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“Il Lavoro Tra Noi”

Ascoli Piceno | L’Onorevole Gasparoni “Creare un sistema produttivo che abbia la capacità di creare ricchezza, sviluppo e lotta alla contraffazione”

di Federico Biondi


Un dibattito ampio e articolato dove ognuno dei presenti ha dato il proprio contributo frutto della proprie esperienza nel settore. Ha moderato il dibattito Mario Lazzari che lascia subito la parola al vice presidente della provincia di Ascoli Piceno e assessore alle politiche attive del lavoro Emidio Mandozzi. I toni diventano imperativi con il segretario regionale della Uil Riccardo Morbidelli che guarda al governo che verrà e alla sua capacità di dare una svolta significativa alla situazione del mondo del lavoro, per riuscire a governare un cambiamento che ormai è di scala mondiale.
 
Quindi per il segretario della Uil mantenere competitivo il nostro sistema produttivo significa dare speranza anche ai paesi in via di sviluppo come la Cina, l’India e i paesi dell’est europeo. Il presidente dell’Assindustria Federici ricorda che due dei tre settori produttivi della provincia di Ascoli Piceno soffrono di una crisi strutturale e non congiunturale e di come le aziende che anni addietro investirono nel territorio Piceno grazie alla cassa del mezzogiorno oggi strizzano l’occhio a quei territori oltre frontiera che offrono sgravi fiscali e un diverso mercato del lavoro.
 
Quindi la fuga per delocalizzare e nel migliore dei casi internazionalizzare le aziende per luoghi dove la manodopera ha un costo inferiore e dove gli stati sovrani ospitanti applicano meno controlli (ambientali, sanitari, igienici e con una meno restrittiva legge sul luogo del lavoro). La globalizzazione per il presidente dell’Assindustria di Ascoli Piceno è un problema per le aziende Picene, è come gareggiare in una competizione automobilistica con due automobili di diversa cilindrata.
 
Questo fuggi-fuggi è frutto della natura dell’essere umano e della sua voglia di percorrere sempre le strade più brevi e a volte più facili, sta di fatto che il Piceno ha perso importanti fette di mercato, ma le istituzioni hanno il diritto di difendere e di creare lavoro ma qui il presidente alza i toni e dichiara che a crearlo sono proprio gli imprenditori. Poi fa esempi, pone delle domande. Quale turismo vogliamo fare? L’amministrazione provinciale cosa vuole fare? E parla di campi da golf e villette a schiera come a San Remo in Liguria.
 
Parla degli addetti ai lavori (operai e maestranze) e della necessità di scovare i fannulloni, coloro che si ammalano e fanno scendere vertiginosamente la competitività e la produzione delle aziende, “Io difendo la categoria degli imprenditori. Bisogna stanare chi non ha voglia di lavorare – e conclude – per creare qualcosa di nuovo dobbiamo riconvertire e dare possibilità strategiche”.
 
Il segretario regionale della Cisl Franco Patrigniani spiega ai presenti l’utilità dell’accordo del 18 marzo con la Confindustria, Confartigianato, Cia e le associazioni sindacali per l’istituzione di un centro di elaborazione dei dati sul mondo del lavoro, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Quindi venire a conoscenza del ruolo che hanno i lavoratori all’interno delle aziende. “Il lavoro è la principale attività dell’essere umano – dice Patrignani che aggiunge ribattendo a Federici – e ciò che non fa decollare il nostro sistema produttivo non è l’assenteismo sul mondo del lavoro”.       
 
Ricorda come nel mondo produttivo marchigiano composto per lo più da piccole aziende negli anni passati una forte coesione sociale univa il mondo imprenditoriale e i lavoratori. Una fiducia che ha spinto i lavoratori a fare dei sacrifici (prolungare le ore di lavoro e impegnarsi anche nei giorni feriali). Se questa coesione sociale viene a mancare è possibile in futuro che ci siano dei mercenari del lavoro come già accade in alcuni settori.
 
Il segretario regionale della Cgil Gianni Venturi è realista, “Oggi siamo dentro il declino industriale che non coinvolge solo le grandi industrie, ma di fronte ad una crisi che del sistema delle imprese diffuse, dei distretti industriali. Dati alla mano nel 2004 e nella metà del 2005 moltissime sono le aziende che hanno avviato processi di mobilità e cassaintegrazione, prima più frequenti nel sud ma che adesso investono anche il nord delle Marche.
 
Conclude il segretario della Cgil dichiarando che è una crisi senza precedenti, che c’è bisogno di una seria e credibile politica industriale con una nuova centralità del lavoro, quindi rivedere la Legge 30 dato che la flessibilità si riduce in precarietà e riequilibrare il sistema fiscale dato che in Italia il lavoro è tassato al 40% mentre le rendite al 12%, altrimenti “l’Italia rischia di diventare una Repubblica fondata sulle rendite”.
 
L’onorevole Gasperoni esordisce con “Il premier aveva promesso il miracolo economico, la nostra economia sta arretrando e perdendo fette di mercato estero, comunque tutte le colpe non possono essere attribuite a Silvio”. Comunque dal discorso si evince che in questo momento c’è qualcosa che non funzione come dovrebbe, è aumento il debito pubblico e la disoccupazione, il potere di acquisto, la competitività, le imprese sono state abbandonate a se stesse e ciò è anche colpa dell’ex presidente della Confindustria D’Amato.
 
“Il lavoro è autonomia, autodeterminazione. La precarietà non fa progettare il futuro ai giovani d’Italia, toglie la dignità alle persone. Questo è accaduto perché il centro destra invece di rilanciare i meccanismi dello sviluppo per una nuova crescita economica ha preferito una precarietà lavorativa strutturale” conclude l’Onorevole Pietro Gasperoni.

10/09/2005





        
  



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