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Il suicidio politico e lo strano concetto di democrazia

San Benedetto del Tronto | Le dimissioni del sindaco Martinelli analizzate alla luce delle sue stesse dichiarazioni dimostrano la latitanza di una cultura politica perché non esiste in Italia l’istituto della “sfiducia preventiva”

di Laura Ripani

 
Il sindaco, ormai ex, Martinelli è partito per le vacanze dopo aver protocollato la sua decisione di abbandonare la scena. E’ durata poco più di 4 anni la sua esperienza alla testa di una giunta che ha attraversato i marosi più impervi come ha già avuto modo di ricordare con puntualità da queste pagine il direttore Mimmo Minuto.

 Ma dalle sue stesse parole e dall’amarezza che ne traspare, emerge anche la dimostrazione di una strana concezione della politica che sta alla base dell’impossibilità di portare a termine il mandato.
Analizziamo.

 Egli dice di attribuirsi, con quello che ha tutta l’aria di un suicidio politico, la responsabilità di porre fine al proprio mandato. Ma poi fa nomi e i cognomi, De Vecchis e Rossi, per l’esattezza, di coloro che l’hanno spinto definitivamente giù dal burrone: Altri avevano preparato il terreno.

 Un metodo alquanto curioso quello di alimentare in proprio le chiacchiere o di farsi condizionare da pressioni psicologiche.  Non dico un politico di razza che abbia studiato la Repubblica di Platone o Il Principe di Machiavelli ma almeno uno che abbia frequentato le “scuole basse” dei partiti, sa che tali “sacrifici” non pagano, i Bruto  potrebbero sempre smentire, lavarsene le mani. O, al contrario, ribaltare a proprio vantaggio un atto. Mancato.  Insegna invece Andreotti che il potere logora, chi non ce l’ha. E contano i numeri.

 Perché la sfiducia non è un sentimento o un’idea, ma necessita di una prova provata, un gesto che dia forma alla sostanza. E tra adulti questo si traduce nell’assunzione di una responsabilità personale, con un’alzata di mano, nel luogo ad essa adibito. Il Consiglio comunale. Nessuno, a quel punto, avrebbe potuto buttare la croce addosso al primo cittadino. Tanto che gli avrebbe potuto aprire la possibilità di riprovarci, a giugno, magari nel frattempo altri avrebbero cambiato mestiere, casacca o quant’altro.

Quindi era necessario che si arrivasse almeno ad una pubblica assise nella quale le “voci” sarebbero state zittite per lasciare lo spazio a molto più concreti fatti e numeri. La “sfiducia preventiva”, infatti, è un istituto giuridico assente dalla Costituzione Italiana.

Ma un altro passaggio del sindaco Martinelli è quantomeno stupefacente. Egli sostiene che i cittadini fossero con lui.  Va preso sul serio.  Ma, considerato che democrazia significa letteralmente “governo del popolo” a chi altri dovrebbe allora il sindaco la sua legittimazione? Ad un’oligarchia di partiti, a singoli potentati, a un drappello di uomini ad un singolo plenipotenziario?

Il fatto di essersi presentato con una lista civica, fu all’epoca dell’elezione la sua virtù, sembrava porlo al riparo proprio da questo “ricatto” da tutti sospettato e mai agito visto che, in concreto, anche oggi non c’è traccia che qualcuno lo abbia cacciato.
 Nei giorni scorsi il collega Patrizio Patrizi su Il Messaggero ha ritratto il sindaco solo, sulla sua bici, abbandonato da tutti i suoi gregari. Ma come insegna il grande Coppi, per vincere si deve essere soli in vetta. Non dar retta alle Cassandre che poi vanno sempre a  complimentarsi dopo il traguardo.

Ecco, quel popolo che lo ha eletto, sicuramente avrebbe compreso, scusato, guardato con rispetto ad un sindaco impallinato passate il termine  in politichese, ma con la schiena dritta, anzi a causa di ciò. Sicuramente non gli basteranno ora a spiegare le autodichiarazioni da pubblicare a mezzo stampa su chi non ha saputo o voluto giocare per la squadra.

La gente guarda i fatti. E al di là dei proclami resta soltanto, chiara, un’ abdicazione. Ripicche personali, veti incrociati e manovre dietro le quinte, nel campo dei sospetti. Dei quali tutti sapevano. 

22/08/2005





        
  



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