Sintesi della relazione dell'On. Sbarbati al Congresso Straordinario
| Luciana Sbarbati ha innanzitutto ripercorso il cammino dei Repubblicani che non accettarono il traghettamento del PRI nel centrodestra, dopo il Congresso di Bari.
di Francesco Comellini
Nel suo intervento al Congresso Straordinario, il segretario nazionale del Movimento Repubblicani Europei, l'on. Luciana Sbarbati ha innanzitutto ripercorso il cammino dei Repubblicani che non accettarono il traghettamento del PRI nel centrodestra, dopo il Congresso di Bari, per imboccare invece la strada di una autonoma posizione repubblicana nel centrosinistra. Ed ha rivendicato con orgoglio che: "La tradizione politica repubblicana e la sua azione civile si è sempre collocata nello spazio della sinistra democratica europea, laica, moderna eticamente mazziniana".
Ha quindi aggiunto che: la collocazione a sinistra non è il frutto di compiacenti accoglienze, è sempre stata la collocazione storica del Partito Repubblicano e lì, nonostante le incomprensioni, esso ha sempre lavorato per un Paese migliore".
Ha successivamente puntualizzato le caratteristiche politiche del Movimento Repubblicani Europei: "non ci sarebbe oggi nessun movimento repubblicano con cui dialogare senza il coraggio di tutti voi e di altri amiche e amici che, assieme a e, hanno voluto raccogliere la più genuina matrice delle ragioni storiche del repubblicanesimo per riproporla nell'unico progetto nuovo, che si affacciava nell'incrostato panorama politico italiano: l'Ulivo.
Così è nato il Movimento che è rapidamente cresciuto in tutto il Paese, che oggi ha una struttura semplice e snella, diffusa in tutte le regioni, che conta un deputato europeo, due deputati italiani, consiglieri regionali e assessori, consiglieri provinciali e qualche sindaco più di oltre 5.000 iscritti e tantissimi simpatizzanti.
Un Movimento nuovo dalle radici antiche. Così lo abbiamo definito, in grado di sprigionare nuove potenzialità ed energie, di parlare con autorevolezza ad un'area sociale vasta, rimasta per troppo tempo, senza interlocutori politici credibili.
Un'area sociale ansiosa di trovare risposte alle inquietudini di un secolo che sembra aver paura della scienza e dello sviluppo, e che lo utilizza per sciupare la sua vitalità nell'edonismo e nel consumismo. Il MRE ha consentito al pensiero e alla cultura repubblicana di essere ancora al servizio del Paese, con tenacia e umiltà, ma anche con l'orgoglio della propria storia".
A questo punto Sbarbati recupera la riflessione dei repubblicani sul partito della Democrazia, preconizzato da Spadolini nel 1983 ed auspicato da Salvemini già nel 1945
Le persone a cui si rivolge il Partito della Democrazia, nelle parole di Salvatorelli, "possono essere, anzi sono, liberali, ma non accettano la versione conservatrice del PLI, possono essere credenti, anche cattolici praticanti, ma non accettano il confessionalismo democristiano, possono essere, anzi sono, profondamente persuasi della necessità di una larga, innovatrice politica sociale, socialisti in senso ampio, ma non del classismo marxistico".
Salvatorelli sosteneva che se tale forza non fosse decollata, il quadro politico italiano sarebbe rimasto anomalo e bloccato. Mai come oggi, tali parole hanno il suono della verità ! Proseguendo nella ricostruzione degli eventi, la Sbarbati è rapidamente passata alle vicende più recenti, a partire dalla nascita dell'Ulivo nella FED e dell'Unione, culminata nella lista unitaria alle Europee e alle regionali ed infine alle Primarie.
Del resto quale sarebbe l'alternativa a questo processo? Un nuovo centro moderato, con due ali a sinistra e a destra, che si alternano ad appoggiarlo? Somiglia troppo ad un film già visto. E di certo non sarebbe una democrazia dell'alternanza, dove i cittadini possono scegliere la coalizione di governo.
