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Internet: un funzionamento semplice

San Benedetto del Tronto | Il WWW rappresenta uno spazio definito all’interno dell’enorme network d’interconnessione che unisce computer diversi e distanti tra loro e che oggi conosciamo con il nome di Internet, o Rete.

di Antonio Morelli

Parliamo di spazio, poiché è difficile definirlo altrimenti; infatti, non si tratta di un oggetto fisico e nemmeno un’entità riconducibile a confini geografici, bensì è un sistema di presentazione e soprattutto d’interconnessione tra le informazioni concepito in modo da favorire il passaggio automatico da un documento all’altro e consentire la navigazione in un grande mare informativo senza nessun altro strumento di orientamento se non quello che compare di volta in volta sul nostro schermo.

Il WWW fa parte di Internet, ma comprende solo una parte delle risorse disponibili di quest’ultima, ecco perchè lo definiamo come uno degli spazi contenuti all’interno del grande universo Internet, il quale a sua volta fa parte di un contesto ancora più grande che unisce diversi sistemi per lo scambio di informazioni elettroniche ( la cosiddetta matrice – matrix).

Nella proposta originaria, veniva descritta nel dettaglio l’utilità di avere un sistema che fosse facile da consultare su qualsiasi tipo di computer o terminale, nel quale fosse possibile eseguire ricerche in elettronico e che creasse una connessione il più fitta possibile tra documenti pubblici e privati, al fine di facilitare e incoraggiare la navigazione tra questi ultimi.

L’attuale forma del WWW rispecchia queste specifiche iniziali e può essere suddivisa in tre componenti essenziali: ipertesti, Internet e multimedialità.
Internet, sinteticamente, costituisce la nervatura di un sistema di comunicazione attraverso cui milioni di persone in tutto il mondo accedono ad informazioni sparpagliate in tutto il mondo.
Per multimedialità, si intende sinteticamente l’unione di grafica, filmati e suoni all’interno del medesimo documento.

Il concetto di ipertesto merita una descrizione più approfondita anche perché è quello che im misura maggiore caratterizza il www come sotto- insieme di Internet; non a caso, il www viene anche definito iperspazio.

Il concetto di ipertesto ha trovato la sua prima formulazione precisa negli anni settanta ; un ipertesto si compone di una serie di documenti ciascuno dei quali deve contenere almeno un riferimento ad un altro dei documenti che compongono l’insieme.

Il riferimento ( detto iperlink o collegamento ipertestuale) deve essere evidenziato in qualche modo rispetto al resto del testo. Ad esempio, può essere una frase sottolineata oppure scritta in grassetto, un brano di colore diverso, oppure può essere un elemento grafico.
Il collegamento viene attivato selezionandolo con il mouse e questa azione ci fa passare all’altro documento che può trovarsi sul nostro computer, sul server cui siamo collegati o addirittura su un altro server.

Il salto può anche essere ad un’altra sezione dello stesso documento su cui già ci troviamo; un sistema ipertestuale ben fatto prevede che nel documento in cui si arriva ci dovrebbe essere un collegamento analogo per quello da cui proveniamo.
Poiché tuttavia nel mondo della Rete questo non è sempre attuato, è compito del Browser compensare questa eventuale mancanza tenendo traccia del percorso e permettendo in qualsiasi momento di muoversi a ritroso.
Parlando di documenti multimediali, il collegamento può portarci in ogni genere di contenitore e produrre le risposte più diverse ( testo, documenti grafici, ma anche brani musicali e video); questa comunione di elementi ibridi ma tra loro interconnessi viene comunemente definita hipermedia.

L’elemento cardine per il funzionamento del World Wide Web è il protocollo http ( Hypertext Tranfer Protocol): si tratta di un protocollo molto semplice che regola l’interazione tra il nostro browser e il particolare server con cui quest’ultimo di volta in volta si connette a seguito di una nostra richiesta diretta oppure seguendo un rimando ipertestuale. La transazione tra queste due entità si svolge in quattro fasi: connessione, richiesta del documento, risposta e disconnessione.

Le prime tre di solito sono segnalate nella finestra del browser con scritte che ci indicano cosa sta succedendo; nella richiesta il browser specifica al server quale protocollo deve essere utilizzato ( http oppure ftp o altro ancora), poiché lo stesso browser può essere utilizzato per collegarsi anche con siti che non fanno parte del World Wide Web e che offrono servizi Internet più tradizionali, come appunto lo scaricamento di file attraverso il protocollo ftp ( File Transfer Protocol).

Dopo che la pagina è giunta sulla nostra macchina, la connessione con il server si interrompe e va ripresa quando si chiede di passare a una seconda pagina sul medesimo server oppure ad un secondo server; questo talvolta vale anche per il percorso a ritroso, dove si chiede di visualizzare una seconda volta una pagina che avevamo già visto.
L’eventuale presenza di grafica rende questo andirivieni abbastanza lento, poiché tutte le volte gli elementi grafici devono essere scaricati di nuovo; una soluzione pratica adottata per eliminare ciò consiste nel creare una cache sul disco della nostra macchina o sul server che fa da gateway ( porta di accesso verso internet).

In tal modo, ogni volta che chiediamo una pagina già vista la caricheremo dal nostro disco locale oppure dal disco del server vicino anziché richiamarla dalla rete.

I software di cache sono entità diverse dai browser e perciò bisogna procurarseli separatamente.
Il documento che circola sulla rete quando si è connessi ad un server Web ha un formato particolare e usa al proprio interno una serie di codici che dicono al browser come visualizzare il testo e le immagini che vi sono associate.

Il più diffuso tra i linguaggi usati per questa codifica è l’html ( Hypertext Markup Language – Linguaggio per la codifica degli ipertesti attraverso marcatori ) che costituisce una versione semplificata dell’sgml ( Standard Generalized Markup Language – Linguaggio di codifica standard); anche qui l’attenzione è posta sulla semplicità; l’html infatti prevede un massimo di 37 marcatori e chiunque può imparare ad utilizzarli visto che richiamano lo stesso metodo di codifica in uso sui vecchi wordprocessor per DOS, dove il marcatore indicava la caratteristica di tutte le parole che lo seguivano ( diceva ad esempio che erano in corsivo) e doveva essere seguito da un altro marcatore che ne annullava l’effetto.

La diffusione di Internet sta per trasformare in realtà l’obiettivo di offrire a chiunque l’accesso ad una gigantesca biblioteca di dati e di informazioni digitalizzati ( la cosiddetta WWW Virtual Library), che spaziano dai comunicati pubblicati dalle aziende sui propri prodotti fino a versioni digitalizzate di testi classici della letteratura e della scienza, da nozioni spicciole di ogni natura a programmi. Il problema, talvolta. è come reperire l’informazione o il dato a noi necessario nella miriade di elementi di cui si compone la Rete; il collegamento ipertestuale, tecnicamente strumento idoneo allo scopo, può talvolta essere fuorviante o poco utile, così come la risposta di un motore di ricerca, ovvero un sistema che consente dal nome di un oggetto di arrivare alla individuazione di tutti i dati potenzialmente disponibili sulla rete connessi a quell’oggetto; la ricerca su Internet richiede anche abilità e perizia tecnica, al fine di non trasformare tutto in una rincorsa a dati inutili, insignificanti e talvolta dannosi.

23/10/2005





        
  



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