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Intervista al grande pianista inglese Leslie Howard

Grottammare | Leslie Howard riceve il premio alla carriera intitolato al celebre pianista e compositore ungherese, nell'ambito del III FestivaLiszt che si tiene a Grottammare

di Tiziana Capocasa

Una vita spesa ad interpretare, approfondire, divulgare la musica di Liszt. Non poteva essere assegnato che a Leslie Howard, grande pianista inglese, il premio alla carriera intitolato al celebre pianista e compositore ungherese, nell'ambito del III FestivaLiszt che si tiene a Grottammare. A 13 anni la folgorazione, da allora la passione per il repertorio romantico non l'ha più abbandonato.

Quando ha scoperto la musica e quando Liszt?
La musica prima di poter veramente pensare quello che stava accadendo (le prime note al pianoforte risalgono all’età di 2 anni), Liszt quando, durante la crescita, riuscì a coprire l’intervallo di una decima al pianoforte (a 13 anni circa). La scintilla è scattata dopo aver ascoltato la Faust
Symphonie.

Quali brani del repertorio lisztiano ama di più? Quelli del periodo giovanile, gli Anni di Pellegrinaggio oppure l’ultimo Liszt?
 Soprattutto l’oratorio Christus, la Faust Symphonie e la Sonata in si minore. Per il resto troppo difficile scegliere, sicuramente non amo un periodo rispetto ad un altro: De profundis (1834-5), le Armonie poetiche e religiose (1834-1852), e il terzo libro degli Anni di pellegrinaggio (1867-1882) sono per me tutti da stimare profondamente.

 Dopo aver vinto 6 prestigiosi Grand Prix internazionali Franz Liszt ed essere insignito della massima onorificenza niente meno che dalla regina  Elisabetta che effetto le fa ricevere il premio alla carriera” Le radici della musica” di Grottammare?
 E’ sempre un onore ricevere un riconoscimento nel segno dell’arte di Liszt stesso e non faccio confronti.

Qual è il segreto per interpretare al meglio la musica di Liszt?
Capire l’uomo, capire bene l’originalità della sua musica e credere a tutte e due le cose con lo stesso cuore di quando si interpreta Beethoven.

Ha tenuto tante master class, che consiglio dà ai giovani musicisti che si avvicinano a Liszt? In che cosa consiste la tecnica pianistica di Liszt?
 E’ molto importante non utilizzare Liszt come una specie di cavallo di battaglia. La tecnica deve servire, come uno dei tanti elementi, nell’arte di comunicare la musica pura.

Degli interpreti del passato chi preferisce?
Sergei Rachmaninoff, primo assoluto!

Lei che è anche uno studioso di Liszt, era a conoscenza del suo soggiorno a Grottammare nell’estate del 1868?
Certo che si! Con il collega Michael Short, abbiamo costruito un diario della vita di Liszt per precisare le date delle composizioni e poco a poco stiamo arrivando al punto di sapere dove si trovava e cosa faceva, musicalmente, letterariamente e socialmente, ogni giorno della
sua vita.

Ci parli brevemente del concerto che terrà a Grottammare, davvero strepitoso!
 Si tratta di due aspetti importanti di Liszt: due opere originali e due fantasie su temi operistici. Le variazioni su un motivo di Bach vennero scritte dopo la morte della figlia di Liszt – Blandine –
all’età di soli 26 anni (una settimana dopo la nascita del suo unico figlio maschio) e il brano rimase il solo pezzo pianistico di Liszt a portare il titolo “Variazioni” però la costruzione è più originale: introduzione, tema di 4 battute, 43 variazioni, recitativo  (sempre basato sul tema), variazioni di nuovo (17 – più liberi), corale (anche dalla cantata di Bach) e coda… tutto in meno di 15 minuti!
La Sonata… è la Sonata. Capolavoro a 360° della letteratura pianistica.
Le fantasie operistiche mostrano un’altra faccia del compositore: un’immaginazione feconda che prende il duetto d’amore dall’opera Les Huguenots di Meyerbeer e il corale luterano dal finale per costruire un palinsesto del melodramma e poi, combinando temi sia dalle Nozze di Figaro che dal Don Giovanni, riesce a fare un discorso morale: con l’innocenza di Cherubino c’è sempre la possibilità di svilupparsi ad un dissoluto come il Don se non si ascolta bene i consigli di un Figaro – musicalmente stupenda la combinazione fra i temi.

Rossana Dalmonte le dedica un saggio molto significativo sull’opuscolo del festival, ci parli  in breve della sua collaborazione con l’Istituto Liszt.
 Ho avuto l’onore di inaugurare il pianoforte Steinway del 1860 all’apertura dell’Istituto e poi ho tenuto quattro masterclass. In collaborazione con la Liszt Society in Inghilterra e la casa editrice
Rugginenti stiamo lavorando ad una collana chiamata “Rarità lisztiane” (è da poco uscito il IV volume) che ha come scopo la pubblicazione di brani sconosciuti e inediti.

Quali sono le principali differenze tra il pubblico dei vari paesi del mondo in cui ha suonato?
 Domanda difficile: fortunatamente sono sempre stato apprezzato dappertutto. Il gusto nazionale può essere diverso ma la musica, essendo un linguaggio universale, non può essere interpretata in maniera diversa da paese a paese e l’artista ha sempre il dovere di proporre il suo programma per il senso di fare musica, senza pensare ad altro.

A proposito di interpretazione, preferisce il modo di suonare imperturbabile, come distaccato, o quello più passionale che coinvolge tutto il corpo?
 Se non c’è bisogno di muovere qualche muscolo meglio mantenerlo rilassato il più possibile.

Egon Petri, Gyorgy Cziffra, Claudio Arrau, Jorge Bolet sono stati tra i più grandi interpreti di Liszt: quale è il Suo giudizio sul loro modo interpretativo?
 Sono tutti grandi, tutti diversi e hanno tutti qualche illuminazione da spartire.

Perché le composizioni di Liszt non sono interpretate, sia in concerto che in CD, con la stessa frequenza di quelle di altri compositori?
 Perchè Liszt, nonostante lo sforzo di molti, rimane mal conosciuto e sottovalutato.

In che misura la musica di Liszt è penalizzata dal virtuosismo e dalla indicazione di un programma o comunque di elementi extramusicali?
Se si sente particolarmente il virtuosismo in un’esecuzione lisztiana, la nave è già affondata e la colpa in questo caso è sempre dell’esecutore. Elementi extramusicali si trovano in quasi tutta la
musica dell’occidente, dal canto gregoriano in poi e il potere che ha la musica, di esprimere qualcosa al di fuori si se stesso, rimane una polemica universale quindi il discorso non riguarda Liszt in particolare ma la musica in generale..

Perché anche a Budapest, nelle orchestrine dei Caffè, si suona (talvolta strimpella) di più la musica di Brahms, che non era ungherese, di quella di  Liszt?
 Se è per questo viene “eseguita” anche musica molto più quadrata, più ordinaria, più facile da capire, usando talvolta solamente temi famosi che non hanno nulla a che vedere con le composizioni originali… alla portata di tutti insomma (basta pensare alla “Czarda” di Vincenzo
Monti, eseguita dappertutto)!!

Dopo l'integrale delle composizioni di Liszt per pianoforte e per pianoforte ed orchestra, ha in programma di completare la registrazione delle composizioni per due pianoforti, per pianoforte a quattro mani, e più in generale di tutte quelle nel cui organico compare il pianoforte?
 Un bel dì, se lo permette la mia casa discografica!

26/08/2005





        
  



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