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Quaresima 2006

| LORETO – La lettera di Mons. Gianni Danzi, Arcivescovo Delegato Pontificio di Loreto

di Mons.Gianni Danzi*

Carissimi,
Benedetto XVI nel Suo Messaggio per la Quaresima 2006 scrive: «La Quaresima è il tempo privilegiato del pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia. È un pellegrinaggio in cui Lui stesso ci accompagna attraverso il deserto della nostra povertà, sostenendoci nel cammino verso la gioia intensa della Pasqua. Anche nella “valle oscura” di cui parla il Salmista (Sal 23,4), mentre il tentatore ci suggerisce di disperarci o di riporre una speranza illusoria nell’opera delle nostre mani, Dio ci custodisce e ci sostiene.

Sì, anche oggi il Signore ascolta il grido delle moltitudini affamate di gioia, di pace, di amore. Come in ogni epoca, esse si sentono abbandonate. Eppure, anche nella desolazione della miseria, della solitudine, della violenza e della fame, che colpiscono senza distinzione anziani, adulti e bambini, Dio non permette che il buio dell’orrore spadroneggi. Come infatti ha scritto il mio amato Predecessore Giovanni Paolo II, c’è un “limite divino imposto al male”, ed è la misericordia (Memoria e identità, 29 ss). È in questa prospettiva che ho voluto porre all’inizio di questo Messaggio l’annotazione evangelica secondo cui “Gesù, vedendo le folle, ne sentì compassione” (Mt 9,36)».

In questo pellegrinaggio interiore che siamo chiamati a compiere e che ci condurrà a scoprire il volto misericordioso di Dio Padre e quindi la Sua infinita tenerezza credo che vi siano tre elementi fondamentali.

Il primo è la capacità di fare silenzio. Madre Teresa di Calcutta ha scritto che «Dio è amico del silenzio». I Vangeli ci raccontano che Gesù, vero Dio e vero uomo, amava ritirarsi in preghiera in luoghi solitari. Nel Vangelo di Marco leggiamo “Al mattino Gesù si alzò quando era ancora buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava” (1, 35). In quei momenti di silenzio Egli viveva in profonda intimità con il Padre celeste e, come uomo, traeva quella forza e quella luce necessarie per compiere l’opera di salvezza che gli è affidata.
Se questi momenti di silenzio li ha vissuti Gesù come necessità, tanto più noi ne abbiamo bisogno.

Il secondo elemento strettamente legato al precedente è la preghiera. La preghiera è il respiro dell’anima e, come affermava S. Agostino, un conversare con Dio. Questo conversare, se è costante e vissuto con amore, diventa momento nel quale abbiamo la possibilità di prendere coscienza di chi siamo e quindi di compiere un cammino di ascesi che rinnova la nostra persona: il nostro modo di pensare, di sentire e di agire. La preghiera è via per una conversione che si realizza come piena maturazione di ciò che siamo e come piena valorizzazione della nostra identità e quindi come cammino di libertà profonda e vera.

Il brano della Trasfigurazione ci rivela proprio questo: “Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. […]Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria…. Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui»” (9, 28 – 33).

Gesù vive la Trasfigurazione e rivela un raggio della Sua gloria in un momento di preghiera. S. Luca infatti scrive che Gesù salì sul monte a pregare. Anche noi possiamo vivere la nostra tasfigurazione quotidiana intesa come maturazione e piena realizzazione di ciò che siamo se come Gesù e i suoi discepoli facciamo della preghiera l’anima della nostra vita.

Il terzo elemento è la carità. Se siamo aperti alla sua opera Egli gradualmente ci conduce verso il compimento di ciò che il Padre ha voluto per Suo figlio Gesù: “obbediente fino alla morte”. Dentro questa obbedienza, potrà morire il nostro egoismo, la nostra pigrizia, il nostro uomo vecchio, e potremmo riscoprire tutto l’essere di Dio amore che si è rivelato in Gesù: “Gesù vedendo le folle ne sentì compassione” (Mt 9, 36).

Il verbo usato dall’evangelista per indicare la compassione di Gesù richiama il grembo materno, le viscere dell’amore più forte e tenace: è la paternità di Dio che si manifesta con la tenerezza di una madre. Quella tenerezza che, attraverso l’azione dello Spirito Santo, ha plasmato la persona di Maria rendendola trasparenza viva dell’amore tenero e compassionevole di Dio. Un amore che anche noi possiamo godere, accogliendo nella nostra vita Maria come nostra Madre così come la accolse l’apostolo Giovanni sotto la croce: “«Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa” (Gv 19. 26-27).

Nella misura in cui scopriamo questo volto paterno di Dio la nostra umanità diventa veramente se stessa, perché diventa dimora dell’Amore di Dio e quindi riflesso della Sua libertà. S. Agostino all’inizio delle Confessioni scrive: “Tu ci hai fatto per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te”. Questo è anche il mio e vostro bisogno!

Solo nella misura in cui il nostro cuore si aprirà all’amore di Dio attraverso il silenzio, la preghiera e la carità e lasceremo che il mistero del Suo Amore entri nella nostra vita, sperimenteremo la verità delle parole tratte dal libro del profeta Isaia: “Ecco infatti io creo nuovi cieli e nuova terra” (Is 65, 17).
Alla luce di queste parole mi permetto di fare una esortazione. Durante la Quaresima ognuno di noi deve fare uno sforzo per trovare nei propri beni uno spazio di partecipazione per i poveri. Pertanto vi esorto a porre attenzione alle iniziative della Caritas Regionale e, come appartenenti alla Chiesa particolare di Loreto, vi invito a donare il corrispondente di un’ora di lavoro settimanale, per le sei settimane della Quaresima, che verrà utilizzato per il restauro del Crocifisso della Santa Casa.

Assicurandovi la mia preghiera, affinché la Quaresima sia per tutti noi un pellegrinaggio interiore verso Colui che è la fonte della misericordia, invoco, per l’intercessione di Maria, sulle nostre persone, famiglie e comunità la benedizione di Dio misericordioso.

*Arcivescovo – Delegato Pontificio di Loreto

23/03/2006





        
  



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