lui di questa sfida.

È il ricordo di un Presidente che ci regalò questa costruzione di cemento, che non può non riportare il pensiero a  Costantino e i suoi calzini rossi. Entrarci e trovarlo con il pubblico delle grandi occasioni (un tempo eravamo 35.000 ora 15.000 ci sembrano già un’enormità) mi getta un tuffo al cuore. Mi riporta alla realtà di una gara in cui il Modena ha due risultati possibili e noi uno!
E così, affronto questa serata col pathos di una neofita del calcio, col cuore a metà tra il sospiro e il sollievo. Se ce la faccio trattengo il respiro per novantasei lunghissimi minuti. Se ce la faccio chiudo gli occhi e non guardo. Ma la voglia di vederla la mia squadra, mi porta a tenerli spalancati i miei occhioni, a guardare, a scrutare, a gioire e sperare.

Segna Colacone: non un grido non un’espressione di giubilo. Guardo fissa il campo, i giocatori, la partita. Non voglio pensare alla vittoria. Non voglio pensare a nulla. Voglio vedere quello che succede, come sempre, preparandomi al peggio. Perugia è troppo vicina per dimenticarla.

E quel “Canterò per te forza Picchio alè” mi rammenta il grido, la festa e la sofferenza successiva al gol dell’Ancona. No, stasera non voglio illudermi. Il cuore è lì con gli undici eroi della serata. Il cuore spinge quel pallone. lo spinge verso la vittoria. 4 minuti di recupero. Quattro minuti di sofferenza ancora. Mi nascondo dietro le spalle di chi mi è davanti. Non voglio guardare non ce la faccio. Ma, sbircio come quando si vede un horror e la curiosità ti porta ad aprire un attimo gli occhi e poi chiuderli immediatamente per la paura.
È finita. Triplice fischio.
Finalmente un respiro a pieni polmoni. Si sente l’aria fresca della sera, l’aria fresca dei play off.  Il cuore torna al suo posto. Le speranze e le illusioni si accendono ancora. Ci proiettano in quello scenario che nemmeno osavo ipotizzare 96 minuti fa.
Ci si abbraccia. Finalmente il sorriso sui volti di chi ti guarda. Il sorriso campeggia in quei visi che sembrano basìti quasi a domandarsi se siamo noi.
La notte è lunga. La notte dell’ascolano è davvero ancora lunga.
Salgo in macchina, finalmente sono sola, e senza preavviso due lacrimosi scendono sulle guance. L’adrenalina lascia il posto al pianto. È di liberazione. Lacrime che si tingono di bianco e nero. Abbiamo conquistato i play off, abbiamo cominciato il faticoso cammino verso la vetta.
 È una lunga notte questa, è la notte dei sogni ad occhi aperti, è la notte delle speranze sopite e dei singulti trattenuti.
Passo davanti al Del Duca ormai spento delle luci della tenzone che si è consumata e guardo queste mura stanche e logore che non cedono al passare del tempo, perché anche loro vogliono godersi questa illusione, anche loro vogliono nutrire questa che utopia allo stato puro.
Lo vedo dallo specchietto e mi allontano lentamente “Buonanotte caro vecchio Stadio, giovedì accenderemo insieme i riflettori su qualcosa che ci aiuterà a continuare a sognare…ad occhi aperti come stanotte!”

12/06/2005





        
  



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