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Il flop del comparto Firenze: a chi dare la colpa?

Ascoli Piceno | La politica delle due fasi, quella dell’annuncio seguita da quella del rinvio, ha caratterizzato l’atteggiamento del sindaco in questi ultimi anni

di Emidio Catalucci

 
Dopo la notizia dell’annullamento e definitivo azzeramento di tutto l’iter del Comparto Firenze, viene da chiedersi: “….E adesso a chi darà la colpa il sindaco Celani, dopo il suo nuovo fallimento?”
           
La politica delle due fasi, quella dell’annuncio seguita da quella del rinvio, ha caratterizzato l’atteggiamento del sindaco in questi ultimi anni. Dopo i toni enfatizzati sulla stampa per presentare progetti che avrebbero cambiato il volto della città, dopo i proclami per le sue iniziative, egli si ritrova puntualmente, a distanza di pochi mesi, a colossali e incredibili bocciature del suo operato.
 
Per poi, tentare di difendersi cercando di addossare ad altri  la colpa dei suoi insuccessi.
Così è stato per “Case Minine”, per il “Tirassegno”, per il Polo Universitario. Dove veniva individuato nella Provincia l’unico responsabile delle bocciature dei progetti urbanistici.
 
Troppo facile, troppo comodo, troppo falso.
 
La gente non ci crede più che ci siano nemici giurati del sindaco che non dormono la notte per rovinargli tutto.
 
Più verosimilmente la città si sta chiedendo se, invece, la responsabilità sia tutto a suo carico: nella sua ostinata conduzione, nel generare false aspettative, nel suo cercare, in perfetta solitudine e con iter amministrativi urbanistici sbagliati, progetti di interventi edilizi dove i cittadini e gli imprenditori edili coinvolti aspettano, ancora, soluzioni chiare, lineari, fattibili e concrete.
 
L’ultimo caso, in ordine di cronaca, è il Comparto Firenze, dove a distanza di un anno viene sancita la clamorosa bocciatura dell’iter individuato nella delibera n. 39 del 19 aprile 2004, votata in Consiglio solo dal centrodestra.
 
A meno di un mese dalle elezioni comunali che lo avrebbe rieletto sindaco (per 67 voti), Celani portava in Consiglio una delibera da quasi 50 miliardi di lire. E in tempi record: in soli 19 giorni dalla presentazione di una proposta di intervento di privati (1 aprile 2004) all’approvazione dell’atto in Consiglio (avvenuta il 19 aprile).
 
Una rapidità inusitata, con tutti i tempi  accelerati. Passando per tutti gli organismi preposti: Commissione Consiliare urbanistica  il 9 aprile, Consiglio di Circoscrizione convocato per il 15 aprile, documento istruttorio dell’Ufficio in data 16 aprile, Consiglio Comunale il 19 aprile.
 
Fosse così anche per il riconoscimento di Ascoli quale patrimonio dell’Unesco!!!!
 
La gatta frettolosa fece i gattini ciechi, si dice dalle nostra parti. Un anno fa, non si volle ascoltare la minoranza in consiglio, che fu costretta ad abbandonare l’aula. Non ci fu la volontà politica di costruire un percorso ed un iter condiviso e collegiale, individuando mediazioni e soluzioni più idonee.
 
Non furono ascoltati chi, con dovizia di particolari, cercò di spiegare che il Comune di Ascoli Piceno ha un PRG approvato da oltre 30 anni (1972), che i Piani Particolareggiati sono scaduti, che la vigente normativa urbanistica non prevede un tipo di piano convenzionato come proposto dalla delibera  39/2004, che il PPE in questione è decaduto per essere trascorsi oltre 10 anni dalla sua approvazione (1 ottobre 1985), restando quasi totalmente inattuato.
 
Si poteva presentare una semplice variante urbanistica (cosa che, forse, sarà proposta solo adesso).
Oggi viene definitivamente ritirato tutto l’iter considerato sbagliato e irrealizzabile.
Tanta fretta per niente. Il sindaco si ritrova dopo un anno con l’ennesimo fallimento della sua azione amministrativa.
 
Ma intanto imprenditori edili hanno acquistato, fatto investimenti, hanno elaborato piani economici-finanziari che dovranno (da qualcuno) essere rispettati. Sono stati rilasciati dal Comune permessi di costruire per opere di urbanizzazione (n. 5 del 2005). Sono state firmate convenzioni per l’attuazione del piano.
 
Esistono depositati contratti preliminari di compravendita di beni futuri.
 
Dal giugno del 2004 sono stati affissi, nelle vicinanze dell’area, cartelli di vendita con i numeri di telefono per ricevere informazioni per l’acquisto di appartamenti, negozi e garages.
Società immobiliari avevano l’esclusiva e la delega per vendere tali beni di futura costruzione. …..Ed ora?
 
Quando altro tempo si dovrà aspettare?
 
Quanti danni si stanno provocando nel tessuto economico e produttivo nella nostra città? In altri casi le imprese e i progettisti hanno richiesto un risarcimento dei danni subiti. Lo faranno anche questa volta? Chi pagherà tutto questo, in termini economici e sociali, ma anche di credibilità politica ed amministrativa?
 
Quando si daranno risposte concrete, giuste, praticabili nel rispetto delle norme e delle leggi vigenti, senza più fughe in avanti e in solitudine? Ormai il sindaco è diventato un Re nudo….La sua politica degli annunci e dei proclami seguita da quella dei rinvii, e poi dagli insuccessi, è sotto gli occhi di tutti. 

14/08/2005





        
  



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