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A proposito di calcio malato: nemo profeta in patria…

San Benedetto del Tronto | Il calcio odierno è malato. Quindici anni fa Costantino Rozzi presidente dell’Ascoli, aveva anticipato ciò che sta succedendo ora…

di Paride Travaglini

Negli ultimi anni, ogni estate si è lasciata dietro di sé infinite polemiche per le iscrizioni ai campionati, le esclusioni ed i ripescaggi. Il calcio è malato, molti dicono che sia morto.
I regolamenti sono facilmente aggirabili. Il verdetto del campo non esiste più perché viene capovolto dalle decisioni del Tar, dai tribunali.
 
Il calcio è stato travolto dall’affarismo e ci si è dimenticati della sua ricchezza: i giovani.
 
Viviamo il calcio delle Spa, dell’ingerenza dei procuratori e degli stranieri, del doping amministrativo e farmaceutico, dei passaporti fasulli, delle fideiussioni fittizie, delle scommesse, dei conti in rosso e dei maxistipendi dati a giocatori spacciati per fenomeni.
 
A pochi giorni dall’inizio del campionato non si sanno ancora le squadre che andranno in serie A, in serie B, in serie C.
Tutto ancora può accadere. Vince chi ha più soldi e chi ha l’avvocato più bravo.
 
La storia insegna che iscriversi ai campionati non è così difficile, anche se non si hanno le carte in regola.
I regolamenti sono facilmente aggirabili.  Spesso inoltre chi ha cercato giustizia è stato accontentato. E la FIGC, muovendosi spesso troppo in fretta, è stata poi costretta ad ampliare i gironi per inserirvi squadre che si sono viste riconosciute le proprie ragioni solo presso l'ultimo organo di giustizia deputato a decidere.
 
Il calcio ha bisogno di riacquistare serietà e trasparenza. I club devono tagliare gli stipendi e investire seriamente nei settori giovanili.
 
Tanti anni fa un uomo aveva capito tutto e anticipato i mali del calcio moderno.
Era Costantino Rozzi, il “Presidentissimo”, dell’Ascoli Calcio. Lo hanno preso tutti per matto…
 
Nel corso del Tim Tour che si è svolto a San Benedetto del Tronto al termine del talk-show sportivo di Rai sport, condotto da Amedeo Goria “Calcio in piazza, abbiamo sentito le opinioni di tre illustri ospiti  che di calcio ci capiscono:  Vincenzo d’Amico, commentatore sportivo,  Mauro Sandreani , tecnico e seconda voce nelle partite per conto Rai,  Tonino Carino giornalista ed inviato sportivo.
 
Come vede l’attuale situazione del calcio italiano?
Vincenzo D’Amico è ottimista, “Ormai  è tanto tempo che attraversa brutti periodi però alla fine il calcio emerge sempre. Si è un calcio malato ma non malato grave malato che è in cura che presto spero tornerà a buoni livelli .
Non so cosa si possa fare. Ci sono degli esperti e credo che qualcuno porrà rimedio alla situazione”,
 
Mauro Sandreani non si sbilancia : “ Il Calcio è sicuramente da rivedere su tante cose. Probabilmente la gente, i tifosi, si sono stancati dei tribunali, delle istanze del tar. Vogliono vedere il calcio sul campo. Noi appassionati di calcio, io mi metto in prima fila, abbiamo bisogno di vedere i grandi campioni che giocano quindi speriamo si ritorni a questi livelli.
 
Tonino Carino è deluso e amareggiato: “Io non sono molto ottimista. Il fatto che ormai i calendari regolarmente li fanno i tribunali è una cosa che addolora. Siamo alla vigilia della partenza del prossimo campionato e ancora non si sa chi giocherà in serie A, chi in serie B chi in serie C e ritengo che sia una cosa assurda. Il calcio non  meritava di finire in questo modo...”
 
Sempre più interessi economici, sempre di meno vale il verdetto del campo…
“Se da una parte è giusto che le società inizino a fare le cose in regola soprattutto per quello che riguarda i loro obblighi con l’erario e con lo stato, dall’altra parte è anche giusto che i tifosi si concentrino su quelli che sono i verdetti del campo perché la gente ha voglia e ama vedere i grandi campioni esprimersi sul campo. Si è stancata di questi strascichi che poi alla fine del campionato vengono fuori e disturbano.” Questa l’opinione di Sandreani
 
Vincenzo D’Amico è di poche parole: “Guarda caso chi sta davanti sono le squadre che hanno i soldi…”
 
Tonino, l’Ascoli è una squadra a te cara. E adesso si prospetta per lei il ritorno nella massima serie…
“Si, a me molto cara. Sono marchigiano, sono ascolano. È una squadra che ritengo possa rappresentare degnamente questa regione nella massima serie ma io pur essendo un tifoso dell’Ascoli, mi auguro che questo privilegio ce lo diano anche le altre squadre marchigiane. L’importante è che lo sport marchigiano primeggi. Che si chiami Sambenedettese, che si chiami Ascoli, che si chiami Ancona, ha poca importanza.  È questa regione che ritengo debba conquistare i giusti spazi… “
 
Rozzi aveva anticipato i mali del calcio moderno. Ma “nemo propheta in patria…”
“Purtroppo è così. Io ricordo che moltissimi anni fa il presidente dell’Ascoli mi diceva “ Questi vanno per aria …” alludendo alle spese folli. Purtroppo non è stato ascoltato o meglio chi poteva ascoltarlo ha fatto finta di non sentirlo. Però i nodi stanno venendo al pettine e purtroppo sono nodi che sono complicati da sciogliere. Però si dovranno sciogliere…”
 
C’è stato anche il tempo di fare una domanda ad Amedeo Goria.
 
Quest’anno la Rai ha perso i diritti sulla serie A….
Prendiamolo come un anno di riposo. Ci rifaremo per i mondiali…
 

16/08/2005





        
  



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