Rapporto annuale 2003 agricoltura Marche
| ANCONA - Petrini: Utili indicazioni per la programmazione regionale
Diminuiscono le aziende agricole, aumenta la specializzazione produttiva. Sono le caratteristiche principali dellagricoltura marchigiana che emergono dal Rapporto annuale 2003, curato dallOsservatorio agroalimentare Marche, nato nel 2002 dalla collaborazione tra la Regione e lIstituto nazionale economia agraria (Inea).
Lindagine è stata presentata oggi, in Ancona, presso la sede della Giunta regionale. Si tratta della quarta rilevazione, dopo quelle effettuate nel 1997 (dallAssociazione Alessandro Bartola e Unioncamere), nel 2000 (dallUniversità Politecnica delle Marche e Regione) e 2002 (dallInea e Regione).
Lo studio (sintetizzato da Sabrina Speciale, del servizio Agricoltura) fotografa il settore primario marchigiano, evidenziando come il calo delle aziende agricole sia del 20% e riguardi le piccole unità (5-10 Ha) a conduzione diretta, con titolari di età compresa tra i 45 e i 64 anni.
Lapporto del settore agricolo si attesta attorno al 2,7% del valore aggiunto conseguito dalleconomia regionale; percentuale che sale al 5% se si considera anche il comparto agroalimentare. Su oltre 969 mila ettari di superficie regionale, più del 73% è gestito da aziende agricole. Il 40% della superficie agricola utilizzata è investo a cereali (134 mila ettari a grano duro), coltura che risente fortemente del contesto internazionale.
Lorticoltura denota difficoltà dovute anche al calo dei consumi, mentre buona è la situazione della frutticoltura, che comunque soffre di una carente aggregazione dellofferta. In calo, invece, la produzione vitivinicola (-14%), imputabile alle condizioni climatiche sfavorevoli, mentre stabili sono le superfici coltivate e significativa la riqualificazione dei vigneti (1.388 Ha). Lolivicoltura aumenta le superfici (+10%), ma contrae la produzione.
La zootecnia rappresenta il 29% della produzione regionale e per l80% è composta da allevamenti da carne.
La silvicoltura è destinata quasi esclusivamente a usi combustibili (legna da ardere), mentre forte è lincremento (+144% dal 1998) delle produzioni connesse (castagne, tartufi, funghi), per un valore complessivo di 5,3 milioni di euro.
Nel settore dei servizi cè da registrare un incremento del 16% delle aziende agrituristiche, soprattutto in provincia di Ascoli Piceno, per un fatturato stimato di 29 milioni di euro (4% della quota nazionale).
Il lavoro curato dallOsservatorio ha sottolineato lassessore regionale allAgricoltura, Paolo Petrini rappresenta un supporto indispensabile per programmare gli interventi e rilanciare la competitività degli operatori agricoli. La scarsità delle risorse pubbliche è nota, per cui diventa indispensabile finalizzare bene i contributi disponibili, privilegiando alcune priorità, come linnovazione, la ricerca e la differenziazione dellofferta produttiva.
Margherita Scoppola (Università degli Studi di Macerata) ha presentato uno studio dellInea sullimpatto della Politica agricola comunitaria nelle Marche. Le nuove disposizioni (contributi alle aziende e non più alle produzioni) non incideranno sui redditi agricoli, ma causeranno una ridistribuzione delle superfici coltivate, con una diminuzione dei quelle cerealicole, a vantaggio delle foraggiere, e un mutamento del paesaggio rurale tradizionale.
Caterina Lucarelli (Università Politecnica delle Marche) ha analizzato il fabbisogno di credito e di servizi finanziari delle imprese agricole marchigiane. A fronte di una buona capitalizzazione delle aziende (superiore alla media degli altri settori produttivi), si segnala un costo dellindebitamento (tassi bancari) maggiore: più elevato nelle province di Ancona, Pesaro e Urbino, rispetto ad Ascoli e Macerata. Tra gli squilibri di cassa si segnalano quelli determinati dai ritardi negli accrediti dei contributi pubblici.
Andrea Arzeni e Carla Sopranzetti (Inea), infine, hanno illustrato il sistema di sperimentazione agricola nelle Marche, orientato più alla produzione, che ai servizi.
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07/07/2005
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