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Lo sport deve educare al senso della vita

San Benedetto del Tronto | Costantini: C’è una cultura materialista-individualista che tenta continuamente di svuotare l’anima delle persone, privandole di una speranza di futuro, abbagliandole con la promesse di felicità illusorie legate

La Sambenedettese sta attraversando un momento difficile. Il calcio italiano è nel caos più completo. Sembra solamente un bel ricordo l’opera educativa, fatta dal calcio in Italia che ha affiancato per diverse generazioni, la famiglia, la scuola, la parrocchia… nella costruzione della “comunità delle persone”… 

Il ruolo educativo dello sport: uno dei punti cardine del programma del candidato sindaco Edio Costantini, che vede nell’associazionismo e nell’attività sportiva un”salvagente” per i giovani. Un programma quello del candidato sindaco e della sua coalizione che va oltre i soliti schemi in cui prevalgono le logiche dei poteri forti. Al centro del suo programma elettorale, c’è la persona, ci sono i giovani, un capitale da coltivare e da valorizzare perché rappresentano il futuro.
 
Come ha affermato Giovanni Paolo II, - esordisce Edio Costantini -  lo sport deve contribuire a rispondere alle domande profonde che pongono le nuove generazioni circa il senso della vita, il suo orientamento e la sua meta, cioè educare al valore della vita.
Soprattutto oggi che ci troviamo a fare i conti con una vera emergenza Educativa che supera di gran lunga quella economica e quella politica, l’associazionismo sportivo deve risvegliare il suo compito educativo.
 
C’è una cultura materialista-individualista che tenta continuamente di svuotare l’anima delle persone, privandole di una speranza di futuro, abbagliandole con la promesse di felicità illusorie legate al consumo delle cose e facendo smarrire il senso della fatica, della conquista e del sacrificio.
Pertanto l’associazionismo sportivo non può chiudersi un recinto di sole attività sportive ma, a partire dal proprio campo d’impegno, deve continuare ad essere un testimone scomodo, esercitare la funzione di coscienza critica, manifestare i proprio dissenso nei confronti dei fenomeni negativi che toccano lo sport ed essere propositivo all’interno dei luoghi deputati a promuovere e valorizzare la funzione sociale dello sport.
 
Siamo chiamati ad una mobilitazione generale – continua il candidato sindaco -  affinché lo sport si sottragga a tutto ciò che lo porterebbe a una perdita di senso, ed anzi ritrovi la voglia di rimettere al centro il primato della persona umana, di promuovere il «bene della persona e difendere il valore non negoziabile della vita».
 
Tra coloro che attendono nel loro cuore di ascoltare la voce di uno sport diverso ci sono i giovani.
Abbiamo molto da offrire ai ragazzi e ai giovani. Il nostro impegno è promuovere un’attività sportiva che li coinvolga nel maggior numero possibile.
 
Dobbiamo però offrire, insieme con  l’opportunità di fare sport, che è già una cosa importante, un bene ancora più prezioso: la fonte della speranza  che non delude e che ti fa credere nella vita. 
I giovani aspettano parole e gesti che li aiutino a dare senso alla loro vita..
L’emergenza è riuscire a strapparli al “nulla”, alle banalità, alla mediocrità. In quel “nulla” si alimentano la noia, la solitudine, il disagio.
 
Lo sport, fatto di prove e sacrifici, di gioie e delusioni, di traguardi da conquistare e sempre da rinnovare, è una grande scuola di vita. Addestrare allo sport può diventare così il modo più semplice e diretto di addestrare alla vita.
 
Quando lo sport sviluppa una credibile funzione educativa, aiuta i giovani ad uscire indenni dal periodo critico dell’adolescenza.
Li aiuta a salvarsi dal mercato delle illusioni degli adulti, compresi i genitori
Occorrono società sportive che non siano solo club  erogatori di servizi sportivi ma scelgano invece di essere “comunità di persone” che scelgono di condividere, nello sport ed oltre lo sport, importanti percorsi di vita orientati ai medesimi valori fondamentali.
 
Occorrono società sportive non chiuse in se stesse: dinamiche, sempre in ascolto dei bisogni umani ed educativi del territorio, aperte alla collaborazione con le altre realtà educative (famiglie, scuole, parrocchie…), che tengano le loro porte sempre aperte per accogliere sia i “beneducati” di questo mondo sia i “maleducati”, poiché sono proprio questi ultimi ad avere più bisogno di uno sport formativo.
 
Le porte devono essere sempre aperte: per poter guardare da dentro ciò che accade fuori, per poter vedere da fuori come si vive dentro, per accogliere tutti e non escludere alcuno.
C’è bisogno di società sportive – conclude Edio Costantini - che siano luoghi di incontro e di amicizia, e le cui attività sportive, culturali ed associative si offrano come autentiche esperienze di vita, la cui centralità risieda nell’aiutare ogni atleta a dare il meglio di se stesso: nell’allenamento, nella gara, nella vita di gruppo, nella scuola, in famiglia. 

23/05/2006





        
  



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