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"Il decreto Moratti sull'Università di Urbino: pochi fondi e autonomia a rischio".

| URBINO - La preoccupazione dei promotori della "Lettera aperta per il futuro dell'Università di Urbino": un provvedimento che, pur tamponando la crisi finanziaria, non assicura un ragionevole sviluppo all'Ateneo e mette a rischio la sua autonomia.

 Un contributo che copre i due terzi del deficit corrente dell'Ateneo e due esperti di nomina ministeriale per la definizione di un "piano programmatico per il risanamento economico-finanziario dell'università" che prevede "anche l'eventuale alienazione del patrimonio edilizio". Questo il contenuto del decreto che il Governo ha approvato lo scorso venerdì 24 giugno.

Silenzio assoluto sulla richiesta di statalizzazione formalizzata dall'Ateneo sei mesi fa.

Se il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri venerdì 24 giugno non subirà modifiche sostanziali nel corso dell'approvazione in Parlamento, l'Università di Urbino non riuscirà a colmare il deficit di bilancio, con il rischio concreto di un drastico ridimensionamento in termini di didattica e di ricerca e della alienazione di parte del suo patrimonio immobiliare, artistico e urbanistico.

Il decreto del governo stanzia soltanto 15 milioni di euro all'anno per il biennio 2005-2006 (il deficit attuale è di 22 milioni l'anno), e prevede l'insediamento nel Consiglio d'Amministrazione dell'Ateneo di due "esperti" nominati dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca d'intesa con il Ministro dell'Economia e delle Finanze, con il compito di definire un "piano di risanamento", le dotazioni organiche del personale, e di assicurare il "raggiungimento dell'equilibrio finanziario ed economico della gestione anche attraverso l'eventuale alienazione del patrimonio edilizio".

Un provvedimento non risolutivo né rassicurante, a parere del gruppo promotore della "Lettera aperta per il futuro dell'Università di Urbino", che interviene su una crisi finanziaria che ha radici lontane. L'Università di Urbino "Carlo Bo", pubblica ma non statale, offre servizi analoghi a quelli delle università statali e si rivolge ad un ampio pubblico di studenti che pagano tasse paragonabili a quelle delle università statali.

I contributi che riceve dallo Stato sono rimasti quelli della legge 243 del 1991, mentre da allora l'inflazione è cresciuta del 33%, il costo del personale tecnico amministrativo del 36% e quello del personale docente del 35%. Di qui il deficit che da anni sta mettendo in serie difficoltà finanziarie l'Ateneo. Di qui anche la richiesta di statalizzazione come riconoscimento del servizio pubblico che esso svolge e quale soluzione strutturale all'inadeguatezza dei fondi di cui dispone.

I promotori della "lettera aperta" riconoscono che il decreto costituisce una prima positiva, seppure parziale, risposta all'attuale emergenza di bilancio, ma auspicano che in Parlamento siano introdotte alcune modifiche essenziali:

1) un incremento del finanziamento statale. Lo stanziamento di 15 milioni di euro non è sufficiente a garantire il mantenimento dei livelli qualitativi dei servizi resi, né il conseguimento di un ragionevole sviluppo;

2) l'inserimento esplicito del provvedimento finanziario in un percorso concordato di statalizzazione. Solo con la statalizzazione l'Ateneo urbinate sarebbe nelle condizioni di disporre di fondi analoghi a quelli ottenuti da università statali di pari dimensioni, risolvendo l'attuale deficit e avviando un piano di riequilibrio finanziario a medio termine;

3) una interazione con gli esperti di nomina ministeriale che avvenga nel rispetto dell'autonomia e dei poteri decisionali degli organi di governo dell'Ateneo;

4) la soppressione, dal testo del decreto, del riferimento all'alienazione del patrimonio immobiliare dell'Ateneo, come mezzo per raggiungere il riequilibrio dei conti. E' opportuno, infatti, che l'eventuale alienazione di parte del patrimonio, che rappresenta una risorsa essenziale per il futuro dell'Università e della città, non sia finalizzata al risanamento del deficit corrente e venga valutata attentamente ed in piena autonomia dagli organi di governo dell'Ateneo.

In questa stessa direzione i promotori della "Lettera aperta" si erano espressi lo scorso 15 giugno, in occasione della sua presentazione in una Conferenza Stampa alla Camera dei Deputati, a cui hanno partecipato numerosi parlamentari di tutte le forze politiche e alcuni tra i firmatari dell'appello, come Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes; Giulio Giorello, filosofo della scienza, Università di Milano; Giuseppe Novelli, genetista, Università di Roma "Tor Vergata"; Giorgio Rodano, economista, Università di Roma "La Sapienza".
Nella Conferenza Stampa è stata ricordata la risoluzione parlamentare, approvata il 6 aprile scorso dalla Camera dei Deputati, senza voti contrari, che impegna il Governo ad esaminare urgentemente la richiesta di statalizzazione al fine di "assicurare non solo il mantenimento dei livelli qualitativi dei servizi resi, ma anche il conseguimento di un ragionevole sviluppo". Nel corso del dibattito parlamentare il Viceministro Guido Possa  ha rilasciato dichiarazioni coerenti con questo orientamento.

Il sostegno più alto è venuto dalla Presidenza della Repubblica, che in una lettera al Rettore del 3 giugno scorso ha innanzitutto ricordato l'approvazione della risoluzione da parte della Camera dei Deputati il 6 aprile e l'impegno del Governo – nella persona dell'onorevole Possa – "a giungere alla definizione dell'iter che condurrà alla statalizzazione dell'Università di Urbino nei tempi tecnici occorrenti". Inoltre, presa visione della "Lettera aperta", dei suoi contenuti e delle numerose e insigni personalità della cultura e dell'accademia che l'hanno sottoscritta, ha comunicato al Rettore l'intenzione di "seguire con attenzione l'evolversi della situazione" e insieme l'auspicio che "al più presto si pervenga a una soluzione positiva della questione".

I promotori della "Lettera aperta per il futuro dell'Università di Urbino" sono un gruppo di docenti delle 11 facoltà dell'Ateneo. Hanno promosso la raccolta di adesioni ad un documento che evidenzia le qualità della didattica e della ricerca dell'Università di Urbino, ne sostiene la richiesta di statalizzazione come riconoscimento del servizio pubblico che svolge e come soluzione strutturale al problema del suo deficit di bilancio. La lettera, che ha ricevuto l'apprezzamento esplicito della Presidenza della Repubblica, ha raccolto 2000 firme di personalità del mondo accademico e della cultura in Italia e all'estero. Tra esse quelle dei Premi Nobel John Fenn e Frank Sherwood Rowland.

Il testo e i firmatari della lettera, assieme alla documentazione sull'attuale situazione  dell'Ateneo Urbinate, sono visibili sul sito: http://callforsupport.uniurb.it e http://callforsupport.uniurb.it/stampa.asp

promotori della "Lettera aperta per il futuro dell'Università di Urbino"

01/07/2005





        
  



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