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Il Parlamento e il Governo ascoltino la voce delle Università italiane

| MACERATA – I Rettori delle Università italiane chiedono che Parlamento e Governo si confrontino ancora in maniera approfondita sullo stato giuridico dei docenti con il sistema delle Università italiane.

Nel momento in cui il Parlamento avvia la discussione della Legge Finanziaria e la Camera dei Deputati riprende l’esame del disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti, i Rettori delle Università italiane chiedono che Parlamento e Governo si confrontino ancora in maniera approfondita su questi temi con il sistema delle Università italiane.
 
Le posizioni espresse dai Rettori hanno l’unico fine assicurare una migliore funzionalità scientifica e didattica degli Atenei. E questo mediante
 - un sistema di reclutamento davvero fondato sul merito e sulla valorizzazione delle capacità;
- la previsione di reali possibilità di accesso e di posizioni stabili  per i giovani studiosi più preparati;
- la valorizzazione delle posizioni di chi già lavora da anni con impegno in condizioni sacrificate;
- l’introduzione a tutti i livelli di un serio e autonomo sistema di valutazione al quale progressivamente commisurare la distribuzione delle risorse.
 
I Rettori ribadiscono il proprio giudizio negativo sul disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti per i suoi contenuti. Esso fa ricadere sugli Atenei tutti gli oneri finanziari aggiuntivi indispensabili per dare effettivo seguito alle norme previste. I Rettori sono in ogni caso disponibili a considerare le eventuali modifiche al testo approvato dal Senato.
 
I Rettori esprimono vivo allarme per la Legge finanziaria, pur riconoscendo che nella attuale versione essa contiene alcuni provvedimenti apprezzabili (deducibilità fiscale delle donazioni, abrogazione della tassa sui brevetti, esclusione dell’imposta sui redditi da proventi commerciali, eventuale destinazione della quota del 5 per mille alla ricerca). Se venisse approvata nella versione proposta essa infatti:
- lascerebbe a carico dei bilanci degli Atenei gli oneri derivanti dagli adeguamenti stipendiali fissati dal Governo per il personale docente e tecnico-amministrativo: circa 210 milioni di euro;
- prevederebbe una diminuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario di 55 milioni di euro rispetto allo scorso anno;
- non attribuirebbe i finanziamenti necessari al mantenimento dei fondi per la ricerca (PRIN e FIRB);
- ridurrebbe ulteriormente di 60 milioni di euro (su 150) il fondo per l’edilizia universitaria, azzerando lo stanziamento per il prossimo biennio;
- stabilirebbe il versamento allo Stato degli importi accantonati in seguito al decreto taglia-spese del 2002;
- prevederebbe un incremento inadeguato del fondo destinato alle Università non statali a fronte di una non programmata crescita delle stesse;
- manterrebbe l’IRAP all’8,50% senza alcuna riduzione dell’imponibile, in particolare di quello delle spese per la ricerca.
 
Di fronte al perdurare di questa inaccettabile situazione - dovuta anche al combinarsi degli effetti negativi dei due provvedimenti - oggi, mercoledì 19 ottobre 2005, gli Organi accademici delle Università italiane, rappresentate dai Rettori che firmano questo appello, discuteranno e approveranno la mozione già approvata all’unanimità dall’Assemblea straordinaria della CRUI il 13 ottobre scorso.
 
Ancora una volta l’invito che, nell’interesse degli studenti, delle loro famiglie e dell’intero Paese, proviene dai Rettori e dalle comunità accademiche è che il Parlamento e il Governo ascoltino la voce delle Università italiane.

19/10/2005





        
  



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