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Consind o una telenovela sull’archeologia industriale

Ascoli Piceno | L’Assindustria ha recentemente scritto che il Consind va sciolto. Sono seguite più prese di posizione a favore e contro

di Luigi Meconi

 
Di tutte mi ha colpito quella dell’Assessore Regionale Luciano Agostini. Rispondeva a un politico dicendogli che sbagliava a mettere in ballo, al primo posto, la Regione. E che la cosa, al più andava ridiscussa a partire, in primo luogo, dai Comuni che hanno costituito il Consorzio. Ho scritto sul Consind più volte. Agostini dichiara che del problema dovrebbero occuparsi in primo luogo i Comuni, ma sbaglia non poco dicendo che la cosa interessa la Regione, ma solo marginalmente.
 
Il Consind è stato istituito con d.p.r. dell’8 gennaio 1964. Suo scopo era favorire lo sviluppo di attività industriali e l’occupazione.
 
Chiunque ha potuto leggere sul Manifesto le interviste al Prof. Francesco Giavazzi e al Prof. Guido Rossi sull’evoluzione dell’economia in Italia, anche se non esperto in economia come chi scrive, non può non sorprendersi della sprovvedutezza, o impreparazione, o pericolosi ritardi, dei critici della proposta di Assindustria di Ascoli.
 
A fine 2001 si scriveva: “il servizio nazionale Istat ha presentato ad Ancona uno studio sui Sistemi Locali del Lavoro della Regione Marche… Esaminati i tassi e la loro variazione per attività e per occupazione negli anni 1996-1999 … le situazioni con <<tassi molto al di sotto della media regionale>> sono quelle, indovinate un po’, dove ha maggiormente operato il nostro Consind”.
Dal 1999 ad oggi il Consind è rimasto. Come è rimasto, guarda caso, lo scostamento per tassi di attività e per occupazione con il resto della Regione.
 
Se non esperto in economia, di Comuni ne so un po’! Bene, rispetto ai Comuni, scrivo da anni che questo Consind è stata una vera e propria ‘iattura’ anche per loro. Comuni che, delegando al Consind il tema della economia, non solo per l’artigianato e l’industria, ma anche il commercio (si vedano le leggi regionali n. 7 del 1984 e, per il commercio, la n. 48 del 1996), e, da ultimo, perfino lo Sportello Unico per le Imprese, ha fatto dei Comuni, scrivevo nel novembre 2001, delle vere e proprie “larve”.
 
E non parlo, anche se è il vero problema, delle mire che Consind e simili hanno in rapporto ai processi in atto di esternalizzazione o liberalizzazione o privatizzazione, o li si chiami come si vuole, dei servizi comunali.
 
Inutile aggiungere che questo Consind, oltre a non azzeccarci con le modifiche del sistema economico italiano, oggi si regge, comunque, su norme, e funzioni, tutte nascenti, Assessore Agostini, da leggi regionali. Leggi che non c’azzeccano, in nulla, anche con tutti i principi costituzionali sulle autonomie comunali.
 
Parlo, ovviemante, di principi e autonomie sanciti dalla Costituzione in cui i Comuni restano ancora quelli che “costituiscono la Repubblica”. Non di quelle larve di Comuni che fuoriescono, come detto, dai processi di esternalizzazione, liberalizzazione e privatizzazione in atto. Processi dietro cui, si ripete, Consind e altri, visto che rispetto alle ragioni della loro istituzione non c’azzeccano neppure un po’, potrebbero aver fatto più di un pensiero.
 
Finisco qui. Ma è vero, Agostini, che del problema si debbono occupare, sarebbe ora, in primo luogo i Comuni. Anche una tale affermazione, viste le competenze legislative esclusive attribuite recentemente alle Regioni, potevo aspettarmela da tutti, meno che da un Assessore Regionale e meno ancora se lo stesso ha deleghe in tema di Enti Locali.

04/03/2006





        
  



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