Forse si pensa che gli italiani non siano maturi per questo. Noi siamo di parere contrario. Lavoreremo perché tale progetto possa convincere e coinvolgere sempre di più. L'obiettivo è portare nell'Ulivo la nostra visione laica, l'attenzione per le politiche dello sviluppo e della solidarietà, del rigore e del merito, l'esigenza di apertura della politica alla società civile e ai suoi complessi problemi e bisogni,
non solo materiali, la voce delle donne, dei giovani, degli esclusi e dei superflui per una nuova giustizia sociale.
Del resto ha sottolineato Sbarbati ed ha aggiunto che chi crede nell'Ulivo e vuole costruire il Partito Democratico non può permettersi né di escludere chi nell'Ulivo è sempre stato, sostenendone tutte le battaglie, dalle Europee alle Regionali, e conquistando al progetto un'importante fascia di elettorato che non si riconosce né nei DS né nella Margherita, né di escludere la società civile, che oggi come noi chiede a Prodi, Rutelli e Fassino, di andare oltre la contingenza elettorale e condividere fino in fondo gli indirizzi di un progetto più chiaro e forte, grazie all'impegno di tutti.
Il popolo degli oltre quattro milioni di elettori delle primarie, ha certamente votato Romano Prodi anche per reazione contro la tracotanza berlusconiana sulla nuova legge elettorale, sulla devolution, sulla "Salva Previti", la par condicio; ma ha anche dato fiducia a quelle stesse forze che nelle primarie sostenevano Prodi, appunto DS, Margherita, SDI e Repubblicani Europei.
Il logico corollario del ragionamento e della proposta è che Se Prodi non è un leader, con facoltà e poteri, il Partito Democratico rischia di essere solo una promessa elettorale. All'Ulivo serve unità, apertura, certezza della guida, chiarezza degli obiettivi, risolta identità pluralista. Il contrario di una unione tra forze in continuo braccio di ferro, per continuare ad essere credibile e parlare all'intera società.
Romano Prodi deve essere all'altezza del risultato delle Primarie, così come Fassino e Rutelli della loro grande tradizione politica. Il mandato ricevuto dalle Primarie, così forte e chiaro, esige un colpo d'ala. Luciana Sbarbati è passata quindi ai temi che si affronteranno nella campagna elettorale ormai iniziata Gli italiani a breve dovranno decidere se votare per il centrodestra o per il centrosinistra, per Berlusconi o per Prodi. In questi ultimi tempi è mancata una forte azione di contrasto agli errori e alle insufficienze del governo della Casa della Libertà.
Altri temi stanno occupando la scena politica, importanti e inquietanti, ma non devono distoglierci dall'impegno collegiale e serio di una campagna elettorale difficile ed aspra. Contrasteremo efficacemente Berlusconi solo se lo chiameremo a confronto sulle questioni reali del paese, opponendogli la nostra cultura istituzionale, fatta di senso dello stato e di etica laica, di difesa convinta della Costituzione repubblicana.
Lo contrasteremo non solo se sapremo rimproverargli di non aver risolto il conflitto di interessi, di non aver aumentato stipendi e salari a fronte del tragico debito accumulato, ma anche se sapremo opporgli l'unica strada alternativa allo scontro sociale, che è la politica dei redditi e la concertazione che occorre ritrovare ed estendere.
Se gli chiederemo conto di come ha risposto agli immensi problemi posti dalla globalizzazione, che vede avanzare le tigri dello sviluppo, che costruiscono in Asia un unico grande mercato, che rappresenterà oltre il 50% della popolazione mondiale e rafforzerà il peso di quell'area nella economia globale.
Quanto agli impegni da assumere nel chiedere il consenso degli italiani ha indicato come prioritari per il MRE
- l'unica risorsa veramente indispensabile nella nuova economia della conoscenza: il
capitale umano.
- una politica economica totalmente nuova, in cui la politica, e non gli affaristi, dettino le regole del mercato, traducendole contestualizzandole alla realtà globale, chiarendo confini e spazi di intervento, ruolo della finanza e delle banche e ruolo delle imprese, poteri e responsabilità delle autorità di controllo, la cui nomina va sottratta al gioco ignobile delle "lottizzazioni concordate, un nuovo approccio al welfare e un nuovo rapporto con il Terzo Settore che ne accentui l'universalità,
senza mercantizzarlo".
