Affrontare il prossimo passaggio elettorale locale risulterà per me, come per molti sambenedettesi, particolarmente difficile. Due sono le motivazioni:

1) La prima riguarda dover rispettare il “clichè” che prevede la demonizzazione dell’avversario, dall’ebraico “Satana”, quando con l’avversario Gaspari ho condiviso, per più di quattro anni, molte vittoriose battaglie in Consiglio comunale;

2) La seconda concerne l’aspetto opposto e, cioè, dover venire a patti politico-programmatici con ex amici di cordata con i quali da più di quattro anni sono stato in aspro conflitto. Il fatto che, come dice Carlo Galli, “l’amico reca il nemico in sé”, non tacita ancora la mia coscienza, non tacita la coscienza di molti. Pur essendo razionalmente consapevole che il nemico è legato alla nostra identità non solo in quanto la fa essere, ma anche in quanto la fa – potenzialmente – non essere, non ritengo di poter accettare la proposta dell’UDC per ricreare un tavolo al quale possano sedersi, oltre ai partiti della Casa della Libertà, i vari “Forlì, Baiocchi, Rosini, Martinelli”.

Ma se l’amico reca in sé il nemico e il nemico (o avversario) non è quel demone che la credulità popolare ci fa credere, quale la via da percorrere?

Per il bene della Città ho ritenuto, e con me altri uomini della società politica e della società civile locale, di doversi attenere a quanto poeticamente intuito da Mario R. Stern (nella sua opera la parola “nemico” è una parola assente) e assumere una dimensione umana e politica dove l’unica meta sarà la moralizzazione dell’azione politico-amministrativa locale e la istituzione di meccanismi che consentono di anteporre, senza titanico sforzo di ciascuno di noi, il bene generale all’interesse particolare.

La Coalizione di Centro, equidistante dai Poli, ha questa precisa motivazione d’essere.

* Nuova Alleanza Sambenedettese