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Gli italiani e i libri

San Benedetto del Tronto | In Italia boom di lettori. In crescita soprattutto i grandi lettori che gia’ compravano molto. Ma il 54% resiste lontano da romanzi e saggi.

di Tonino Armata


Pare che c’entrino le donne, e anche i giovani, e pure Ikea per via di tutte quelle librerie, e anche che quando ti prendi il virus della lettura poi è difficile guarire. C’entra “Il codice da Vinci” (vietato dal clero), Harry Potter, la Fallaci e anche le barzellette di Totti (guarda un po’). E poi conta tanto, più d’ogni altra cosa, l’amica che dice guarda che sto leggendo un libro che vale, prendilo, lo trovi anche in edicola. Non siamo abituati a dirlo né a pensarlo, noi siamo sempre quelli che lo fanno poco, ma adesso tutte queste cose c’entrano in questa sorpresa: che gli italiani leggono un po’ di più. Per la precisione, più 7% in due anni. Chi si occupa da tanti anni di queste cose, nota che finalmente qualcosa si muove. Si sta sciogliendo la calotta di ghiaccio che da anni gravava nel settore. Dopo il freddo sofferto, dati che scaldano.

Oggi il 45% degli italiani legge (almeno un libro l’anno), contro il 39% del 2003, il che equivale a quell’aumento del 7%. Ma anche quelli che comprano libri sono aumentati dell’8%, e cioè sono diventati il 35% contro il 27 di due anni fa. Vanno bene (+ 5%) i volumi venduti in edicola con i giornali.
Abbiamo un po’ quel tic mentale di dire che nessuno legge, che gli italiani preferiscono fare altre cose, un film, un dvd, la playstation. Ecco, non è vero, o almeno non è del tutto corretto. Un po’ perché le ricerche sono datate, un po’ perché quelle per esempio dell’Istat usano criteri non del tutto comprensibili.

La verità, altra cosa che si stenta a credere, è che i libri sono il maggior consumo culturale in Italia, più del cinema, della musica e, dei videogiochi. E c’è pure un altro fatto che forse è un po’ lo specchio di tutto il resto che accade in Italia: che in questi due anni chi ha letto e comprato di più è chi ha sempre letto, che ha cultura ma anche soldi. Chi non lo faceva lo fa sempre meno. Proprio come nella dichiarazione dei redditi, quelli a più zero aumentano, gli altri precipitano in basso. Paese spaccato a metà, gap, forbice che si allarga, lontananza estraneità di uno con l’altro.

Eppure il libro non è più quella cosa degli altri, l’inamidato e l’intoccabile. I libri li puoi stropicciare, infilare nello zaino, scriverci a penna, strappare la pagina che più ti piace e regalarla a chi ami. Il libro è più democrazia di prima, sta nelle mani della gente. C’è il marketing, è ovvio, e ci sono i critici che dicono questo sì e questo no. Ma meglio, molto meglio il consiglio della fidanzata e dell’amica. E’ così che è dilagato Dan Brown, le 27 milioni del Codice Da Vinci vendute al mondo sono arrivate nelle case, sulle metro, sui treni, sugli autobus e sulle spiagge così, con un passaparola tra la gente, col rumore per le strade.

“Gigalibro” come lo chiamano gli editori. Qualcuno sostiene che però così aumenteranno pure i numeri e i fatturati, ma la qualità si abbassa. Errore: Brown l’hanno letto i lettori cosiddetti forti, non gli altri. E poi quelli di cui si parla e vendono in libreria portano gente che una volta che stanno lì va a finire che comprano anche altro. Una volta che scoppia il contagio che ti piace leggere, che non è una minaccia ma anzi, difficile fermarlo. E poi le donne e i giovani, trainano cifre e sentimenti quando si tratta di leggere. Bisognerebbe far recensire alle donne i libri e stare a guardare le riviste femminili per capire la letteratura.

Visto che sono le donne, le quali, insieme ai giovani, guidano i modi di leggere nel moderno, a me sembra che come il jumbo ha fatto passare la paura di volare, e creato il turismo di massa, il libro che passa di mano in mano, inventa nuovi lettori.

20/01/2006





        
  



5+4=

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