- un coraggioso spostamento di risorse sul terreno da cui dipende l'avvenire del paese: la ricerca scientifica, tecnologica, l'ambiente come bene primario, l'università, i laboratori scientifici in cui si ritrovino i "cervelli" oggi costretti ad emigrare, i distretti tecnologicamente avanzati, la carriera per merito e competenze, la distribuzione dei fondi pubblici senza clientelismi, l'attivazione fiscale della ricerca privata, la formazione permanente e, prima di tutto, la scuola.
Nel concludere, ha sottolineato che, per vincere le sfide della modernizzazione. Occorre però un governo che governi e che abbia una strategia, anche verso l'Europa, per affrontare la duplice sfida posta dall'economia mondiale, che da un lato vede il risveglio economico della Cina e dell'India e dall'altro l'invecchiamento della popolazione nei nostri paesi.
Occorre un programma di riforme in linea con l'impegno per una finanza pubblica
solida e per la riforma del patto di stabilità e crescita. E' dentro questi binari che può ancora essere innovato il modello sociale europeo, e contrastata la visione iperliberista della CDL, che poggia sullo scetticismo verso l'Europa.
E ancora La difesa dei valori della civiltà occidentale è un nostro preciso dovere, come lo sono la lotta al terrorismo, all'illegalità diffusa, all'emarginazione dei più deboli, le corrette politiche economiche e monetarie, le politiche per lo sviluppo delle aree più povere e depresse del mondo, il grande problema storico del nostro secolo.
Per risolverlo abbiamo bisogno sia della saggezza dell'Europa politica, che deve dotarsi della sua cornice costituzionale, sia del dinamismo economico dell'America, nella collaborazione derivante dalla riproposizione di nuove politiche multilaterali, senza concessioni, né al nuovo nazionalismo americano, né al vecchio nazionalismo francese.
L'incapace governo della CDL ha perduto la battaglia per la Costituzione europea e ha stravolto la Costituzione italiana. Spetta a noi oggi sostenere la ripresa del percorso europeo su nuove linee e
collaborare per restituire all'ONU e alle grandi agenzie internazionali, il ruolo e la funzione che debbono avere.
Come spetta a noi lavorare per cancellare, mediante lo strumento referendario, l'oltraggio fatto alla Costituzione repubblicana. Quello di garantire il pluralismo delle idee, il rispetto dei diritti di
cittadinanza, e la sicurezza, senza ledere le libertà individuali, lo sviluppo della scienza, la molteplicità delle fedi, non assumendo alcuna religione come religione di stato
Il vero problema, conclude la segretaria del MRE, resta: "Il punto é che cosa sia il blocco di visioni, idee, culture e persone che garantisce, per mezzo del Partito Democratico, un avvenire più sicuro al sistema Italia, entro la fantastica, ma ansiogena, continua trasformazione delle nostre società e del mondo.
Se si diffondesse l'idea che l'Ulivo rappresenta solo i partiti DS e Margherita, e dipende strettamente da loro, si darebbe di nuovo a Berlusconi un'arma di recupero elettorale formidabile e ai cittadini l'ennesima delusione, che induce al disimpegno.
D'altra parte un centrosinistra-Ulivo, non più socialdemocratico e non più liberalsocialista, ma semplicemente democratico, è l'unico ad avere in Europa senso politico e presenza vincente, perché è l'unico in grado di governare in concreto la riforma della società".
La relazione di Luciana Sbarbati si è chiusa con un ideale ritorno alle parole di Ugo La Malfa, regalo a tutti coloro che hanno in animo la costruzione del Partito Democratico: "Il compito di chi guarda alla democrazia come problema angoscioso della vita italiana, è di non perdere le sementi democratiche risorgimentali e postrisorgimentali che ancora esistono e di costruire su di esse il partito di una
civile e moderna Italia".
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14/01/2006
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