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Sciopero della scuola giovedì 2 febbraio

Ascoli Piceno | Protesta dei sindacati di base per lo scippo dell’anzianità ai lavoratori A.t.a. da parte del governo: 25 le vertenze nel Piceno.

I Sindacati di base hanno indetto uno sciopero dei lavoratori ATA della scuola (collaboratori scolastici) per giovedi prossimo 2 dicembre.

L’iniziativa nazionale, che ha grande rilievo anche nella provincia di Ascoli, a causa del numero di persone coinvolte in vertenze giudiziarie, è stata presa per continuare a lottare e protestare contro la decisione del Governo di inserire in Finanziaria un norma che annulla il riconoscimento del diritto all’anzianità maturata prima del trasferimento del personale ATA dagli Enti locali al Ministero dell’Istruzione, avvenuto dopo il 2000.

Il provvedimento, che in Italia riguarda ben 60 mila impiegati e molte decine anche nel Piceno, di fatto scippa, con una legge interpretativa e con valore retroattivo (ma che, secondo i legali dei sindacati è anticostituzionale) i benefici economici ottenuti da molti lavoratori della scuola in base a sentenze favorevoli emesse di recente da Tribunali o Corti d’Appello.

“Il Sincobas di Ascoli – spiega il responsabile Andrea Quaglietti – ha aperto vertenze per 25 dipendenti ATA colpiti in passato dall’azzeramento dell’anzianità, e ora è pronto a partecipare e manifestare vivacemente, con lo sciopero del 2 febbraio contro una scelta governativa che con una nuova legge, addirittura toglie anche il diritto a poter richiedere quel riconoscimento. Un colpo di mano parlamentare – continua Quaglietti - che lede i diritti, lo stipendio e la dignità di migliaia di lavoratori, e al quale tutti i dipendenti interessati devono reagire con forza, sia con la protesta e l’astensione dal lavoro, sia con azioni legali conseguenti".

Secondo i sindacati di base, la nuova legge interpretativa sul personale ATA viola la normativa europea sui trasferimenti, e tre principi come l’irretroattività delle leggi (l.124/99) il principio dell’interpretazione delle leggi ( l. 124/99) e quello della parità di trattamento dei dipendenti pubblici stabilito dal decreto legislativo 161/2001.

In base a ciò, e alla presunta violazione anche di norme costituzionali, i sindacati di base apriranno nuove battaglie legali contro le nuove norme, e nel frattempo invitano i lavoratori che avessero già ottenuto il pagamento delle differenze retributive, in forza di sentenze esecutive, a non restituire quanto percepito.

26/01/2006





        
  



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