Donne e ricerca scientifica; alla conquista delle pari opportunità.
Ascoli Piceno | Il campo della ricerca nelle discipline scientifiche no-limits per le donne. Ma le cose stanno cambiando.
di Stefania Mistichelli
Pari opportunità? Tale concetto collocato nel mondo della ricerca scientifica appare ancora purtroppo molto lontano dal diventare realtà. Da uno studio effettuato in collaborazione tra il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e Biosoft sas per conto della Commissione Europea - DG Ricerca&Sviluppo, emerge l'enorme divario esistente nel mondo scientifico tra uomini e donne: considerando un campione di circa 100.000 brevetti e 30.000 pubblicazioni il sesso femminile occupa infatti appena il 25% circa del totale.
Le cose non cambiano se si attraversa loceano; secondo una ricerca presentata a Seattle (Usa) nel corso del convegno annuale dell'American Association for the Advancement of Science (AAAS), la penetrazione delle donne nel mondo accademico in America è ancora bassa: solo il 19,5 per cento dei docenti delle facoltà scientifiche o di ingegneria sono donne e questa percentuale scende al 10,4 per cento nel caso dei professori ordinari. Secondo Patricia Rankin, una ricercatrice dell'Università del Colorado, autrice della ricerca, "Per diventare docenti le donne devono scegliere un percorso perfetto e mai discostarsi da esso". Ad esempio, il fatto di avere un bambino in un momento sbagliato della carriera può risultare fatale. Anzi per il 63 per cento delle donne intervistate la sfida più grande è riuscire a bilanciare gli impegni professionali e quelli familiari.
Inoltre, secondo la sociologa Mary Frank Fox, a livello accademico è meno probabile che ci sia collaborazione nei confronti delle donne scienziato, una cosa che si traduce in un ulteriore ostacolo all'assunzione delle donne, dal momento che nell'assegnare i posti si tiene conto anche delle capacità di stabilire contatti con altri centri di ricerca.
Il dato purtroppo non stupisce più di tanto, non perché le donne non si meritino lo stesso trattamento riservato agli uomini, ma perché in tanti settori le appartenenti al sesso femminile hanno sempre dovuto sgomitare e dimostrare di valere il doppio per ottenere la metà dei riconoscimenti.
A questo proposito si potrebbero citare nomi e cognomi di donne scippate del Premio Nobel, attribuito a colleghi o docenti meritevoli solo del fatto di essere uomini; è il caso di Rosalind Franklin, Jocelyn Bell-Burnell, Lise Meitner e Chien-Shiung Wu. La prima diede un contributo rilevante alla biologia molecolare, fornendo le prove sperimentali della struttura del DNA. Al suo posto ricevettero il Nobel i suoi colleghi Crick e Watson, che realizzarono il modello a doppia elica grazie alle fotografie della diffrazione ai raggi X del DNA scattate dalla Franklin, e a lei sottratta.
La verità fu rivelata solo molti anni dopo, dallo stesso Watson, nel suo libro "La doppia elica", dove lo scienziato autore del furto racconta addirittura l'episodio in termini scherzosi.
Jocelyn scoprì, quando era ancora studente di Astronomia, i pulsar, corpi celesti la cui apparizione fu del tutto inaspettata, poiché non si inserivano nel contesto teorico dell'epoca. Il Nobel per la scoperta fu assegnato al relatore della sua tesi, il professor Anthony Ewish.
Lise fu la prima donna ad ottenere la cattedra di fisica presso una università tedesca. Fornì la prima interpretazione esatta della fissione nucleare, ma il Nobel fu assegnato solo ad Otto Hahn con cui aveva lavorato in questo campo.
Chien-Shiung Wu fu una delle 86 scienziate che parteciparono al Progetto Manhattan. Il suo risultato scientifico più importante fu la dimostrazione, mediante un esperimento da lei sviluppato, che il "principio di parità" fino ad allora ritenuto intoccabile non è sempre valido in campo subatomico. Per questa scoperta il Nobel andò ai suoi colleghi Tsung Dao Lee e Chen Ning Yang.
