Cerchi lavoro?

Hai un lavoro precario con un contratto dubbioso?

Sei donna, madre di famiglia e hai bisogno di più tempo libero a disposizione?

Se hai risposto “si” ad una di queste domande, avresti dovuto partecipare ieri pomeriggio all’incontro sul lavoro flessibile che si è tenuto alla scuola di polizia a Fermo.

 

Due bravi e giovani  avvocati, Egle Di Giovanni ed Elisabetta Lucidi, si sono prese la briga di scardinare e spiegare la legge che coordina il mondo del lavoro, la 30 del 2003.

Il tutto è stato raccolto in un opuscolo, e presentato ieri pomeriggio con la collaborazione della dottoressa Valentina Forti.

 

Nelle primissime pagine si legge: “Prima della legge delega n. 30 del 2003 il Governo, nel “Libro bianco” di ottobre 2001, ha esaminato la situazione del mercato del lavoro in Italia, prendendo atto delle sue caratteristiche e delle sue difficoltà ed individuando le politiche da adottare in attuazione degli indirizzi comunitari per ottenere una maggiore e migliore occupazione”.

 

Con questa legge si sono mutuati dal resto dell’Europa e dell’America, contratti lì in uso da tempo.

Per esempio il contratto ripartito (o job sharing): due perone si smezzano il lavoro e conseguente paga. Il part-time è conosciuto anche da noi ma solo l’8,6% ne fa uso, contro il 20% del resto d’Europa. Un’altra nuova formula è il lavoro intermittente (o job on call), sostituisce il lavoro interinale: “Prevede tempi di lavoro determinati, durante i quali la persona – se rimane a disposizione - riceve una adeguata indennità”.

 

Sono diverse le modalità contrattuali proposte da questa legge, che permetterebbero di lavorare e conservare un discreto tempo libero per gestire i propri affari: famiglia, studio, un secondo lavoro…

 

Durante l’incontro sono emerse polemiche, perché con un lavoro dimezzato anche lo stipendio lo è, e quindi inadatto a far quadrare il bilancio economico familiare.

Insomma il lavoro è flessibile, ma questa è una comodità solo per l’impresa, che può garantire poco lavoro e come vuole.

Abbiamo sì importato dall’Europa forme lavorative più moderne, ma abbiamo dimenticato di importare la modalità che garantisce il diritto al lavoro, dal punto di vista del lavoratore.

L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro. Ma se la maggior parte della gente non lavora che fine fanno le fondamenta?

Molte le polemiche e tanta anche la rabbia, ma poca, veramente poca la gente ad interessarsi del problema.

 

Ripropongo il titolo di questo opuscolo informativo sulla legge che oggi regola il lavoro in Italia: “Lavoro flessibile: nuove opportunità di occupazione anche per le donne? guida pratica alle forme di lavoro flessibile regolamentate dalla Legge 30/2003”.

Presto sarà on-line e quando scorgerete una locandina che pubblicizza tale incontro, non girate lo sguardo, perché si parla di noi e soprattutto c’è qualcuno che s’è preso la briga di aiutarci a capire ciò che da noi in Italia non funziona.

 

Per informazioni rivolgersi a:

Ufficio del Consigliere di Parità

Tel. 800 215809

e-mail segreteria.parita@provincia.ap.it