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Fermo | Incontro tra le autorità politiche e sanitarie per discutere dell’importanza del volontariato

di Francesca Ripa

I rappresentanti dell’Avis, Admo, e Aido hanno incontrato ieri sera alla Sala dei Ritratti del Palazzo dei Priori i rappresentati del sistema sanitario e le autorità politiche. Si è parlato di solidarietà e della generosità dei donatori. 

Dopo il saluto del Sindaco Saturnino Di Ruscio, Guido Natale, direttore del centro trasfusione di Fermo, ha rilevato l’importanza del volontariato perché non esistono, e probabilmente non esisteranno mai, tecnologie capaci di sostituire il sangue, il midollo, e gli organi. Materia prima per la pratica sanitaria e disponibile solo grazie alle generosità dei donatori.

Sulla stesa linea sono state le parole di Almerino Mezzolani, assessore regionale della sanità. “Le associazioni rivendicano un ruolo importante, e hanno tutto il diritto di chiederlo. Non credo possa esserci nessuna amministrazione pubblica che possa sopperire il ruolo grande dei volontari. Dietro l’azione di un volontario c’è un gesto di generosità. Sacrificare se stessi per essere utile all’altro. Le più alte tecnologie non possono sostituire il cuore dei volontari”.

Piero Leoni, direttore della clinica ematologia università di Ancona, non può che non essere d’accordo. “Ringrazio i donatori, perché senza di loro io non potrei lavorare, non potrei curare i pazienti, fare trapianti. Niente, non potrei fare niente”.

Più polemico è l’intervento di Remigio Ceroni, consigliere regionale e vice presidente della commissione sanità. Ha ringraziato il lavoro dei volontari, ma nonostante i 40.000 soci dell’associazione “si deve fare di più soprattutto migliorando la comunicazione per sensibilizzare la gente”. Non ha risparmiato denunce nei confronti del sistema sanitario, ricordando i 250 miliari spesi per i pazienti che scelgono di curarsi in altre regioni. “I sondaggi -ha ricordato Ceroni- dicono che i due terzi della popolazione non è soddisfatto della sanità”. Ha continuato ribadendo che l’ospedale di Fermo da 25 anni è un continuo cantiere, che i soldi stanziati dal governo non vengono ben spesi e utilizzati come dovrebbero.

Le parole di Tiziana Bentivoglio, direttore ASUR “zona territoriale 11”, di Fermo, sono per il recupero dell’umanizzazione perché il lavoro dell’operatore della sanità non è un lavoro qualunque, ha a che fare con i momenti più difficili di una persona.

Grazie ai criteri di sicurezza adottati dal centro di trasfusione, che ha permesso di selezionare i donatori, il plasma delle Marche è risultato essere il più buono d’Europa, è diventato lo standard europeo di riferimento per i medicinali ricavati dal plasma. A dare questa notizia, motivo d’orgoglio per tutti i presenti in sala, è Mario Piani, direttore del dipartimento trasfusione regionale. Nella nostra regione sono presenti 12 centri di trasfusione e 93 centri di raccolta ma, ha detto Piani “non sono tutti equamente validi. Tre sono i criteri per convalidare questi centri, occorre il posto giusto, attrezzature adeguate, un’equipe valida”. I suoi dubbi cadono sul primo criterio ovvero l’idoneità dei luoghi di raccolta. Per fare il salto di qualità occorrono più investimenti, che rappresenterebbero solo 1,3% della spesa sanitaria. Ha fatto notare Piani.

Giovambattista Catalini, responsabile chirurgia d’urgenza dell’ospedale Torrette d’Ancona, ha ricordato che il 35% delle cause di morte è dovuto agli incidenti d’auto. La salvezza dei pazienti è legata alle cure prestate immediatamente dopo il trauma. Un settore quindi che non va trascurato ma migliorato e specializzato.

Hanno concluso la serata gli interventi dei rappresentanti regionali dell’associazioni volontarie. Angelo Sciapichetti presidente dell’Avis (associazione volontari italiani sangue), ha chiesto più attenzione da parte delle istituzioni, Norberto Marotta, presidente dell’Aido (associazione italiana donatori organi), più collaborazione per risolvere i problemi e discutere insieme alle autorità sanitarie e politiche del calo delle donazioni che si è verificato quest’anno.

Marotta ha voluto anche chiarire il famoso silenzio/assenzio della legge 91 del 1999 sulla donazione degli organi. La legge, che non è stata ancora attuata, prevede che il cittadino entro 90 giorni dall’arrivo della richiesta, debba informare le autorità sulla sua scelta di donazione o meno degli organi. La mancata risposta da parte del cittadino è considerata come un assenzio. Ma, ha rassicurato Marotta, sono previsti dei solleciti, delle richieste aggiuntive, non c’è da parte dello stato un appropriazione barbara del corpo del cittadino. Marotta ha voluto rassicurare la platea e responsabilizzarla affermando che “C’è più possibilità di ricevere un organo che di donarlo”.

Il presidente regionale dell’Admo (associazione donatori midollo osseo), Alberto Fondato, è stato rappresento da Reato Politi, che ha sollecitato la sensibilizzazione con informazioni adeguate perché spesso la gente confonde l’Admo con l’Aido e il midollo osseo con quello spinale. Inoltre ha voluto ricordare che dal 2001 il donatore dell’Admo, ha acquistato pari diritti di un donatore dell’Avis.

Tutti d’accordo, infine che una donazione in più è una vita in più.

19/11/2005





        
  



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