Prosegue il dibattito al convegno di Ancona
| ANCONA - Leon: Il duopolio televisivo impoverisce la cultura.
convegno di Ancona CULTURA
Assente, per impegni di carattere istituzionale, il presidente della Giunta regionale Gian Mario Spacca, che tuttavia ha ribadito, con un telegramma, l’impegno del governo marchigiano per lo sviluppo della cultura, il convegno di Ancona sui rapporti tra economia e cultura si è aperto con il saluto del sindaco della città e presidente dell’Associazione Teatro delle Muse, Fabio Sturani,che non ha lesinato critiche alla scelta del governo di ridurre del 35 per cento il Fondo unico per lo spettacolo (Fus).
Un taglio di 62 milioni di euro, ai quali si aggiungono altri 96 milioni di euro derivanti dalla riduzione degli investimenti del ministero per la cultura. A queste scelte “sciagurate”, Sturani ha contrapposto quelle virtuose del Comune di Ancona che, negli ultimi dieci anni, ha raddoppiato le spese per la cultura, oggi di poco inferiori al 5 per cento .”Una linea – ha detto - in netta controtendenza, rispetto a quella del governo nazionale, supportata anche dal costante impegno per la Fondazione Teatro Stabile delle Marche, per la Fondazione Teatro delle Muse e l’istituenda Fondazione delle Mole, per la cui ristrutturazione il Comune ha impegnato, grazie anche al contributo dei privati, una somma di 12 milioni di euro.
I lavori del convegno sono proseguiti con l’intervento di Pietro Marcolini, assessore regionale al Bilancio, il quale ha sottolineato l’esigenza di approfondire la riflessione sulle cosiddette “produzioni immateriali” Il mercato culturale – ha precisato - è uno dei mercati in più forte espansione, ma sul piano della programmazione è ancora prigioniero di una logica puntiforme”. I beni culturali possono dare un contributo importante alla crescita economica e sociale delle Marche, ma per far questo è necessario puntare sull’innovazione tecnologica, sulla ricerca scientifica e sull’elaborazione di un piano strategico delle risorse comunitarie”.
Molto interessante la relazione di Paolo Leon, ordinario di economia pubblica presso l’Università degli studi di Roma Tre, che si è soffermato sulla crisi profonda in cui versa l’industria culturale. Leon ha ricordato che, nel decennio 1990-2000, la spesa pubblica per la cultura è aumentata del 40 per cento, dieci punti in più rispetto a quella dei privati, e che l’incremento della pubblicità è stato del 60 per cento: a tutto questo non ha però corrisposto un aumento significativo della fruizione dell’offerta culturale, segno – ha commentato - che “il duopolio televisivo impoverisce tutto il resto dell’economia e che bisognerebbe non aumentare l’offerta, ma stimolare la domanda”.
Leon ha polemicamente aggiunto che, invece di tagliare le risorse del Fondo unico per lo spettacolo, si sarebbero dovuti aumentare i contributi per le concessioni televisive, ridicolmente bassi, rispetto ad altri paesi dell’Europa. Ma il vero problema - ha concluso-- è l’aumento vertiginoso della precarietà dei 385 mila occupati nel settore.
Un taglio di 62 milioni di euro, ai quali si aggiungono altri 96 milioni di euro derivanti dalla riduzione degli investimenti del ministero per la cultura. A queste scelte “sciagurate”, Sturani ha contrapposto quelle virtuose del Comune di Ancona che, negli ultimi dieci anni, ha raddoppiato le spese per la cultura, oggi di poco inferiori al 5 per cento .”Una linea – ha detto - in netta controtendenza, rispetto a quella del governo nazionale, supportata anche dal costante impegno per la Fondazione Teatro Stabile delle Marche, per la Fondazione Teatro delle Muse e l’istituenda Fondazione delle Mole, per la cui ristrutturazione il Comune ha impegnato, grazie anche al contributo dei privati, una somma di 12 milioni di euro.
I lavori del convegno sono proseguiti con l’intervento di Pietro Marcolini, assessore regionale al Bilancio, il quale ha sottolineato l’esigenza di approfondire la riflessione sulle cosiddette “produzioni immateriali” Il mercato culturale – ha precisato - è uno dei mercati in più forte espansione, ma sul piano della programmazione è ancora prigioniero di una logica puntiforme”. I beni culturali possono dare un contributo importante alla crescita economica e sociale delle Marche, ma per far questo è necessario puntare sull’innovazione tecnologica, sulla ricerca scientifica e sull’elaborazione di un piano strategico delle risorse comunitarie”.
Molto interessante la relazione di Paolo Leon, ordinario di economia pubblica presso l’Università degli studi di Roma Tre, che si è soffermato sulla crisi profonda in cui versa l’industria culturale. Leon ha ricordato che, nel decennio 1990-2000, la spesa pubblica per la cultura è aumentata del 40 per cento, dieci punti in più rispetto a quella dei privati, e che l’incremento della pubblicità è stato del 60 per cento: a tutto questo non ha però corrisposto un aumento significativo della fruizione dell’offerta culturale, segno – ha commentato - che “il duopolio televisivo impoverisce tutto il resto dell’economia e che bisognerebbe non aumentare l’offerta, ma stimolare la domanda”.
Leon ha polemicamente aggiunto che, invece di tagliare le risorse del Fondo unico per lo spettacolo, si sarebbero dovuti aumentare i contributi per le concessioni televisive, ridicolmente bassi, rispetto ad altri paesi dell’Europa. Ma il vero problema - ha concluso-- è l’aumento vertiginoso della precarietà dei 385 mila occupati nel settore.
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18/11/2005
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