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"9 vite da donna"

Ascoli Piceno | Secondo appuntamento del Cine Club con l'ultima opera di Rodrigo Garcìa

Le storie di nove donne si incrociano e si sfiorano senza mai incontrarsi, ci vengono mostrate una dopo l'altra, alle prese con le complessità della vita... Sandra (Carrillo) è in carcere e cerca di avere un colloquio con la figlia; Diana (Wright Penn) è incinta e incontra il suo ex al supermercato; Holly (Hamilton) va a fare i conti col patrigno; Sonia (Hunter) mette in imbarazzo il marito davanti agli amici ricchi; Samantha (Seyfried) deve scegliere fra l’università e il suo ruolo di baricentro della famiglia sfasciata; Lorna (Brenneman) va al funerale della nuova moglie del suo ex marito e lo consola a modo suo; Ruth (Spacek) ha un appuntamento con l’amante; Camille (Baker) sta per essere operata di un cancro al seno; Maggie (Close) fa un picnic al camposanto con la nipotina.

Nove momenti nelle vite di donne assai diverse per ceto, età, razza; nove piani-sequenza che servono a fornire uno spaccato emozionale di punti di svolta nelle vite (sempre tragiche) dei personaggi.
 
L'ultima opera di Rodrigo Garcìa (il regista dello stupendo Le cose che so di lei, vincitore nella sezione Un certain regard a Cannes nel 2000), è stata presentata al 58mo Festival Internazionale di Locarno ove ha vinto il Pardo d'Oro 2005 per il miglior film e per la migliore interpretazione femminile (a tutte e nove le attrici).

Come direttore di attori, in effetti, Garcìa non teme rivali: raramente è visibile un insieme di performance a così alto livello come accade in questo lavoro. Nove attrici dal talento portentoso, una più brava dell’altra, e da cui il regista colombiano riesce a trarre il meglio, regalandoci con sensibilità introspettiva nove ritratti non facilmente dimenticabili.

Garcìa si sofferma sulla vita di nove donne, narrata in piano sequenza in nove episodi: nove personaggi diversi, tutti colti in un momento fondamentale della loro esistenza «Bastano pochi minuti della vita di una persona. Lavoro sulla miniatura, sul racconto, come Cecov, Joyce, Borges, Carver: la tensione è nella brevità» ha dichiarato il regista.

Il film si rivela un mosaico struggente e ben scritto di ritratti femminili in una sola ripresa senza "stacchi" e con una macchina da presa sempre in movimento: non un semplice virtuosismo tecnico, ma un mezzo per esaltare la bravura degli interpreti e per meglio farci entrare nel percorso esistenziale dell‘universo femminile. Un film frammentato che, proprio per questo, non soddisfa pienamente ma che conferma nel figlio di Gabriel García Márquez una sensibilità femminile non comune e una notevole profondità d’autore.

17/10/2005





        
  



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