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Legambiente in tour

Ascoli Piceno | Presentato presso la Libreria Rinascita il dossier di Legambiente sul risanamento ambientale in Italia. All’ordine del giorno l’inquinamento legato alla ex discarica di Campolungo e alla Sgl Carbon.

di Stefania Mistichelli

Paolo Prezzavento, vice presidente del circolo di Legambiente di Ascoli, oggi pomeriggio (23 giugno) ha moderato il movimentato confronto, organizzato presso la Libreria Rinascita per affrontare la tematica dei ritardi nazionali e locali sul risanamento ambientale in Italia.

Stefano Ciafani, coordinatore scientifico di Legambiente, ha spiegato di essere alla terza tappa di un tour che coinvolgerà diverse città d’Itala, durante il quale verrà illustrato il dossier “La chimera delle bonifiche”, che rileva, al maggio 2005, pesanti ritardi sullo stato d’avanzamento delle bonifiche dei siti giudicati inquinati nel nostro paese. In alcuni casi neppure la primissima fase dell’intervento, consistente nella messa in sicurezza delle zone in questione, è stata portata a termine.

Il quadro nazionale viene riconfermato a livello locale, e la situazione nella provincia di Ascoli non sembra diversa; due in questo caso le questioni da risolvere urgentemente, quella della ex discarica di Campolungo e quella della contaminazione legata alla Sgl Carbon.

Sono questioni annose, entrambe alla ribalta delle cronache da oltre vent’anni: la ex-discarica di Campolungo, giudicata abusiva in seguito all’entrata in vigore del Dpr 915 del 1982, lambisce il corso del fiume Tronto per circa 400 metri ed ha una larghezza di circa 10 metri; è stato calcolato che contenga circa 350mila metri quadri di rifiuti di ogni genere, da quelli solidi urbani a quelli industriali.

Il problema più urgente riguarda la contaminazione del fiume e del terreno circostante legata al percolato, e il fatto che la discarica manchi non solo di impermeabilizzazione, ma anche di un sistema di drenaggio per la acque, che dunque continuano indisturbate la loro azione erosiva.

Il progetto ad oggi approvato dal Comune è la costruzione di un “sarcofago” che racchiuda la massa di rifiuti, ponendo fine a questa ventennale contaminazione. Legambiente ha sottolineato che vigilerà su questo intervento, sul quale molti hanno espresso dei dubbi, preferendo un trasferimento dei rifiuti in discariche a norma di legge. In particolare l’avvocato Ciabattoni ha spiegato come la sentenza della giurisprudenza della Corte di Giustizia europea indichi come soluzione della questione la dislocazione dei rifiuti, quindi sorge il dubbio che il Comune di Ascoli, a lavoro completato, non rischi di venir condannato di nuovo a pagare una cifra superiore a quella spesa.

Per quanto riguarda la Sgl Carbon la soluzione, invece, pare ancora molto lontana, dato che la querelle ruota ancora attorno al gioco delle responsabilità. L’azienda infatti si ritiene responsabile dell’inquinamento della sola zona periferica interna alla stessa, mentre rifiuta ogni imputabilità relativa alla contaminazione del terreno circostante, nonostante le periodiche rilevazioni dell’Arpam proverebbero il contrario.

Una sistema utilizzato dagli enti pubblici in alcune città per “persuadere” le aziende inquinanti ad intervenire, è stato quello di iniziare l’intervento di risanamento a danno delle aziende responsabili delle contaminazioni; eclatante il caso del gruppo Eni a Crotone costretto dalla Regione a pagare 800 miliardi di lire di risarcimento danni. Forse questo non sarà il caso di Ascoli, perché le cose, seppur lentamente, cominciano a muoversi verso la ricerca di una soluzione possibile.

Infatti uno studio dell’Agenzia regionale delle Marche lavoro (Armal) ha redatto uno studio per avviare la bonifica del sito, portando lo scorso ottobre 2004 alla firma di un protocollo d’intesa tra il Comune, la Provincia e la Regione, per arrivare ad un’ipotesi di riconversione dei posti di lavoro e di bonifica del sito.

Paolo Prezzamento ha quindi sottolineato che le soluzioni migliori si troveranno solo a fronte di una chiara volontà politica e di un dialogo costruttivo tra le parti; posizione condivisa da Ciafani, il quale ha sottolineato come le bonifiche dei siti inquinati in Italia “siano state una chimera fino ad ora, ma che non sono irrealizzabili. Negli Stati Uniti, all’approvazione nel 1980 di una buona legge in materia, sono seguiti interventi massicci ed efficaci di risanamento; in Italia la legge c’è, ora si tratta di trovare la volontà politica di applicarla”.

23/06/2005





        
  



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