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Al "Pào" di Grottammare. Tra bevande "cool" e bariste "hot".

San Benedetto del Tronto | Allo chalet " in" di Paolo Forlì invece di far rumore si preferisce "gestire" i suoni. Ma il Comune sembra pensarla diversamente.

di Carmine Rozzi

La facciata "moving" del Pao.

Fa caldo e si suda. Un tuffo al “Pào” scritto con l’accento ondulato (che non ho) sulla “a” per “brasilianizzare” il tutto, è proprio quello che ci vuole. Ma, aihmè, quando  la ragazza al bar inizia a “shakerare” ed il gonnellino da “saudade” si muove di conseguenza la temperatura aumenta. Così, traspirando per il caldo e sospirando per quella  gonna uno si ritrova a boccheggiare.

Poi meno male che arriva il gestore. Il gestore ? Ma se quello è Paolo Forlì !  Uhè ! Sig. Consigliere Comunale ! Ma che ci fa lei qui ?! La cosa è semplice. Come dice il proverbio “..non si vive di solo pane”. In questo caso la dicitura esatta è “…non si vive di solo politica.”  Ovvero ; a carica prestigiosa di nome occorre far quadrare i conti giornalieri con una solida attività di fatto, meno prosaica ma certamente più redditizia.

Così detto così fatto. Ed eccolo rilevare questo locale situato nel cuore di Grottammare, la piccola perla della Riviera adriatica, a due passi dal mitico Kuursal tanto per intenderci. Un posto che per la dislocazione, il dislivello su due piani a delimitare il posto bar dal ristorante , la sua musica soft, si presta in modo naturale ad interpretare al meglio i diversi momenti della giornata estiva.

Un team giovane ed affiatato, un ambiente di lavoro solidale e sempre gentile verso il cliente. Un proprietario che rassomiglia, chi dice vagamente e chi, come la ragazza accanto con gli occhi sgranati e la lingua di fuori, assolutamente al Banderas di qualche anno fa ed il “Pào” ( ehi ! qualcuno mi presti una “a” con accento ondulato !) è già un successo.

Ma il nostro questa sera, pur disquisendo ( e se scrivessi “disquizièèèèndu” ? non fa più brasiù ?) amabilmente con i numerosi clienti tra un tavolo l’altro con fare e modi squisiti ( squìzììììti !) sembra oppresso da una certa amarezza (amarèèèèèza !).

Il fatto. A Grottammare, secondo il Forlì gestore, ovvero un semplice cittadino che ha investito dei soldi cercando di non rimetterci, non esistono problemi di decibel. Non esistono problemi di deroghe. E tanto meno problemi di Arpam. La musica chiude all’una. Punto e basta. Tutti e sette i giorni della settimana. Con tanto di ordinanza sindacale. Toh! Che provassero a lamentarsi i cugini di San Benedetto !

“ Al Pào lavoriamo come chalet classico – continua Forlì-  ovvero colazioni, pranzi e cena ma si lavora anche come locale di ritrovo ed intrattenimento. Ma chi va a divertirsi, specialmente d’estate e specialmente i giovani, in un locale sapendo che all’una di notte non ci sarà più musica? Per questo abbiamo fatto investimenti ingenti per cercare di rispettare i parametri di una sonorità sopportabile sia per i clienti ma soprattutto per le abitazioni che ci sono lateralmente vicine. Noi invece di fare rumore preferiamo gestire i suoni che è una cosa molto diversa.?”

Ciò non gli ha impedito di beccarsi due verbali. Uno alle 1,30 ed uno alle 2,30. Importo 1.030 euro cadauno. Motivo ; la musica accesa. Questo nella nottata tra venerdi e sabato. E fin qui, a parte le ovvie contestazioni per diversi motivi che seguiranno, la cosa ci può anche stare. Quello che al Paolo Forlì gestore non va giù è il fatto che, proprio nello stesso identico momento in cui a lui veniva richiesto di spegnere la musica a suon di verbali, era in pieno svolgimento e si protraeva fino alle quattro del mattino l’appuntamento con il Summertime Festival, patrocinato dallo stesso Comune, la Regione Marche, Provincia di Ascoli e via dicendo, ovvero musica dal vivo con band e gruppi musicali da concerto.

“Vorrei capire perché a me si fa una multa di complessivi 2.060 euro per musica diciamo “abusiva” mentre il Comune di Grottammare, con un’autoderoga, può tranquillamente portare avanti fino all’alba un vero e proprio concerto all’aperto ? A questo punto non rimane che provare a chiedere anche noi una deroga e vedere come va a finire.”

Intanto, sono ormai le 24, il locale sta cambiando pelle. Il gruppo di signore e signori attempati in giacche di gabardin e scarpe “yacthing” ha lasciato il posto a due giovani coppie in “gel”. Sento un rumore di shaker…..la mia barista ! Mi giro, sospirando ad ammirarla mentre dimena una “Caipirinha” al lime, cachaca  (qui ci vuole una “c” ondulata, ma dove li pescano i nomi stì “brazileros” ? ), ghiaccio e zucchero di canna. Oh ! Barista mia barista ! Come “Sheki” bene!

Mi rigiro, questa volta sudando, ed il locale è pieno di giovani. Guardo l’orologio, sono le 24,50. Fra dieci minuti si spegne la musica. Mah ! Va a finire che di questo passo metteranno il silenziatore anche allo shaker della < mia > barista. Beh ! Almeno speriamo che non gli impongano pure di allungare il gonnellino ! Il Paolo mi guarda come a chiedermi :” Che faccio, fra dieci minuti dico a questi ragazzi di continuare la nottata ad Alba Adriatica o Pescara ? A me sinceramente prima come sambenedettse che come gestore mi rode alquanto il cu…”.  Ahi, ahi, ahi ! Non si dice! Si dice cu…..ore !  Caro Paolo ! 

Ma il Paolo, lui, mica scemo. Intanto mi confida che da Novembre a Marzo prende baracca e burattini e trasferisce il Pào a Bahia, in Brasile. No, non è una battuta. Lui ci andrà davvero.
Poi magari dall’Italia, alle ore 1,05 in punto, gli contesteranno un multa per rumore abusivo….via fax!     

03/07/2005





        
  



1+4=
Tra bevande "cool" e bariste "hot".
Paolo Forlì ed il suo team del "Pao".

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