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Coppie di fatto: strumentalizzazioni o solidarietà?

Ascoli Piceno | L’Assessore Gobbi sulle agevolazioni provinciali ai conviventi.


Ci sono questioni che per la loro importanza sociale vanno aldilà delle parti. E perciò meritano chiarezza e debbono essere sottratte alle strumentalizzazioni, specie quando queste risultino  tutte interne alle logiche di funzionamento del recinto politico locale. Fra esse certamente quella delle coppie di fatto che sarebbe preferibile chiamare, per il valore solidale ed esteso  del termine,  convivenze.

Parliamone con realismo, come è richiesto ogni qualvolta si voglia contribuire a risolvere  problemi, e non a confrontare preconcetti,  e come autorevolmente  ci invita  a fare il vescovo Montevecchi. Qualche dato: le famiglie  costituite da persone sole sono oggi in Italia il 25,4% (+ 4% rispetto al 1994) e nelle Marche ben  il 27%. Si tratta di  donne ed uomini anziani (spesso soli non per scelta), vedovi,  separati, ma pure di giovani che non soltanto  per spirito di indipendenza e di autonomia,  ma anche  per esigenze di lavoro, per regole di carriera e soprattutto per insicurezza economica, precarietà di prospettive e timore del futuro intraprendono un percorso biografico solitario, caricando esclusivamente su di sé l’impegno del vivere nella complessità del presente.

Altra scelta fanno coloro che sono uniti da legami affettivi e di solidarietà all’interno dei  circa 2 milioni di nuclei familiari conviventi stimati a tutt’oggi in Italia, di cui 10.321 nelle Marche e 1686 nella provincia di Ascoli Piceno alla data del censimento 2001.  Seppure non sancite dal matrimonio, le convivenze declinano, in modo rinnovato nell’attuale  contesto storico, la cultura ed i valori propri della famiglia,  assumendone l’impegno  alla reciprocità della cura  e del sostegno nonché la socializzazione dei beni e delle risorse. Esse  rispondono in modo solidale non solo ai mutamenti sociali ma anche a quelli demografici (allungamento della vita, invecchiamento della popolazione, etc.). Come mostrano i più recenti studi sociologici, infatti,  attualmente  convivono sotto lo stesso tetto sì giovani coppie ma anche  nonni e nipoti, sorelle, fratelli, persone di entrambi i sessi legate da relazioni amicali che cercano di ritessere quella trama sociale di base oggi stracciata  dalla cultura dell’individualismo esasperato, dalle politiche economiche e dall’indebolimento del welfare.

E’ riconoscendo che accanto alla famiglia sancita dal matrimonio risulta presente appunto   questo mondo articolato e complesso, con le sue risposte in qualche modo solidali, che la giunta provinciale ha deliberato di estendere le agevolazioni per la prima casa anche ai conviventi. Ognuno comprende –  purché abbandoni l’ottica strumentale e di parte con cui l’opinione pubblica è stata avvicinata alla decisione provinciale-  come non si possa far coincidere il suesposto  percorso logico e decisionale con la volontà di  legittimare il matrimonio fra gay. A meno che non si chiedesse che, onde evitare la possibile presenza di coppie dello stesso sesso fra le convivenze  ammesse al bando, queste venissero espressamente discriminate: ma allora chiedo: che fine avrebbero fatto lo stato di  diritto ed il principio costituzionale che riconosce l’eguaglianza di tutti i cittadini dinanzi alla legge senza alcuna distinzione, compresa quella di sesso?

20/09/2005





        
  



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