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La direttrice della Casa Circondariale di Ascoli Piceno incontra gli studenti

Ascoli Piceno | Il prima appuntamento di un progetto realizzato dall’assessore alla pubblica istruzione Silvestri. Dall’incontro emerge che per reinserire nella società un detenuto è necessario che lavori

di Federico Biondi

Presso l’aula magna del Liceo della Comunicazione delle Suore Concezioniste si è svolto il primo appuntamento del progetto proposto dall’assessore alla pubblica istruzione Giovanni Silvestri dal nome “Una mattinata in carcere”. All’incontro erano presenti la direttrice della casa circondariale di Ascoli Piceno la dottoressa Lucia Di Feliciantonio e il comandante degli agenti di Polizia Penitenziaria Pio Mancini.
 
I ragazzi hanno ascoltato con curiosità e attenzione gli interventi dell’assessore, della direttrice e del comandante. L’assessore ha mutuato con successo l’esperienza fatta dalla municipalità di Padova che ha già realizzato tale progetto, comunque nel suo intervento ha ritenuto opportuno premettere che le due realtà sono molto diverse fra loro.
 
La casa circondariale di Ascoli Piceno fa parte del tessuto sociale cittadino, da occupazione a circa 200 agenti di Polizia Penitenziaria e ad educatori sociali, professori, assistenti sociali e personale medico. Lo scopo principale della detenzione è il reinserimento nella società dei condannati educandoli ad adempiere ai propri doveri.
 
La direttrice inizia il suo intervento ricordando che all’interno del carcere si cerca di reinserire i detenuti attivando corsi di formazione e corsi scolastici adempiendo così al ruolo di educatori. Reinserire e nel contempo integrare, grazie all’istituzione di corsi di alfabetizzazione e studio della cultura italiana agli stranieri detenuti in carcere e fornirli di quegli strumenti che gli permettano di non reiterare l’illecito che la privato se pur momentaneamente della libertà.
 
La casa circondariale di Ascoli Piceno ospita stranieri di tutte le nazionalità e di tutti i continenti, sono quasi il 50% dei detenuti totali e rappresentano all’interno del carcere un mondo in miniatura. Il 30% invece dei detenuti colpevoli di aver commesso reati comuni sono tossicodipendenti, persone con oggettivi problemi medici per lo più facenti parte della malavita locale, rapinatori, borseggiatori, spacciatori di sostanze stupefacenti.
 
Sempre nella casa circondariale di Ascoli Piceno trovano posto i detenuti semi liberi, cioè coloro che tecnicamente e giuridicamente hanno attuato “il processo di revisione critica del loro passato deviante”, i 50 detenuti per attività mafiose (è stato elevato a grado di super carcere dal Generale Dalla Chiesa per via della sua imponente e sicura struttura) e infine ci sono i detenuti protetti, vale a dire coloro che si sono macchiati di crimini come la violenza sessuale e la pedofilia.
 
La dottoressa Lucia Di Feliciantonio sottolinea come nella Costituzione Italiana all’articolo 27 citi espressamente di attuare una azione volta al recupero sociale del condannato, una sfida a cui non possono sottrarsi gli operatori carcerari, l’istituzione statale e la società.
 
Il comandante spiega che finiti i soldi guadagnati grazie allo svolgimento di mansioni all’interno del carcere, spesso l’ex detenuto commette nuovamente reati. Il lavoro all’interno del carcere oltre a dare la possibilità di guadagnare soldi per comprare beni come le sigarette ed altro ancora (modello 72 lista spese), insegna al detenuto il rispetto delle regole e degli orari. Attualmente si occupano della biblioteca e della cucina, un equipe rilega libri che poi vengono venduti nella cartolerie e al mercato natalizio.
 
In progetto c’è il corso professionale per idraulici e per florovivaisti. Per quest’ultimi sarà allestito uno spazio verde all’interno del carcere perché sembra manchi manodopera per la aziende locali. Lo Stato sta dando gli strumenti necessari per evitare che un detenuto reiteri, ma le statistiche non sono confortanti.
 
Manca quella rete di collegamenti con il territorio che potrebbero assicurare quelle attività lavorative che possono allontanare dall’illecito una parte consistente dei detenuti ospitati presso la Casa Circondariale di Ascoli Piceno. Una rete di collegamenti che vincerebbe anche la diffidenza verso coloro che hanno sbagliato ma che dopo tutto hanno pagato il debito con la società.

24/11/2005





        
  



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