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Manuela Arcuri e Gianfranco Jannuzzo protagonisti di Liolà

| CIVITANOVA M. - martedì 11 e mercoledì 12 aprile Teatro Rossini

La conclusione del “Convito” - la stagione dei Teatri di Civitanova promossa dal Comune, dall’Azienda Speciale Teatri di Civitanova e dall’Amat – è affidata martedì 11 e mercoledì 12 aprile a Manuela Arcuri e Gianfranco Jannuzzo protagonisti di Liolà di Luigi Pirandello, spettacolo prodotto da Politeama e The Dreamers e diretto da Gigi Proietti.

Questa commedia d’ambiente siciliano narra di un dongiovanni campagnolo che, con il suo comportamento, mette allegramente a soqquadro il microcosmo in cui vive. Egli è immune dalla brama di benessere materiale che assilla la società dell’epoca. Una società di tipo verghiano per gli interessi da cui è dominata, nonché per la corale partecipazione agli avvenimenti.
Ma tutta pirandelliana è la conclusione che balena con chiarezza; il trasgressore delle regole è l’unico veramente buono e generoso, gli altri sono interessati, egoisti e gretti.

Tuzza, incinta di Liolà suggerisce allo Zio Simone di attribuirsi la paternità del figlio che ha in grembo, mettendo così a tacere le male lingue. In questo modo Tuzza pensa di assicurarsi l’avvenire e di vendicarsi non solo di Liolà ma anche di Mita che ha sposato il vecchio benestante, creandosi una posizione alla quale lei stessa aspirava. Il piano è ben congegnato, la povera Mita è malmenata e cacciata di casa dal marito. Ma interviene Liolà che la salva, mettendola incinta, di modo che il vecchio Zio Simone se la riprende in casa, preferendo questa paternità a quella illegale procuratagli dalla Tuzza.
Senza rendersene conto un senso di giustizia lo spinge a ristabilire la situazione a favore di chi era stata danneggiata ingiustamente, e contro chi ha usato la malizia e la frode.
Proprio in questa inconsapevole innocenza è la sua gioia di vivere.

Liolà è una delle commedie più amate da Pirandello che affermava fosse, dopo Il fu Mattia Pascal, la cosa a cui teneva di più. Al figlio Stefano racconta: “Il protagonista è un contadino poeta, ebbro di sole, e tutta la commedia è piena di canti e di sole. È così gioconda, che non pare opera mia”.

“In Liolà” – scrive Gigi Proietti nelle note di regia – “si comprende come l’ipocrisia, l’interesse gretto e meschino e il cinismo siano propri dell’animo umano e non soltanto del borghese, piccolo o alto che sia. E qui si evidenzia l’autore “umoristico” (è di pochi anni prima il suo saggio sull’Umorismo) che alterna e mescola cattiveria e pietas, avarizia e generosità, allegria e calcolo e, insomma (per far contenti tutti) realtà e apparenza. Eppure Liolà è leggero quasi vola. La fertilità , il mito della terra, e dei campi, la felicità sono strascichi di un mondo pagano che sembrano essere ironizzati e quasi derisi fino ad un finale che non ce la fa ad essere tragedia, ma che la sfiore o meglio la graffia. Quindi testo tutt’altro che univoco, permeato com’è da una serie di ironiche evocazioni visive, balli campestri, passioni, Marie, vendemmie. ”

Info e biglietti (da euro 10,00 a euro 25,00): Teatro Rossini tel. 0733 812936.
Inizio spettacolo ore 21.

10/04/2006





        
  



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