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In un anno, nelle Marche, 15 milioni di paia di scarpe in meno

Ascoli Piceno | Continua il calo della produzione di calzature e di abbigliamento. La legge sul made in Italy è arenata in Parlamento. Gli imprenditori di UAPI Confartigianato: è difficile vedere rosa per il 2006, le Istituzioni però non stiano a guardare

La UAPI Confartigianato, l'Associazione delle imprese Artigiane delle province di Ascoli Piceno e Fermo, conferma, dati alla mano, la situazione di grave crisi del settore calzaturiero marchigiano, che nell’anno appena trascorso ha visto diminuire la produzione di ben 15 milioni di paia di scarpe in meno.

Così si è espresso il presidente di UAPI, sig. Moreno Bruni: “Dietro queste scarpe c'è il lavoro di tante persone che hanno perso il posto di lavoro. Stessa sorte per il sistema moda, tessile, confezioni e abbigliamento. Quasi 6.000 persone si ritrovano disoccupate. La cassa integrazione straordinaria è aumentata del 58%. Pensare positivo in un quadro così fosco non è semplice. Ma gli imprenditori di Confartigianato sottolineano anche qualche segnale di lenta ripresa e la forte determinazione ad andare avanti.”

Mentre Presidente nazionale dei calzaturieri di Confartigianato Giuseppe Mazzarella, ha ricorda quanto è accaduto negli ultimi anni: “Sicuramente gli ultimi cinque-sei anni hanno lasciato il segno con la chiusura, nei 12 mesi appena trascorsi, di 850 aziende, 400 nel solo calzaturiero. L'export italiano delle calzature ha sottolineato il, è diminuito del 12%. Ricordiamo che nelle Marche si concentra il 40% della produzione nazionale. Mentre cala il nostro export, i dati sulle importazioni, in particolar modo dalla Cina, sono terrificanti con punte dal 600 al 1.000%. La questione che preoccupa non è soltanto la quantità eccessiva di merce importata, ma il fatto che tali prodotti sono importati ad un prezzo stracciato: il costo medio di un paio di scarpe è ad esempio di 2,3 euro.”

“Dobbiamo incalzare la politica a tutti i livelli, regionale, nazionale, europeo, per fare sistema  - ha dichiarato Graziano Sabbatini Vice Presidente regionale del Tac (tessile abbigliamento calzature) di Confartigianato - affinché si assuma quel ruolo d’indirizzo e programmazione legislativa che le compete. Oltre il 30% degli occupati delle Marche lavora nella moda. Non si può non tenerne conto. Allora che fare? Innanzitutto, rispetto delle quote di importazione, certificazione di origine dei prodotti (quelli fatti in Cina valgono 20 volte meno dei nostri), approvare la legge 100% made in Italy anche se ormai è illusorio che ciò possa accadere prima della fine della legislatura, cosa invece accaduta in circa 20 giorni per una nuova legge elettorale”.

L’analisi della situazione, le proposte di Confartigianato, le iniziative da intraprendere , sono state illustrate nel corso di una conferenza stampa  che si è tenuta ad Ancona alla quale hanno preso parte anche il Presidente e il Segretario di Confartigianato Marche Salvatore Fortuna e Giorgio Cippitelli, gli imprenditori e dirigenti Confartigianato Mario Cicconi, Milko Vitali, Maurizio Franchi.

La Commissione Europea ha dato la prima approvazione, per il regolamento sull’obbligarietà dell’apposizione del marchio di origine per i prodotti importati  nella UE. Il testo però dovrà avere l’approvazione definitiva, entro gennaio e si prevede l’entrata in vigore dopo altri 12 mesi.  L'indicazione di provenienza dei prodotti è fondamentale per tutelare le nostre imprese del tessile-abbigliamento-calzature e per tutti quei settori trainanti del nostro export .

“Saluteremo con estremo favore - ha sottolineato il Presidente Fortuna - la definitiva approvazione del regolamento che imporrà l'obbligo di etichettatura di origine, obbligo già previsto dalle normative di tutti i paesi destinatari delle nostre esportazioni e che le nostre imprese sono da sempre tenute a rispettare”.

 

11/01/2006





        
  



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