Debbo dire che mi ha molto colpito quanto scritto dalla brava Antonella Roncarolo a beneficio di quanti amano leggere queste pagine.

Sono rimasto positivamente colpito, oltre che rincuorato dal fatto che in questo nostro Paese ci siamo ancora, esistiamo. Esistono (anche se tocca sempre alle donne esporsi per prime) ancora persone che intendono la vita in maniera costruttiva e non distruttiva. C’è gente che non si rassegna all’omologazione dominante, dove conta solo “apparire” e non essere, dove a stabilire il tuo status sociale è il tuo conto in banca (vero o presunto…visti i tempi!) e non il tuo modo di rapportarti, la tua intelligenza, soprattutto i tuoi valori, che sembrano dimenticati o, peggio, misconosciuti. Il rispetto?, roba dell’altro altro secolo; l’educazione?, ma siamo matti?

Nell’era del “Grande Fratello”, stiamo ancora a pensare che quando s’incontra qualcuno o si entra in un luogo pubblico (e privato, non fa differenza) è doveroso salutare, o che quando si è seduti su un mezzo pubblico bisogna lasciare il posto a chi ha qualche anno più di te?; per non parlare poi della sensibilità: quasi quasi la vogliono far passare come un handicap umano, tanto che qualcuno (proprio perché sensibile) è quasi indotto a pensare che, forse, meglio nascondere quel “difetto” che ti fa sentire felice della felicità degli altri.

San Benedetto ha perso la semifinale di Miss Italia? Alla buon’ora! Speriamo che ciò sia salutare alla città ed a chi si appresta (non nascondo la mia partigianeria per l’amico e compagno Giovanni Gaspari) a governarla da qui a poco più di un mese.

Sia salutare affinché ci si interroghi sul futuro turistico ed economico certo, ma soprattutto, in questo contesto, s’inizi a discutere ed a confrontarsi su quale cultura, quali spazi approntare, quali iniziative proporre ad una città che ha estremo bisogno di ritrovare se stessa attraverso proprio il suo modo di essere (e non di apparire). Sin da piccolo i miei tanti amici sambenedettesi mi dicevano, a mo’ di benevolo sfottò (a me che sono di Colli del Tronto, quindi media Vallata del Tronto): “Guarda che la cultura viene sempre dal mare!”

Se è vero ciò (ed io non ho motivo di dubitarne), San Benedetto deve riappropriarsi della sua gioia di vivere, deve riappropriarsi delle sue peculiarità, dei suoi tesori (che provengono dalla sua storia, marinara e di povera gente). San Benedetto deve poter vivere e prosperare (anche e soprattutto culturalmente) sul suo “essere” una città con dei valori inestimabili, legati al mare e non solo.
Non ci saranno più le bellezze in costume a sfilare sul lungomare il prossimo agosto? Poco male. Pensiamo a come sostituirle, facendo conoscere la città per quello che realmente riesce a produrre di “suo” e non per qualcosa di importato ed artefatto, legato ad un mondo frivolo e fuggente. Ai nostri ragazzi promuoviamo la cultura del sapere, della conoscenza, della bellezza: anche leggendo un buon libro (sic!) ci si può sentire appagati, certamente arricchiti (dentro).

Grazie Antonella, per aver inconsciamente dato il là a questo mio libero sfogo, che spero possa contribuire alla riscossa (ovviamente culturale) della vostra (ed in qualche maniera anche mia in quanto ad “affinità elettive”) bella città e di tutti i sambenedettesi.

p.s.
Qualche anno fa (seconda amministrazione Perazzoli) ci fu chi, coraggiosamente, da assessore alla Cultura provò a “rivoluzionare” il pensiero culturale della città, promozionando la lettura in battigia: ripartia…ops!, ripartite da lì.

*Operaio (per necessità), giornalista (per hobby), ex sindacalista (per vocazione, purtroppo infrantasi per il “difetto” di cui sopra)