Bisognerebbe temperare i toni trionfalistici del comitato “Scienza e vita” riguardo all’esito dei referendum sulla procreazione medicalmente assistita. Che abbia vinto il “partito dell’astensione preventiva” è un fatto, le cifre parlano.

 

Che abbia vinto la vita, questo non è vero. Piuttosto ha vinto il contrario della vita, dal momento che la legge 40, così com’è, non solo mette a repentaglio la salute della donna, umiliandone nel profondo la corporeità e il desiderio-diritto di maternità, ma limita drasticamente la ricerca scientifica sulle cellule staminali e la possibilità di sviluppare cure più efficaci per gravi malattie come l’Alzheimer e il Parkinson.

 

Lo spauracchio agitato della clonazione umana non c’entra proprio niente, dal momento che la stessa legge 40 la proibisce e questo divieto non era affatto toccato dai referendum. Sentiremo presto gli effetti di questa “vittoria”  raggiunta, tra l’altro, attraverso una vergognosa campagna per l’astensione, assolutamente contro quei principi costituzionali che stanno alla base della nostra

 

Repubblica e del nostro dovere di cittadini. Sentiremo questi effetti sulla nostra pelle, nella consapevolezza di vivere in uno stato che fonda molte sue leggi su criteri confessionali piuttosto che laici, come nel caso del dogma dell’embrione-persona.