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Lo sviluppo delle fonti rinnovabili nelle Marche

| ANCONA - Il convegno di Legambiente ed il rptocollo d'intesa con ANEV.

Più risparmio e fonti rinnovabili per rispettare gli impegni di Kyoto e imprimere una rotta diversa alla politica energetica della nostra regione,  più lungimirante, meno impattante ed economicamente più promettente.

Tra le strategie indicate nel Piano Energetico Ambientale Regionale, approvato lo scorso 16 febbraio, figurano risparmio e efficienza energetica, piccola generazione distribuita e sfruttamento delle rinnovabili: le maggiori potenzialità sussistono in particolare per le biomasse, il solare e il vento, ma si è ancora in forte ritardo. Per quanto riguarda l’eolico in particolare, ad oggi nelle Marche non c’è ancora un solo megawatt installato.

Delle opportunità dell’eolico nel territorio e delle avanzate tecnologie sviluppate intorno ad esso si è discusso stamane nell’affollato convegno organizzato da Legambiente in collaborazione con ANEV – l’Associazione Nazionale Energia del Vento che raccoglie la maggior parte dei produttori dell’eolico – svoltosi ad Ancona presso il Palazzo della Regione.

Un appuntamento al quale hanno partecipato, oltre a Francesco Ferrante, Luigino Quarchioni, rispettivamente Direttore Generale e Presidente regionale di Legambiente e Ciro Vigorito Consigliere ANEV, anche l’ing. Luciano Calvarese Responsabile Servizio Energia Regione Marche, Massimo Rossi Responsabile Ambiente UPI, Marinella Topi Responsabile Ambiente ANCI Marche, Maria Assunta Paci Presidente UNCEM Marche, Sandro Polci AD del gruppo Serico-Cresme, Roberto Paoloni Responsabile Energia Legambiente Marche, il prof. Renato Ricci del Dipartimento Energetica dell’Università Politecnica delle Marche, Alessandro Rabini Direttore operativo dell’Agenzia per il risparmio energetico, Claudio Ferrari Amministratore delegato ESCO Marche e Gisberto Paoloni Direttore dell’ARPAM. Al centro del dibattito il rilancio del PEAR e la capacità delle Marche di investire nel risparmio e nelle rinnovabili, abbandonando una volta per tutte nuovi progetti di mega centrali.

“Dall’approvazione del PEAR, quelli che stiamo vivendo sono mesi decisivi in cui si gioca il futuro della politica energetica regionale. – ha spiegato Luigino Quarchioni, Presidente Legambiente Marche – Prima di tutto, occorre stoppare con fermezza altri nuovi devastanti progetti per centrali elettriche di grossa taglia, non ultimo quelli dell’API cui pochi giorni fa abbiamo assegnato per questo la Bandiera Nera, ed investire invece seriamente sul risparmio e le risorse rinnovabili del territorio, che oltre a ridurre le emissioni sono in grado di generare anche  occupazione, economia diffusa e maggiori certezze al nostro sistema produttivo, ancora troppo dipendente dalle fonti fossili”.

La complessità del territorio marchigiano, così ricco di aree protette o soggette a salvaguardia per le peculiarità faunistiche e/o floristiche e il pregiato patrimonio storico artistico rende quantomeno difficile l’inserimento di parchi eolici, tant’è che in passato diversi “pesanti” progetti ipotizzati nel maceretese non sono mai decollati scontando la mancanza di una pianificazione energetica a monte e le forti  resistenze del territorio – sindaci, comitati locali  – preoccupati soprattutto dall’impatto visivo, ambientale e faunistico dell’installazione delle turbine eoliche.

A questo proposito, una buona base di partenza è l’analisi energetica del PEAR Marche, che approfondita soltanto laddove sussistevano le necessarie condizioni anemologiche e con molto rigore sul fronte paesistico-ambientale ha evidenziato come le maggiori potenzialità esistono a quote maggiori di 900-1000 metri (dove il vento ha la velocità sufficiente), più che altro nell’entroterra maceratese e pesarese, prevedendo una potenza massima installabile di 160 MW, da realizzare per la maggior parte attraverso impianti di media potenza con non più di 15 aerogeneratori per impianto e non più di un impianto per sito.

Legambiente guarda con fiducia a questa opportunità, ma non senza le dovute “istruzioni per l’uso”: occorre infatti capire come inserire correttamente questi impianti, tenendo nel debito conto le condizioni più adatte a ciascun territorio, alle identità locali, alle opportunità industriali ed economiche, in un quadro di regole condivise che garantisca uno sviluppo compatibile con il patrimonio faunistico, vegetazionale, paesaggistico e idrogeologico.

“L’eolico è una sfida che il nostro Paese non può perdere per gli impegni di Kyoto e perché è lo stesso sistema energetico nazionale ad essere in crisi . – ha aggiunto Francesco Ferrante, direttore Generale di Legambiente – È possibile nei prossimi anni realizzare un forte sviluppo dell’eolico, ma si deve mettere al centro dell’attenzione il territorio e i valori del paesaggio, per individuare le aree dove vietare la realizzazione degli impianti e quelle nei quali promuoverlo. In modo da valorizzare i progetti proposti da aziende serie e di costruire intorno all’eolico un nuovo modello energetico moderno, pulito, distribuito”.

Il convegno è stata l’occasione per presentare il Protocollo d’intesa che Legambiente e Anev hanno firmato per impegnarsi nella promozione dell’eolico in Italia e una sua corretta integrazione nel paesaggio. In vigore dal 2003, l’accordo tra le due sigle è stato rinnovato proprio con l’intento di continuare la collaborazione con l’obiettivo di proporre un modello di sviluppo dell’eolico adatto al territorio italiano.

Attraverso il protocollo sono state fissate le analisi e le attenzioni che i progetti devono sviluppare, in modo da rendere chiari gli effetti degli impianti sul paesaggio, valutarli e limitarli, ma anche gli ambiti dove non realizzare parchi eolici; individuando una delle chiavi proprio nella ricerca sulla percezione, sulla disposizione nel paesaggio, sulle soluzioni cromatiche.

21/07/2005





        
  



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