Indicativo della discriminazione subita dalle donne nel settore della ricerca, e in particolare quella scientifica, è il fatto che il Premio Nobel, istituito nel 1901, è stato assegnato, al 2004, a solo 34 donne, cioè al 4% del campione. Il numero scende a 11 se consideriamo le scienziate che lo hanno ottenuto in discipline scientifiche, nei settori della fisica, della chimica e della medicina.
Tornando alla ricerca del CNR condotta da Fulvio Nardi e Ilaria Tannini Parenti, da essa emerge che per quanto riguarda le sole pubblicazioni scientifiche si può osservare che solo in 3 Paesi europei gli autori donna sfiorano il 30% (Spagna 28,5%; Italia 28,1%; Francia 27,5%), mentre per il resto si attestano intorno al 20% (Svezia19,9%; Gran Bretagna 18,7%; Germania 15,3%;). I motivi di questo divario tra generi non sono solo di tipo accademico ma sono evidentemente legati a variabili di tipo sociale, economico e culturale; infatti per capire meglio quanta strada occorra ancora percorrere per dare alle donne il ruolo che meritano, - chiariscono gli autori dello studio sarà necessario incrociare questi dati con altri indicatori socio economici e, soprattutto, col numero di uomini e donne impegnati nei vari settori della ricerca e sviluppo".
Rincuora sapere però che secondo gli ultimi dati del rapporto annuale 2004 sullo stato delle Università, pubblicato dal Comitato Nazionale per la Valutazione del Sistema Universitario le donne aumentano non solo tra gli studenti, ma anche tra i docenti; nella categoria dei professori ordinari, la presenza delle donne è pari al 16%, mentre tra i più giovani, i ricercatori, supera il 43%.
Daltra parte, nonostante le donne fino alla seconda metà dellOttocento non abbiano avuto accesso al sapere matematico accademico, nei secoli nei donne hanno sempre dimostrato di essere competitive nel campo della ricerca alla pari degli uomini; esistono esempi di scienziate sin dalla cultura egizia, per arrivare alla Grecia antica che ci ha tramandato i nomi di Artemisia ,che faceva lerborista, e di Agnodice, che faceva la medichessa; entrambe vissero verso il 4°-3° sec. a.C.
Ma non dobbiamo andare così lontano per trovare esempi illustri di scienziate che hanno dato il loro rilevante contributo al progresso scientifico e tecnologico: basti pensare alle Ragazze dellEniac (Electronic Numerical Integrator and Computer). Si tratta del gruppo di ricerca che produsse i primi programmi per il primo computer della storia; erano Kay Mauchley Antonelli, Jean Bartik, Betty Holberton, Marlyn Meltzer, Frances Spence e Ruth Teitelbaum.
Fortunatamente gli ultimi decenni, come si diceva, stanno vedendo un lento conquista da parte delle donne di un ruolo paritario; da ricordare a questo proposito che dal 1992, poi, per affrontare in modo coordinato ed efficace questo problema, è nato a il Valencia Forum Internazionale delle donne del Mediterraneo, unorganizzazione non governativa Unesco e Ecosoc; si tratta di una rete di donne che mira a favorire lo scambio e la collaborazione tra donne delle rive del Mediterraneo nel campo delleducazione, la scienza, la cultura e la comunicazione, a favore della pace e della promozione dei diritti umani.
Da citare infine luscita in libreria di un saggio di Gabriele Lolli, edito da Bollati Boringhieri, dal titolo La crisalide e la farfalla. Donne e matematica. Il testo confuta lidea secondo cui le donne non sarebbero inclini al pensiero astratto, perpetuata dalla battuta attribuita ad Hermann Ewyll secondo cui "solo due donne matematiche nella storia, Sofja Kovalevskaja ed Emmy Noether: la prima non era una matematica, la seconda non era una donna"; al contrario secondo lautore non solo la matematica è una scienza particolarmente adatta alle donne, femminili o mascoline, madri o single che siano, ma questa disciplina negli anni ha perso moltissimo a causa dellostracismo inferto al sesso debole in questo campo.
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13/08/2005
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