Un carnaio di due ruote
| FORLI - Le cifre della mortalita fra motociclisti e ciclomotoristi negli ultimi 10 anni.Dal 1995 al 2004 13.429 morti e 786.985 feriti. Laumento e del 31% fra le vittime e del 44% fra i feriti.
Se la patente a punti ha dato i suoi primi buoni risultati sull’incidentalità stradale in generale, non altrettanto si può dire per le due ruote: moto e ciclomotori. I numerosi incidenti di questi giorni lo dimostrano.
Alcuni dati per tutti: negli ultimi 10 anni le vittime di questo segmento sono in costante crescita, nonostante l’avvento del casco anche per i ciclomotoristi adulti (1998) e l’adozione della patente a punti (2003). Niente da fare per l’auspicato miglioramento della situazione.
Ecco i dati e le percentuali rielaborati in un’inchiesta dell’Asaps in pubblicazione sul prossimo numero de Il Centauro.
Dal 1995 al 2004 si sono contati fra i dueruotisti 13.429 morti e 786.985 feriti, cifre come quelle di una guerra. Se nel 1994 si contavano 1.178 vittime nel 2004 si è toccata quota 1.552 (+ 31,7%). I feriti sono passati da 62.381 a 90.035 (+44,3%). In pratica il 27,6% dei morti sulle strade e il 28,4% dei feriti viaggiava sulle due ruote.
L’Italia è prima assoluta in Europa nella graduatoria delle vittime, seguita da Francia, Germania e Spagna.
L’Ue sulla base di questi dati preoccupanti – questo è l’unica categoria che non fa segnare diminuzioni nei numeri della sinistrosità – si sta ponendo seriamente il problema e cerca soluzioni.
Nel 2004, ultimo anno con dati ufficiali disponibili, si sono contati - abbiamo visto - 1.552 morti e 90.035 feriti in incidenti che hanno coinvolto motociclisti e ciclomotoristi. In particolare fra questi ultimi i morti sono stati 409 e i feriti 42.634. Fra le vittime totali i conducenti ammontano a 1.339 (86%) di cui 1.280 maschi 95,6% e 59 femmine 4,4,%.
I trasportati sono stati 135 (8,7%), di cui 55 maschi (40,7%) e 23 femmine 59,3%.
La differenza rispetto al totale è data da 78 pedoni rimasti vittime di incidenti con
veicoli a 2 ruote.
Si può tentare ci capire il perché di questa tragica situazione. Prima di tutto l’effetto dissuasivo della PaP sul mondo delle due ruote, arriva debole e poco efficace. I ciclomotoristi non perdono punti. Una significativa aliquota di motociclisti accetta il rischio e la sfida. Lo dicono tutti i possibili meccanismi che vengono adottati per sfuggire alle foto dell’autovelox (targhe inclinate o con numeri e lettere taroccabili, fazzoletto che sventola sulla targa…)
E’ preoccupante il fatto che, nonostante l’adozione del casco anche per i ciclomotoristi maggiorenni, risultato sicuramente efficace, la cifra della mortalità aumenti costantemente in questo segmento, spesso indomabile, sul versante del rispetto delle regole. C’è da dire però che di fronte a questa incontrollata espansione di morti e feriti negli ultimi 10 anni, assistiamo contemporaneamente anche ad una notevole espansione del parco veicoli a due ruote specie fra i motocicli. Secondo gli ultimi dati disponibili il parco veicolare italiano è aumentato tra il 1990 e il 2003 del 33% e tra il '90 e il 2004 i maggiori aumenti sono stati registrati nei motocicli (+82%), ciclomotori (+50%). (Fonte: Rapporto sull’Ambiente). Le auto sono aumentate invece del 24%.
Il veicolo a due ruote è, e rimane, essenziale per garantire, insieme al piacere della guida di questi mezzi, una più agevole e possibile mobilità urbana. Su questo non si discute.
C’è solo da porsi qualche domanda. Cresce nel parco mezzi la cifra di due ruote ad alta potenza motoristica. I giovani si trovano la disponibilità di motocicli che in prima marcia raggiungono i 130 Km/h, vanno da 0 a 100 in 3 secondi, raggiungono velocità che vanno dai 270 ai 320 Km/h. Alcuni pensano di essere perfetti emuli di Valentino, ma sono solo comuni signor Rossi.
Esiste una preparazione adeguata fra i patentati abilitati a guidare questi bolidi, intesa come capacità di guida pratica, ed esiste una sufficiente consapevolezza dei fattori di rischio?
Le strutture stradali con i loro manufatti e sistemi protettivi, in particolare guard-rail, contribuiscono al contenimento delle conseguenze del sinistro o le aggravano proprio per i motociclisti? Anche l’atteggiamento di molti automobilisti catturati mentalmente da troppo elementi distrattivi, contribuisce ad elevare la soglia del rischio nei confronti dei due ruotisti, specie nei sorpassi e nelle immissioni.
Alcuni dati di riflessione: nei soli week-end della primavera del 2005 sono morti circa 250 motociclisti. Con la punta di 105 nei fine settimana del mese di maggio. Il più tragico il secondo con 27 vittime. Punte di 22 decessi anche in alcuni fine settimana del 2006. Cifre assurde!
Forse servono più piste con prezzi accessibili per far sfogare la voglia di velocità di tanti giovani. E’ però necessario anche un recupero delle regole sul territorio stradale, urbano ed extraurbano per tutti i motociclisti, se non altro per salvaguardare il bene più prezioso, la loro vita.
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24/04/2006
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