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“Piceno Consind al bivio: o si riorganizza o meglio scioglierlo”

Ascoli Piceno | Riflessioni di Emidio Mandozzi, Vice presidente della Provincia di Ascoli Piceno, sul ruolo che il Piceno Consind ha svolto in passato e sui compiti cui dovrà assolvere in futuro.

di Emidio Mandozzi

 
Le tante polemiche di questi giorni circa l’operato del Consorzio di Industrializzazione delle Valli del Tronto e del Tesino, mi inducono ad intentare una pubblica riflessione sul reale ruolo che questo Ente ha svolto in passato ed a quale compito, qualora se ne ravvisasse la necessità, dovrà o potrà assolvere da qui ad un prossimo futuro.

Un Consorzio che avrebbe dovuto fungere da ente di sviluppo e di partecipazione delle politiche attive del lavoro, in un territorio che si affacciava agli albori della sua era industriale grazie (se un grazie è dovuto) all’istituzione della “Cassa per il Mezzogiorno”, si è purtroppo rivelato essere nel tempo non un mezzo o strumento tramite il quale sviluppare politiche di indirizzo (di sinistra come di destra o, meglio ancora, di centro) riguardo al lavoro ed al suo sviluppo in seno ad un tessuto sociale che da agricolo stava tramutandosi in industriale, bensì un centro di potere (uno dei tanti, che altri chiamerebbero “carrozzoni”) volto a creare a sua volta dei piccoli, innumerevoli rivoli di privilegi fini a se stessi.

Una visione ingrata? Non credo. Anche perché ritengo che il ruolo per il quale il Piceno Consind era nato è andato via via snaturandosi, sino ad arrivare ad essere un peso. Inutile per la società, come  a maggior ragione per il mondo del lavoro. Un peso ed un costo per l’intera collettività dunque, sul quale sembra essere giunta l’ora, dopo le ultime vicissitudini che hanno fatto traboccare un vaso già pieno, di un chiarimento di fondo sul “che fare?”. Personalmente ritengo che, in un contesto come quello attuale di accentuata crisi economica ed occupazionale, dove il lavoro, per come siamo abituati a conoscerlo, è al centro di trasformazioni epocali, le cui politiche di riferimento o si trasformano e si evolvono anch’esse (ivi compresi gli strumenti, come quello di cui ci stiamo occupando) o rischiano di non essere più rispondenti alle esigenze di chi e quanti hanno bisogno del lavoro e della sua dignità per vivere e rapportarsi con la stessa società.

Con quali progettualità, con quali mezzi, con quali percorsi? Tutte domande non facili, inutile nasconderlo. Quello che però ritengo possa e debba essere cambiato è il metodo, è il percorso di confronto con gli altri attori del mondo del lavoro, ad iniziare da un confronto con gli ambiti istituzionali, così come con le forze sociali. Ma non un confronto a consuntivo su scelte già effettuate, come sempre più spesso siamo stati costretti ad assistere soprattutto in questi ultimi tempi, bensì un confronto reale e puntuale sui tanti temi al centro del mondo del lavoro locale.
Un percorso, quello di cui sopra,  che non ha certamente bisogno di una struttura elefantiaca, ma (eventualmente) di un organo snello, efficace, efficiente  e, soprattutto, responsabile, in grado di rispondere al meglio ai tempi che cambiano (che sono già cambiati).

L’attuale amministrazione del Piceno Consind non risponde a nessuno degli aggettivi elencati sopra. O si provvede dunque a cambiare in corsa il modello, ovviamente razionalizzandolo, oppure non c’è altra via che procedere verso il suo rapido scioglimento. E non sarei certo io il solo a chiederlo, infatti già il sindaco di Offida Lucio D’Angelo e il Vice Presidente della Regione Marche Luciano Agostini si sono già espressi.

20/07/2005





        
  



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