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Un omaggio a Enrico Berlinguer, a 12 anni dalla morte

Ascoli Piceno | Lettera aperta dell’assessore provinciale Canzian per ricordare un uomo dalla “straordinaria e, per alcuni versi, drammatica modernità”.

di Antonio Canzian*


Caro Direttore,
come ben sa, l’11 giugno 1984 moriva a Padova Enrico Berlinguer.  Sono rimasto stupito dal fatto che questa ricorrenza   passi quasi inosservata non solo nei media, ma anche per coloro che da quella esperienza umana e politica “comunque” provengono.

Mi permetto, pertanto, di ricordarLo io, allora semplice iscritto del PCI, attraverso un ricordo personale.   Esattamente un anno prima della sua morte ebbi, infatti,  l’occasione di assistere ad una scena in cui una bambina di circa dieci anni poneva ad Enrico la domanda “che cos’è la politica? che vuol dire fare politica?”

Nella sua risposta Berlinguer utilizzò un concetto  probabilmente noto  a tutti gli adulti  presenti, ma che quella bambina non poteva conoscere:  “la parola politica”- disse- “ deriva da quella greca polis, che letteralmente vuol dire città, ma anche cittadinanza, diritto di cittadinanza, interessi della cittadinanza”.

Ricordo che molti dei presenti  rimasero perplessi di fronte a quello che apparentemente sembrava un pedante richiamo alla etimologia della parola. Dalle argomentazioni successive fu   chiaro che a Berlinguer interessava soprattutto far conoscere a quella bambina un concetto ed una immagine della politica    che fossero restituiti al loro significato originario.

La sua intenzione era di mettere in evidenza che la politica e il potere hanno senso solo se sono esercitati in funzione e al servizio dei cittadini, sotto il loro controllo e con la loro partecipazione. Per questa sua concezione della politica, e a dispetto di tanti luoghi comuni, Berlinguer fu un politico straordinariamente moderno.

Dobbiamo a quanti hanno perduto questo  riferimento centrale della politica rappresentato dagli interessi della polis, cioè dei cittadini, della gente, della società, se la politica, come già allora denunciava Berlinguer, è decaduta spesso  ad accordi o ricatti sottobanco, a gestione degli interessi particolari, a mancanza  di ideali e di programmi per finire a mera spartizione di potere

Ma la sua straordinaria e, per alcuni versi, drammatica modernità, se solo pensiamo alle odierne vicende, è confermata da un suo scritto del 1982: “non si tratta solo di seguire, di assecondare, di non ostacolare, ma anche di comprendere, di far proprie, di interpretare politicamente e di far pesare nelle scelte politiche le insoddisfazioni, le ribellioni, le rivendicazioni che vengono espresse da fasce sempre più ampie di cittadini contro la corsa agli armamenti, le spese militari, le minacce di guerra e contro i meccanismi economici che tendono ad emarginare interi popoli…”.

E’ però necessario essere consapevoli che queste forze così vive e dinamiche della società  portano non solo esigenze, ma anche intuizioni, indicazioni, proposte che esigono soluzioni  nuove perché interessano tutti i cittadini, chiamano in causa l’assetto mondiale e quello della nostra società ed esigono “modalità” di intervento  diversi dal passato sia dei partiti che dello Stato, delle istituzioni, del governo centrale ed anche dei governi locali.

Gli anni che stiamo vivendo sono caratterizzati non solo dalla paura, dall’angoscia per il futuro, ma anche da una nuova volontà di milioni di donne e di uomini di non lasciare che le questioni fondamentali della loro vita siano decise da altri. E’ anche attraverso questo impegno che la politica  può tornare ad essere animata da una forte tensione ideale e morale. Non possiamo, quindi, rinunciare ad impegnarci, anche attraverso la politica, per cambiare ciò che non va. “Il difficile è stare in mezzo alla mischia mantenendo fermo un ideale e non lasciandosi invischiare negli aspetti più o meno deteriori che vi sono in ogni battaglia”.. Ma alternative non ne esistono.

Questo, credo,  fosse il senso della risposta data alla bambina di allora. E credo sia lo stesso che ancora oggi sorregge molti di noi nel nostro agire politico quotidiano.

11/06/2006





        
  



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