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Lettera aperta di Cittadinanzattiva al Ministro Storace sulla pediatria

| ROMA - Troppo spesso un servizio virtuale e inadeguato. Indispensabile rivedere il tetto massimo di assistiti.

“Le scriviamo per manifestarle la nostra preoccupazione per la situazione di disagio denunciata dai cittadini residenti in più Regioni, ormai da diversi anni a questa parte, riguardo le difficoltà di accesso al pediatra di libera scelta e l’inadeguatezza delle prestazioni assicurate in questa area della assistenza territoriale”. Si apre così la lettera inviata questa mattina dal responsabile nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva Stefano Inglese al Ministro della salute Francesco Storace. Di seguito il testo della missiva.

“Le segnalazioni fanno riferimento, in particolare, all’impossibilità di ottenere il pediatra dalla propria Asl e alla necessità di ricorrere, in alternativa, ad un medico di medicina generale, oltre che alla negazione, di fatto, della possibilità di esercitare il diritto alla libera scelta giacché, spesso, si ha a disposizione un solo pediatra, e se non si è contenti, evidentemente, non lo si può cambiare. La carenza di pediatri sul territorio è all’origine, inoltre, di frequenti lamentele riguardanti l’indisponibilità degli stessi a recarsi al domicilio o la richiesta di parcelle non dovute, la loro irreperibilità, oltre che l’inadeguatezza degli orari di apertura degli studi.
Tutto ciò determina, di fatto, una situazione nella quale l’assistenza pediatrica per molti italiani rappresenta un servizio virtuale, laddove, bene che vada, sono costretti a pagare per ottenere visite a domicilio, nelle situazioni peggiori devono scegliere per i loro figli un medico di medicina generale, o decidere di ricorrere ad un pediatra privato.  Inutile dire quanto tutto ciò sia percepito dai cittadini come una iniquità e una palese ingiustizia, visto che l’assistenza pediatrica è parte integrante dei livelli essenziali di assistenza.

La situazione attuale è sicuramente legata alla carenza effettiva di pediatri, come dimostrano i dati ufficiali, con una disponibilità, in tutte le Regioni, inferiore al fabbisogno reale del Paese e a quello previsto dalle normative attuali. Ma si deve anche, in tutta evidenza, alle resistenze opposte al convenzionamento di nuovi pediatri per il Servizio sanitario nazionale. Il rapporto ottimale di un pediatra per ottocento assistiti al di sotto dei 14 anni si è rivelato visibilmente inadeguato per garantire la reperibilità necessaria e le visite al domicilio, soprattutto in particolari periodi dell’anno. Per questa ragione riteniamo necessario che tale rapporto venga rivisto, come è già avvenuto in alcune Regioni, come Toscana e Lazio, riducendo il tetto massimo a 600-650 assistiti per pediatra. Ci sembra indispensabile, inoltre, che questo avvenga attraverso una indicazione unica valida per tutto il territorio nazionale.

L’imminente rinnovo della convenzione tra il Servizio sanitario nazionale e i pediatri rappresenta, da questo punto di vista, una opportunità preziosa per evitare di lasciare questa scelta alla buona volontà delle singole Regioni, con l’inevitabile conseguenza di disomogeneità evidenti nel trattamento garantito ai cittadini, a volte anche a pochi chilometri di distanza. Un intervento di medio-lungo termine dovrebbe puntare, invece, all’ampliamento del numero dei posti disponibili nelle scuole di specializzazione di pediatria del nostro Paese”.

28/07/2005





        
  



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