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“Pane e pasta doc contro il grano contaminato”

| ANCONA - Coldiretti chiede l’etichettatura dell’origine Marche protagoniste di varie esperienze di tracciabilità.

“La vicenda del grano contaminato dimostra da un lato la necessità di arrivare quanto prima all’etichettatura obbligatoria dell’origine degli alimenti, dall’altro la bontà di alcune esperienze che vedono proprio le Marche protagoniste della battaglia per la trasparenza”.

E’ quanto afferma il presidente di Coldiretti Marche, Giannalberto Luzi, in riferimento alla scoperta del frumento all’ocratossina, che ha portato all’arresto dell’industriale pugliese della pasta Casillo. “Una storia che ribadisce la necessità di applicare quanto prima la legge 204 del 2004 per mettere in trasparenza il luogo di coltivazione o allevamento dei prodotti agricoli impiegati negli alimenti – spiega Luzi – così da impedire che emergenze sanitarie anche causate da episodi criminali di avvelenamento e contraffazione si traducano in gravi rischi per la salute dei cittadini”. Proprio le Marche sono da anni in prima sul fronte della rintracciabilità della pasta. Basti pensare all’esperienza di Pasta Amica, la prima pasta fatta con grano marchigiano certificata dall’Assam e nata su iniziativa di Coldiretti Macerata con la cooperativa La Marca.

Oppure all’accordo firmato da Assocetra, per la nascita di una filiera di pasta e pane prodotti interamente con frumento coltivato in questa regione, che coinvolge il Consorzio agrario di Pesaro-Urbino, altre cooperative di stoccatori, il Molino del Conero e il Pastificio fanese Iris dei fratelli Columbro. O, ancora, all’accordo tra Consorzio agrario di Ascoli e l’azienda “La Pasta di Campofilone” di Enzo Rossi, per la produzione di Maccheroncini di Campofilone fatti con grano piceno. “Tutte iniziative che puntano a dare sicurezza al consumatore – conclude il direttore di Coldiretti Marche, Alberto Bertinelli -, con la speranza che si possa presto arrivare all’etichettatura obbligatoria dell’origine, senza magari aspettare altre emergenze alimentari che mettano a rischio la salute dei cittadini e il reddito delle imprese agricole nostrane, le quali finiscono sovente vittime incolpevoli della psicosi e del conseguente crollo dei consumi nonostante un lavoro impostato da anni sulla qualità e sulla sicurezza delle produzioni”.

11/01/2006





        
  



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