Soft economy nel Piceno
Ascoli Piceno | Realacci: non cerchiamo nuove terre, ma guardiamole con occhi nuovi. Ritratto di uneconomia attenta alla responsabilità sociale e ambientale
di Anna Laura Biagini
Una nuova teoria economica, ottimista, conveniente, che punta alla qualità della vita, unendo “tradizione ed hi-tech, parchi e centri di ricerca, turismo e industria innovativa”. Questo il manifesto della Soft economy, teorizzata nell’omonimo libro dal giornalista inviato della Repubblica Antonio Cianciullo, e da Ermete Realacci, Presidente onorario Legambiente e Presidente di Symbola. Questa mattina nella sala Consiliare della Provincia, alla presenza degli autori, si è discusso se la Soft economy apra nuove prospettive per il Piceno.
I lavori sono stati presieduti dal Presidente della Provincia Massimo Rossi, che ha accolto con entusiasmo la sfida proposta nel libro, che non a caso cita tra i suoi esempi migliori, molte imprese marchigiane e del nostro territorio. Area in cui, ha segnalato Rossi, “al contrario del trend nazionale, il 16% delle aziende è in crescita e il motivo sta nel fatto che hanno saputo rinnovarsi, inglobando tradizione e nuovi saperi, diventando forti di competenze e competitività. Hanno invertito una tendenza, dimostrando che il Piceno ha le risorse per riprendersi”.
Contro il calo economico quindi, contro il decadimento sociale e ambientale, l’ottimismo della Soft economy interviene ad auspicare una reazione, a trasformare il Piceno in un marchio, basato sulla cooperazione di tutti gli attori economici, sociali e politici, che grazie ad una comunità altamente creativa e solidale, sia in grado di esportare nella Provincia, in Italia e all’estero, prodotti di alta qualità, non solo materiale, ma come simboli di uno stile di vita invidiabile.
“L’amministrazione provinciale segue già un percorso di sviluppo in questo senso”, ha fatto notare Massimo Rossi, “lo dimostrano le iniziative come il Parco Marino, le installazioni degli impianti fotovoltaici, la Filiera corta, l’attenzione ai trasporti pubblici”. E lo hanno dimostrato gli imprenditori che erano presenti, ognuno dei quali ha illustrato la propria esperienza e la realtà esemplare della propria azienda. Si tratta di Tarquini rappresentante di ASTERIA s.r.l., Federico Vitali Presidente FAAM spa, Giovanni Lucci Presidente Frigotecnica spa, Ido Perozzi Presidente di Vinea, Produttori Viticoli Soc. Coop, Italo Cocci, amministratore delegato Belsito, Silvano Lattanzi imprenditore calzaturiero e Simone Mariani Presidente Giovani Imprenditori Assindustria.
Ad appoggiare la Soft economy e a farsene promotrice nel mondo, la Fondazione per le qualità italiane Symbola, che nella propria mission tenta di mettere insieme società e mercato. “E lo fa”, ha spiegato il Segretario Fabio Renzi, “non delocalizzando le imprese, ma mantenendo la competitività. Ciò è possibile grazie ai connubi tradizione-innovazione, coesione-competizione. Symbola tiene unito ciò che sembrava separato e lavora per storie, non attraverso manuali. Questo fa emergere le forze dei territori”. D’accordo uno degli autori del libro Soft economy, Cianciullo, che ha invitato gli imprenditori, “a guardare al paesaggio come ricchezza, difendendone la qualità della vita, la bellezza, i servizi. Bisogna divertirsi facendo impresa, è il segreto per dare valore aggiunto al territorio”.
“Il Piceno ha tutte le carte in regola per accogliere la sfida”, ha assicurato Avelio Marini Assessore Provinciale alle Attività produttive, rivalutando magari gli antichi mestieri e attuando un’operazione culturale che valorizzi la qualità generale. “Qualità”, è intervenuto a conclusione dell’incontro Realacci, “sul quale siamo assolutamente imbattibili e nessuno ci potrà copiare. Soprattutto sulla motivazione dei dipendenti, che a certe condizioni svantaggiose, non collaborano certo come i nostri artigiani”. Realacci a fine lavori ha tracciato il ritratto di “un’Italia possibile ma coraggiosa”, le cui riforme per i diritti dei lavoratori sono superiori agli altri paesi, garantendo una competizione ad alto livello. Si può dunque scommettere sul futuro del Piceno, avendo però un progetto comune tra le parti attive: politica, economia e società.
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23/01/2006
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